10/06/2011
grazie all'impegno dell’Assessorato alla Convivenza, del Cinformi e della Questura di TrentoSeparati a Lampedusa, ricongiunti in Trentino
Prima il drammatico viaggio con un barcone dalla Libia a Lampedusa e poi il trauma più grande, la separazione dalla moglie al quarto mese di gravidanza. Un dolore enorme che però ora è terminato grazie all’impegno delle istituzioni trentine che si sono attivate per ricongiungere una coppia che altrimenti sarebbe rimasta divisa ancora a lungo.
Ma facciamo un passo indietro. I due sposi, Osamede e Marcy, nigeriani di 29 e 27 anni, partono da profughi con un barcone dalla Libia, dove vivevano da anni. A fine aprile arrivano a Lampedusa. Lei, incinta al quarto mese, ha problemi di salute e viene subito ricoverata in ospedale a Palermo. Il viaggio è stato massacrante e si teme per le condizioni della madre e quindi del bambino. Pochi giorni dopo l’arrivo a Lampedusa, per Osamede arriva invece il momento di rimettersi in viaggio, mentre la moglie, dopo le cure, viene spostata dall’ospedale ad un centro di accoglienza per donne gestito dalla Caritas a Santa Cristina Gela, in provincia di Palermo. Qui a sostenerla sul piano psicologico c’è anche la locale comunità nigeriana. Intanto Osamede arriva in Trentino, dove viene accolto nel progetto straordinario per richiedenti la protezione internazionale provenienti dal Nord Africa. Qui Osamede non trova “solo” accoglienza, ma anche ascolto. E proprio in Trentino il giovane marito manifesta tutto il proprio dolore per la separazione forzata dalla moglie. La lontananza è insopportabile, soprattutto per una coppia in attesa di un figlio e già provata dal drammatico viaggio verso l’Italia. Di fronte a questa sofferenza il Trentino non è rimasto a guardare. L’Assessore provinciale alla Solidarietà internazionale e alla Convivenza Lia Giovanazzi Beltrami si è fatta carico personalmente della vicenda. Il Cinformi si è quindi attivato per trovare una modalità per consentire alla giovane coppia di riabbracciarsi, con la collaborazione dell’Ufficio immigrazione della Questura di Trento.
Una sinergia che ha portato ad un dialogo fra la Polizia di Trento e la Questura di Palermo. L’intesa fra i due uffici ha permesso a Marcy di spostarsi nel capoluogo trentino, dove ha potuto finalmente riabbracciare il marito. La coppia da oggi è accolta presso Villa S. Ignazio; in seguito verrà sistemata in un alloggio in autonomia sul territorio provinciale.
“Ricongiungere questa coppia – afferma l’assessore provinciale alla Solidarietà internazionale e alla Convivenza Lia Giovanazzi Beltrami – è la migliore dimostrazione di come la collaborazione fra le istituzioni possa consentire, nella cornice di una comunità solidale, di guardare al volto umano dell’immigrazione. La storia di Osamede e Marcy racchiude in sé tutti i dolorosi aspetti che spesso accompagnano il vissuto dei migranti: l’abbandono della terra dove si vive, il difficile viaggio e, soprattutto, il distacco dai propri affetti. Per questo aver riunito questa coppia rappresenta anche un segnale di grande speranza per tutti i migranti. Un segnale che parte ancora una volta dal Trentino, dove una famiglia, oggi, ha ritrovato la propria serenità.