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“Salviamo l'accordo di Schengen”

04/06/2011

Emma Bonino e Timothy Hatton protagonisti al Focus del Teatro Sociale

"Tutte le volte che c’è un sommovimento si crea immediatamente un flusso del movimento di persone migranti piu grande di un flusso normale. Questo è un dato di fatto" esordisce con queste parole Emma Bonino, vicepresidente del Senato, già commissario europeo per gli aiuti umanitari intervenuta insieme a Timothy Hatton economista inglese (ma di adozione australiana), uno dei massimi studiosi delle politiche d'asilo all'incontro poco fa al Teatro Sociale di Trento. "I nuovi confini dell'Europa" era il titolo dell'incontro moderato da Vladimiro Polchi, giornalista di "La Repubblica". Pieno accordo fra la politica italiana più attenta ed esperta dei problemi del Sud del mondo e l'economista inglese docente ad Essex e l'Australian University: è necessario cambiare approvccio verso i migranti, cercare di imparare a distinguere e, fondamentale, per l'Europa e l'Italia in particolare, salvare l'accordo di Schengen. Teatro gremito per un dibattito che si è dimostrato subito di grande interesse e ha fornito spunti di riflessione diversi da quelli proposti dal ministro Roberto Maroni intervenuto ieri al Festival dell'economia. Secondo Emma Bonino nel nostro Paese c’è sempre stata un’altalena di disfattismi e piagnistei, ma nessun modo razionale di affrontare e definire il problema. Ora ci troviamo davanti al fenomeno di oltre 130 mila che fuggono dalla Libia verso la Tunisia, in parte libici e in parte cittadini di altri Paesi. "Ebbene - sottolinea la Bonino - da noi si è arrivati a discutere di questo con un mese di ritardo e intanto non si è fatto altro che riempire un isoletta che non poteva far fronte ai problemi enormi portati dal grande flusso di migranti. E’ come se si fosse voluto creare un’emergenza. Dobbiamo cambiare approccio, va riconosciuto il problema e affrontato, con razionalità". Immigrati, rifugiati, richiedenti asilo è questa la distinzione primaria che va fatta secondo la parlamentare e secondo l'economista inglese. se non impariamo a distinguere e a consocere tutti i problemi che derivano dai flussi migratori saranno sempre esplosivi. Hatton ha portato gli esempi di Australia e Canada che hanno fatto fronte al problema introducendo uno strumento "a punti" che non solo regola i flussi ma distingue i migranti anche in base alle loro competenze. Arrivare a togliere le finzioni è molto importante. Se non cambiamo il tipo di approccio ogni problema che riguarda i migranti sarà sempre tutto esplosivo. Ribadita la necessità di una politica europea più integrata. Diritti e doveri, legalità e umanità, devono andare di pari passo senza allarmismi e senza catastrofismi.
42 mila migranti sono arrivati in Italia nell'ultimo anno con i problemi che sono sotto gli occhi di tutti. L’Italia però, qualche anno, fa ha accolto 70.000 immigrati (dal Kossovo) con molte meno emergenze. Sono alcuni dei dati citati da Emma Bonino che sottolinea come l’Italia viva sui lavori dei migranti. Agricoltura, edilizia, servizi e lavori domestici sono gli ambiti in cui i migranti operano. Gli italiani non vogliono più fare certi lavori: è n dato di fatto. La vicepresidente del Senato cita ad esempio i concorsi per infermieri che vanno deserti. "Confindustria - continua - non ci dice che le industrie vivono del lavoro dei migranti. L'altalena a cui abbiamo assistito in questi mesi, la sanatoria sul permesso temporaneo, tutta la discussione con la Francia e l’ultima sorpresa, la convenzione firmata da Berlusconi e Sarkozy sul rafforzamento dei confini, rischiano di distruggere l’Accordo di Schengen.
Timothy Hatton comincia il suo intervento ringraziando gli organizzatori dell'evento e fa i complimenti ad una manifestazione unica nel mondo. Sottolinea subito che ci sono diversi tipo di immigrati in Europa: ci sono coloro che vengono ammessi per le loro capacità e contribuiscono alla nostra economia e forniscono competenze che ci mancano. E' un tipo di migrazione di cui si parla meno ma è la più vasta, ci sono persone che si avvicina ai loro familiari; c’è una migrazione di tipo umanitario, vale a dire perseguitati e minacciati (..."dovremmo accoglierli per umanità").C'è poi una migrazione all'interno dei Paesi europei. Ed ancora ci sono migranti per motivi di studio, questa è una forma di immigrazione permanente. "Spesso - sottolinea Hatton -costoro restano in Europa e qualche volta sono assimilati e diventano risorse molto preziose. Mi sono occupato molto della Convenzione del 1951 che definisce i rifugiati e stabilisce che i Paesi che ricevono delle richieste devono determinare se effettivamente sono perseguitati e il Paese ricevente non può rimandare indietro l’immigrato perseguitato.La Convenzione stabilisce che una persona che arriva in un Paese va accettata e accolta prima ancora che rifiutata. Gli immigrati e i richiedenti asilo devono entrare illegalmente in un Paese prima di richiedere il permesso di asilo politico.E' un fatto, non possono farlo dall'esterno. Ora è’ stata cancellata l’immigrazione illegale e i richiedenti asilo sono dei rifugiati, la loro posizione va definita. Queste sono politiche nazionali". L’Unione europea ha modernizzato la sua politica: ci son una serie di dirittive europee e alcune nazionali. L'economista Hatton sottolinea l'esigenza di avere una politica europea più integrata. "E’ necessario che queste persone vengano tutelate - dice - bisogna cercare di ridurre il costo e i problemi sociali. I migranti non hanno una distribuzione unitaria. Se ci fossero le stesse regole e applicassimo gli stessi criteri, avremmo, tutti, responsabilità molto diverse e una condivisione dell’onere. Manca, però, una modalità di distribuzione dei rifugiati e dei richiedenti asilo. L’Unione Europea deve fornire sostegno a queste persone, ma la direttiva europea non stabilisce in realtà dei meccanismi automatici e non c’è una formula su come distribuire i richiedenti direttiva sulla protezione temporanea." Secondo Hatton l’immigrazione dalla Libia sarà sempre più vasta perché vivono una crisi molto forte, c’è la guerra. L’Accordo di Schengen è davvero uno strumento di integrazione fondamentale per i Paesi che lo hanno adottato. Bisogna tutelarlo.
Emma Bonino sottolinea che non esiste un modello perfetto di integrazione senza problemi. L’immigrazione è sempre stato una questione di problemi e di opportunità in tutta la storia. Aggiunge che, in mancanza di modelli perfetti "possiamo prendere delle buone pratiche però dobbiamo stare attenti ad alcune cose: la spinta all’emigrazione economica non è solo di quanti migranti abbiamo bisogno ma sono anche loro che vogliono migliorare le loro condizioni, chi emigra, chi se ne va, lo fa per motivazioni sue e sono motivazioni fortissime. Dovremmo ricordarcelo. Siamo in due a ballare il tango: modelli perfetti non esistono, ma il nostro Paese potrebbe aiutare se stesso e l’opinione pubblica distinguendo gli irregolari. Dobbiamo metterci in testa che noi abbiamo bisogno di immigrati. In ogni caso - continua -nel piano nazionale di riforme il Governo dichiara che stante il declino demografico per mantenere il nostro livello di sviluppo servono 150.000 immigrati all’anno". Ciò che serve è secondo la vicepresidente del Senato che Italiani ed Europei si siedano allo stesso tavolo e discutano seriamente perché una soluzione miracolo non c’è. "Il Governo ha negato questo problema - dice la Bonino - e questa esigenza in modo tetragono: se neghiamo il problema non troviamo l’inizio di una soluzione. Il punto di partenza deve essere una modifica della legge Bossi Fini sui flussi e, aggiungo, che l’Italia non è un paese strano, è un paese inserito nell’Unione Europea. Se ammettiamo che il problema c’è, allora possiamo anche affrontarlo. Impariamo, prima di tutto a distinguere fra politici in cerca di asilo e rifugiati economici, altrimenti facciamo una grande confusione fra persone che hanno problemi e esigenze molto diverse".
La Bonino ricorda che abbiamo 31 leggi italiane che si occupano di migrazione, ma nessuna realmente applicata. "Se non torniamo ad un dato di legalità non possiamo pretenderla da loro. Siamo noi i primi a non applicarle".
Hatton illustra l'iter particolare dell'immigrazione in Canada e Australia, un sistema a punti: se un potenziale immigrato fa richiesta ottiene punti in base alle caratteristiche e alle competenze e questo , secondo Hatton, fa una grande differenza. "Perché - sottolinea l'economista - dobbiamo puntare sulle competenze; l’evidenza indica che possono trovare lavoro facilmente, e contribuiscono molto allo sviluppo e non entrano in concorrenza per la riduzione del salario. I canadesi e gli australiani scelgono su una sorta di criteri (per esempio in Australia entrano solo giovani, dopo i 40 anni non entri, o per particolari posti di lavoro o capacità linguistiche o se si hanno parenti). Questi criteri di selezione hanno avuto un ottimo esito di soluzione. In Inghilterra abbiamo provato ma non ci siamo riusciti, noi stiamo applicando questa criterio solo con una minoranza dei rifugiati. In Australia - conclude Hatton - negli anni Settanta c'erano solo solo immigrati dei Paesi britannici e irlandesi, poi sono arrivate persone da tutto il mondo e adesso c’è una grande varietà culturale e questa è, per me, veramente una gioia".

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Pubblicato il: Sabato, 04 Giugno 2011 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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