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Viaggio nell'italia dell'immigrazione

17/01/2007

Un Trentino più avanti del resto del paese nel campo delle politiche per l’accoglienza degli immigrati, messo un po’ in difficoltà dalla normativa...

Un Trentino più avanti del resto del paese nel campo delle politiche per l’accoglienza degli immigrati, messo un po’ in difficoltà dalla normativa sul rilascio dei permessi di soggiorno da parte delle Poste. Un Trentino che crede nel decentramento e nella responsabilizzazione delle amministrazioni locali e della società civile, ad ogni livello, aperto a sperimentazioni che poi potrebbero essere applicate su scala nazionale nell’ambito di una nuova legge di settore. Questo in sintesi il quadro emerso oggi nel corso dell’incontro, svoltosi nel palazzo della Provincia, con il sottosegretario del Ministero della solidarietà sociale on. Cristina De Luca. Un incontro che ha visto protagoniste, oltre alla Provincia autonoma di Trento, le altre istituzioni provinciali più direttamente interessate al tema dell’accoglienza dei migranti e i rappresentanti della società civile nelle sue diverse articolazioni: mondo produttivo, sindacati, associazioni degli immigrati e del privato-sociale. L’appuntamento era stato richiesto dal ministero, che a partire da novembre ha iniziato un confronto a tutto campo con le amministrazioni regionali in vista del varo di un nuovo disegno di legge in materia, nella duplice convinzione che la legge attuale, la Bossi-Fini, non abbia risolto i molti problemi connessi al fenomeno migratorio - anzi semmai aggravando il carico burocratico con le complicazioni ad esso connesse - e che la dimensione locale sia quella che meglio consente di mettere a fuoco criticità e soluzioni praticabili. Assente per impegni dell’ultima ora il ministro Paolo Ferrero, è toccato quindi al sottosegretario De Luca – che già conosce la realtà trentina anche per avere partecipato a suo tempo all’inaugurazione del centro Cinformi, vero fiore all’occhiello delle politiche provinciali in materia di immigrazione, che ha consentito di eliminare le code davanti alla questura – accogliere i tanti spunti e le tante sollecitazioni espresse dal nostro territorio. A prendere la parola in apertura il presidente della Provincia autonoma Lorenzo Dellai, che si è detto perplesso riguardo alle nuove modalità previste dalla legge per il rilascio dei permessi di soggiorno (“avendo messo in piedi un sistema che funziona bene, facciamo fatica a capire cosa c’entrino ora le Poste”) e ha espresso l’auspicio che si vada verso una sempre maggiore responsabilizzazione delle autonomie locali. I successivi interventi hanno consentito di mettere fuoco problematiche diverse. Dopo la breve relazione della vicepresidente della Provincia autonoma di Bolzano Luisa Gnecchi, che ha illustrato la situazione del vicino Alto Adige-Südtirol, ha preso la parola il nuovo questore Angelo Cardarola, il quale, nell’esprimere l’impressione che in Trentino l’immigrazione - attestata sulle 30.000 unità - non sia una tematica che desta un particolare allarme sociale, ha posto invece l’accento su alcuni problemi più generali; la durata del permesso di soggiorno, troppo bassa (massimo due anni, e comunque legata alla durata del contratto di lavoro), anche quando l’immigrato ha un contratto a tempo indeterminato; la necessità di una maggiore cooperazione dei consolati italiani all’estero nell’assolvimento delle pratiche migratorie; la necessità di rivedere la politica dei centri di permanenza temporanea; lo snellimento delle pratiche relative ai lavoratori stagionali, possibilmente attraverso un’autorizzazione alla fonte, prima cioè dell’ingresso in Italia del lavoratore, perché altrimenti il carico burocratico diventa insostenibile. Temi, questi, sostanzialmente riproposti anche nelle relazioni che sono seguite, da parte di Gaetano Sarrubo, direttore della casa circondariale di Trento, di Renzo Anderle, nella sua duplice veste di presidente del Consiglio delle autonomie e del Consorzio dei Comuni (”I comuni chiedono strumenti adeguati,anche a livello di Statuti”), di Giovanni Delladio, presidente della Conferenza dei Comprensori (“ci vogliono maggiori sinergie, riconoscimento del ruolo degli enti locali, rispetto del contesto socio-culturale”). Il difensore civico Donata Borgonovo Re, in un intervento molto applaudito, ha posto il dito su alcune delle piaghe che affliggono, cronicamente, la politica italiana della gestione dei flussi migratori: inefficienza dei consolati, che significa anche assoluta incertezza riguardo ai tempi e alle modalità di espletamento delle pratiche (nonché “procedure crudeli” in materia di ricongiungimenti familiari, che dividono le famiglie anziché unirle, in spregio al dettato delle convenzioni internazionali); un’applicazione della legge sull’idoneità alloggiativa che penalizza gli stranieri a differenza degli italiani (“alle famiglie italiane è consentito ‘stringersi’, agli stranieri no”); le nuove procedure della legge sui permessi di soggiorno, che costringono il cittadino immigrato a rivolgersi alle poste e a pagare salato il permesso di soggiorno; la partecipazione alla vita civile, che non è solo diritto al voto. L’assessore alle politiche sociali Marta Dalmaso – sulle cui spalle è gravato gran parte del lavoro organizzativo che ha preceduto l’incontro odierno – ha ribadito che l’ingresso dei cittadini extracomunitari nel nostro territorio non può essere subordinato solo al possesso di un contratto di lavoro, anche perché (come ribadito più tardi da Dario Denicolò, presidente del Coordinamento imprenditori) è difficile farsi assumere da chi non ha mai visto il lavoratore in faccia. “Dovrebbe essere previsto il permesso di soggiorno anche per la ricerca di lavoro o per altre ragioni, con la possibilità di ottenere poi la conversione in tempi brevi. Bisogna inoltre rivedere la durata del permesso; la Bossi-Fini, con le sue rigidità, avrebbe in questo senso fatto crescere il lavoro nero (in presenza di un mercato del lavoro flessibile quale è quello attuale) anziché ridurlo. È seguita poi la relazione dell’assessore alle politiche per la salute Remo Andreolli (letta da una funzionaria del suo staff dirigenziale per sopraggiunti impegni dell’assessore), che ha messo l’accento sul fatto che in Trentino si sia data la precedenza al principio per il quale l’accesso alle politiche sanitarie deve essere comunque garantito, anche se le pratiche per il rilascio del permesso di soggiorno non si sono ancora esaurite. In altre parole: il diritto alla salute viene prima della burocrazia. L’assessore alle opere pubbliche Silvano Grisenti ha toccato il tema del previsto nuovo carcere di Trento, nella convinzione che anche a chi ha sbagliato – sia esso italiano o straniero – vada garantito un trattamento dignitoso ed insieme la possibilità di cominciare, fin dalle mura della casa circondariale, il proprio percorso di reinserimento sociale. L’assessore all’istruzione Tiziano Salvaterra ha sottolineato infine gli sforzi fatti nel campo della formazione e dell’educazione alla multiculturalità, sia verso gli immigrati, sia verso il corpo docente, sia verso l’insieme della società trentina, ricordando la funzione positiva svolta da realtà come il centro Millevoci, le previsioni della nuova normativa di settore (che incoraggiano le sperimentazioni, gli scambi, i viaggi all’estero con finalità formative e conoscitive) ed infine la questione, tutt’ora aperta, della formazione degli adulti. È stata quindi la volta dei rappresentanti della società civile: il già menzionato Dario Denicolò, che ha portato all’attenzione del sottosegretario le richieste del mondo imprenditoriale, Alì Etthiari, rappresentante dei sindacali confederali Cgil-Cisl-Uil; Aboulkheir Breigheche, in rappresentanza delle associazioni per gli stranieri, e Francesco Colato in rappresentanza del terzo settore e del mondo del volontariato. Nella sua replica l’onorevole De Luca ha detto innanzitutto che l’attuale governo ha solo ereditato l’accordo fatto dal precedente in materia di rilascio dei permessi di soggiorno con le Poste, ma la prospettiva che si apre con il nuovo disegno di legge è proprio quella auspicata dal Trentino, ovvero di trasferire quanto più possibile la materia agli enti locali. Venendo alle linee-guida della nuova legge, esse toccano in sintesi quattro capitoli: 1) come si entra in Italia: la nuova legge prevederà varie possibilità. Non si entrerà dunque solo con il contratto di lavoro, ma anche con un permesso per la ricerca di lavoro, grazie ad uno sponsor e così via. 2) semplificazione amministrativa: oltre a semplificare i meccanismi che regolano il rilascio dei permessi, la durata degli stessi dovrà essere aumentata (attualmente, lo ricordiamo di nuovo, la durata massima è di 2 anni); 3) diritti civili: oltre alle pratiche concernenti l’ingresso in Italia, si dovranno rafforzare tutte le politiche relative alla cittadinanza, dal diritto alle cure sanitarie a quello alla casa o alle pensioni (un immigrato, nel corso di un intervento, ha ricordato a questo proposito che gli immigrati regolari, con i loro versamenti, contribuiscono al pagamento delle pensioni ai cittadini italiani); 4) misure di espulsione: dovranno essere riviste per evitare che proseguano gli attuali problemi che si registrano alle frontiere. Riguardo alle cose già fatte, il sottosegretario ha ricordato i due decreti varati dal Governo in materia di cittadinanza e ricongiungimenti familiari, che iniziano ora il loro iter parlamentare, e lo stanziamento speciale per le politiche dell’integrazione previsto dalla nuova Finanziaria, per complessivi 50 milioni di euro, che saranno destinati prevalentemente a due aree problematiche: le donne e i giovani (anche gli stranieri di seconda generazione). Quali infine i tempi per l’approvazione della nuova legge? Per l’onorevole De Luca una prima bozza dovrebbe essere pronta per la fine di febbraio

 

 
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Pubblicato il: Venerdì, 07 Settembre 2007 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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