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Tratta e sfruttamento, i dati del fenomeno

30/07/2016

Oggi (30/7/2016) si celebra la Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani

I minori vittima di schiavitù e grave sfruttamento nel mondo sarebbero, secondo le stime, un milione e 200 mila. Una vittima di tratta su cinque è un bambino o un adolescente. Una realtà drammatica, che resta però fortemente sommersa, registrando, al di là delle stime e delle proiezioni, un numero molto inferiore di casi realmente identificati. Basti pensare che gli ultimi dati ufficiali disponibili parlano di 15.846 vittime di tratta accertate o presunte tali in Europa, delle quali il 15% è un minore. In Italia sono 1.125 le persone inserite in programmi di protezione e il 7% di loro ha meno di 18 anni.
Sono i principali numeri che fotografano il fenomeno della tratta e dello sfruttamento in Italia e nel mondo che emergono dal Dossier 2016 “Piccoli schiavi invisibili – I minori vittime di tratta e sfruttamento: chi sono, da dove vengono e chi lucra su di loro” di Save the Children. I dati sono stati diffusi in occasione della Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani che si celebra oggi, 30 luglio 2016.
La maggior parte dei minori vittime di tratta, afferma Save the Children, non rientra in queste statistiche: quello della tratta è un fenomeno estremamente complesso, soprattutto in Italia, che spesso coinvolge minori stranieri non accompagnati, cioè senza adulti di riferimento, molti dei quali sono in transito nel Paese e si spostano da una città all’altra, non consentendone l’emersione e il tracciamento reale. Basti pensare che in Italia, tra gennaio e giugno 2016 sono arrivate via mare 70.222 persone in fuga da guerre, fame e violenze. Di queste 11.608 sono minori, il 90% dei quali (10.524) non accompagnati, un numero più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (4.410 da gennaio a giugno 2015). In particolare, questi ultimi rappresentano un potenziale bacino di sfruttamento per coloro che cercano di trarre profitto dal flusso migratorio, speculando in vari modi sulla vulnerabilità dei più piccoli.
Il profilo dei minori vittima di tratta e sfruttamento in Italia vede una presenza significativa di ragazze nigeriane, rumene e di altri Paesi dell’Est Europa, sempre più giovani, costrette alla prostituzione su strada o in luoghi chiusi. Attraverso le attività delle unità mobili e di outreach, Save the Children ha inoltre intercettato gruppi di minori egiziani, bengalesi e albanesi inseriti nei circuiti dello sfruttamento lavorativo e nei mercati del lavoro in nero, costretti a fornire prestazioni sessuali, spacciare droga o commettere altre attività illegali. A destare particolare preoccupazione sono i minori “in transito”, tra i quali spiccano eritrei e somali che, una volta sbarcati sulle coste italiane, in assenza di sistemi di transito legali e protetti si allontanano dai centri di accoglienza e si rendono invisibili alle istituzioni nella speranza di raggiungere il Nord Europa, divenendo facili prede degli sfruttatori.
Se da un lato è difficile dare un quadro numerico reale delle vittime di sfruttamento, dall’altro lo è ancora di più quantificare il numero degli sfruttatori. In Italia, però, la tratta di persone costituisce la terza fonte di reddito per le organizzazioni criminali, dopo il traffico di armi e di droga. Il numero dei procedimenti a carico degli sfruttatori, e soprattutto quello delle condanne in via definitiva, rimane però piuttosto limitato, per la capacità delle organizzazioni criminali di agire adeguando le proprie strategie per aggirare gli interventi legislativi dei vari Paesi.
In Italia, in particolare, dal 2013 al 2015, sono stati denunciati per reati inerenti la tratta e lo sfruttamento un totale di 464 individui, alla maggior parte dei quali viene contestato il reato di riduzione in schiavitù. Per lo specifico reato di tratta di persone sono stati arrestati più di 190 soggetti di nazionalità prevalentemente rumena, albanese e nigeriana. Secondo i dati riportati dal ministero della Giustizia, il 12% degli autori di reati connessi alla tratta e allo sfruttamento sono di nazionalità italiana.
Save the Children ha istituito il numero verde 800 14 10 16 per avere informazioni in italiano, arabo, inglese, francese, tigrino, somalo e farsi per quanto riguarda i minori migranti, in particolare per garantire loro supporto e orientamento, informazioni sui loro diritti, assistenza legale e psicologica, attivazione di contatti con i servizi del territorio.

La risposta del Trentino al fenomeno tratta
La Provincia autonoma di Trento ha attivato nel 2006 un “tavolo tecnico di coordinamento provinciale per l’accoglienza delle vittime di tratta”, composto per la Provincia autonoma di Trento dal Cinformi (Centro informativo per l’immigrazione, unità operativa del Servizio); per i servizi sociali particolarmente interessati al tema, dai Comuni di Trento e Rovereto; per le unità di strada, dall’Associazione Lila Trentino e dall’Associazione Cif (Centro italiano femminile) di Trento; per i volontari di strada, dall’Associazione l’Altrastrada di Trento e dal Gruppo Raab di Rovereto; per le strutture di accoglienza, dalla Cooperativa Punto d’Approdo di Rovereto, dall'Associazione Acisjf (Casa della giovane) di Trento, dalla Cooperativa Villa S. Ignazio di Trento e dall’Associazione Atas-onlus di Trento. Il citato “tavolo tecnico” è stato attivato con lo scopo di definire in Trentino un modello comune di intervento.
Il modello è stato elaborato sulla base di linee di indirizzo contro la tratta di esseri umani che hanno lo scopo, in primo luogo, di individuare e di creare i presupposti necessari per sviluppare la consapevolezza della condizione di persone vittime di tratta, con particolare attenzione alle persone sfruttate a fini sessuali.
Nel contempo, le linee guida si propongono di reperire o di creare gli strumenti indispensabili affinché venga garantita a tali vittime l’effettiva fruibilità dei diritti umani fondamentali e, secondariamente, di inserire socialmente e lavorativamente i destinatari attraverso la predisposizione di programmi personalizzati di protezione, assistenza e integrazione sociale. La realizzazione di tali percorsi si basa sulla costruzione di un rapporto di fiducia, sulla trasparenza e sulla condivisione di obiettivi e modalità. Le linee di indirizzo, come prevede la normativa vigente già citata in materia di tratta, di schiavitù e di protezione sociale per stranieri, indicano obiettivi, azioni e risultati attesi per quanto concerne i programmi di assistenza e integrazione per le vittime. Esse promuovono, inoltre, la costruzione di una rete tra tutti i soggetti coinvolti sul territorio provinciale.
Le linee di indirizzo pongono al centro, quali soggetti attivi la persona (con le sue caratteristiche, la sua evoluzione ed il suo percorso di inserimento sociale) e la comunità (con i suoi servizi, i suoi enti, i suoi cittadini e la loro capacità e disponibilità a rendersi inclusivi.

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Pubblicato il: Sabato, 30 Luglio 2016 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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