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Trento, profugo volontario nel Servizio civile

04/11/2016

Il giovane richiedente asilo, originario del Gambia, ha svolto numerose attività di volontariato

Arriva dal Gambia e ha scelto di farsi chiamare Luciano perché tante persone non riuscivano a pronunciare bene il suo vero nome. È questa una delle prime cose che Mamudou ci ha raccontato al Cinformi, dove è arrivato puntuale all’appuntamento che gli abbiamo proposto per raccontarci la sua storia. All’inizio non ne capiva il motivo; perché raccontare la sua storia? Cosa aveva di diverso rispetto ad altre persone? E rideva… forse per nascondere le proprie emozioni! Gli abbiamo spiegato che si tratta di un modo per farsi conoscere dalla comunità nella quale è stato accolto più di un anno fa nel progetto per i richiedenti protezione internazionale, per far conoscere il suo percorso e in particolare la sua volontà di svolgere attività di volontariato. Una volontà che è diventata realtà quando Luciano è stato selezionato per il Servizio civile a sostegno delle famiglie con disabilità presso il progetto “Prove di Volo” a Gardolo di Trento, organizzato dalla cooperativa “La Rete”.
Luciano diventa invece più serio quando gli chiediamo di raccontarci il motivo della partenza da casa per intraprendere il “viaggio della speranza”. A bassa voce spiega che non se la sente di parlare del motivo per il quale è dovuto scappare dal Paese d’origine, ma ci racconta volentieri il resto della storia. E torna a ridere ancora per un po’ cominciando poi a raccontare della vita passata e presente.
Ha 24 anni e ha perso i genitori quando ne aveva 9. E' stato cresciuto dalla nonna assieme ad una sorella che si è sposata e vive in Gambia con tre figli. Il marito della sorella lavora in Inghilterra, ma torna spesso a trovarli. La nonna è ancora viva ma poco lucida e non si ricorda quanti anni ha; ogni tanto si sentono al telefono. Luciano cambia argomento e inizia a parlare con entusiasmo del presente. E ci racconta della partecipazione alla grande festa della Circoscrizione di Gardolo di Trento come volontario con la cooperativa “La Rete” che gestisce il bar “Prove di volo”. Alla festa Luciano aveva assistito tre ragazzi diversamente abili ma quasi autonomi.
Ha conosciuto la cooperativa “La Rete” grazie ad un tirocinio svolto nell’ambito di un corso di 60 ore organizzato dal Centro di salute mentale di Trento. A proporgli di partecipare sono stati gli operatori che si occupano di inserimento socio-lavorativo nell’ambito del progetto di accoglienza richiedenti protezione internazionale coordinato dal Cinformi della Provincia autonoma di Trento con la collaborazione del privato sociale. Sempre con “La Rete” è andato al mare a Ferrara e in montagna in Val di Non per accompagnare le persone seguite dalla cooperativa. Un’esperienza impegnativa, poiché ha dovuto offrire la propria disponibilità 24 ore su 24, ma molto formativa per il giovane gambiano che ha imparato ad affrontare le difficoltà con perseveranza e determinazione.
Luciano si trova bene a Trento, anche perché è un ragazzo che si impegna per integrarsi nella nuova comunità di cui fa parte. Nell’anno trascorso in Trentino ha svolto volontariato anche presso la cooperativa Mandacarù, ha fatto parte della squadra impegnata nella pulizia della città “Noi siamo Trento” ed ha accompagnato i bambini a giocare presso il Centro aperto “Muretto” a Gardolo attraverso la cooperativa “Progetto 92”. E fra gli altri impegni frequenta la terza media presso il centro Eda a Trento.

Dal Gambia al Trentino: il difficile e lungo passaggio ad una nuova vita
Luciano ha dovuto lavorare fin da piccolo. Prima con il padre in agricoltura e poi accompagnando la nonna a fare assistenza negli ospedali. Quando era più grande, ha collaborato ad un progetto americano che si svolgeva in Senegal attraverso il quale venivano offerte informazioni in 12 villaggi. All’età di 21 anni è sorto all’improvviso un problema che lo ha spinto a scappare come tanti altri giovani. Per scherzo gli chiediamo perché non ha preso un aereo per venire in Europa. Ride di gusto.
Ha avuto tanta paura di partire ma è stato costretto a farlo; il viaggio è stato duro e lungo, circa un anno e un mese. Luciano ha attraversato Senegal, Mali, Burkina Faso, Niger e infine il deserto riuscendo a sopravvivere e a raggiungere la Libia, Paese dove per un anno ha lavorato in tanti posti e per due volte è stato in prigione senza alcun motivo, se non quello di essere di colore e senza documenti. Nel marzo 2015 è riuscito a imbarcarsi assieme ad altre 94 persone per fare il viaggio verso l’Europa pagando 1.000 dollari. Nella traversata ha sfiorato nuovamente la morte, poiché il barcone si è rovesciato. L’intervento della Marina Militare italiana è stato provvidenziale e tutte le persone sono state tratte in salvo e portate a Lampedusa. Era il 5 marzo 2015; dopo il salvataggio, il lungo viaggio in pullman che lo ha portato in Trentino, al Campo della Protezione Civile di Marco di Rovereto e poi in un appartamento a Trento dove abita tuttora con altri tre giovani richiedenti protezione internazionale.
Al momento il giovane non ha un permesso di soggiorno che gli permetta di restare definitivamente in Italia. Ma il desiderio di Luciano, nome scelto forse anche per lasciarsi il passato alle spalle, è quello di vivere per sempre a Trento, città dove le persone lo hanno accolto con tanto calore.

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Pubblicato il: Giovedì, 03 Novembre 2016 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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