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Trentino “leader” nell’integrazione

15/12/2009

La provincia di Trento è seguita nell’ordine da quelle di Ravenna, Modena, Campobasso-Isernia e Torino

In Trentino i cittadini immigrati trovano le migliori condizioni per integrarsi. Lo afferma la Fondazione Ismu–Iniziative e studi sulla multietnicità, che ha recentemente concluso una ricerca a livello nazionale che ha inteso misurare l'integrazione degli immigrati applicando per la prima volta a livello empirico un indice che consente di cogliere l’integrazione, così come viene percepita e vissuta dagli immigrati. In particolare l’indice di integrazione è finalizzato a misurare il personale percorso di inserimento delle persone immigrate nella società italiana sotto il profilo economico, sociale, politico e culturale. La ricerca è stata condotta a partire da questa definizione e ha interessato vari comuni e province italiane. Tra la fine del 2008 e i primi mesi del 2009 sono stati intervistati oltre 12mila soggetti. L’insieme dei risultati ha evidenziato una notevole eterogeneità nei processi di integrazione nelle diverse realtà territoriali. Quanto poi alla graduatoria delle singole unità territoriali, la posizione leader rispetto all’indice totale è detenuta dalla provincia di Trento, seguita nell’ordine da quelle di Ravenna, Modena, Campobasso-Isernia e Torino. Nelle ultime posizioni si collocano le province di Pescara, Bari, Pisa, Catania e Napoli. Migliorare la coesione sociale in Trentino e quindi il livello di integrazione dei cittadini immigrati è peraltro lo scopo principale del Piano Convivenza approvato dalla Giunta provinciale su proposta dell’assessore alla Solidarietà internazionale e alla Convivenza Lia Giovanazzi Beltrami. Il presidente della Provincia Lorenzo Dellai ha inoltre ribadito recentemente in Consiglio provinciale, nella relazione alla manovra finanziaria 2010-2012, l’importanza di una “coerente, seria ed equilibrata politica di accoglienza e di integrazione responsabile per i cittadini stranieri presenti nella nostra comunità”. Tornando allo studio dell’Ismu, i dati individuali mettono in luce che in generale i soggetti mediamente meglio integrati sono donne, in prevalenza coniugate (specie se con italiani) che hanno con sé i figli. I più integrati hanno generalmente un’istruzione elevata e redditi abbastanza alti, sono in Italia da molto tempo (in buona parte da oltre 15 anni), vivono con i loro famigliari e in autonomia abitativa e mantengono ormai pochi legami di relazione e di aiuto economico (rimesse) con il paese di origine. Al contrario, i risultati mettono in evidenza come il profilo di chi è meno integrato sia moderatamente più declinato al maschile, sia caratterizzato da minori vincoli familiari, da un reddito basso, da un livello d’istruzione modesto e da una breve anzianità migratoria, ma soprattutto si accompagna a situazioni abitative largamente improntate alla condivisione dello spazio con altre persone.

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Pubblicato il: Martedì, 15 Dicembre 2009 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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