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Romeni, risorsa per l'Italia

13/06/2008

Garantiscono l’1,2% del Pil italiano, ma nonostante l’alto livello di preparazione trovano sbocco nei posti meno garantiti

Garantiscono l’1,2% del Pil italiano, ma nonostante l’alto livello di preparazione trovano sbocco nei posti meno garantiti, con una media di 1,5 contratti l’anno. Stiamo parlando dei lavoratori romeni e del loro apporto al sistema produttivo italiano. La fotografia della presenza romena in Italia è tracciata dal volume dal titolo: "Romania. Immigrazione e lavoro in Italia", iniziativa promossa da Caritas Italiana in collaborazione con Caritas Romania, Cnel (Consiglio nazionale dell'Economia e del Lavoro), Unar (Ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali) e Ambasciata di Romania in Italia.

I romeni in Italia I romeni, che in Italia erano appena 8.000 nel 1990, sono andati continuamente aumentando, fino a diventare un milione circa all’inizio del 2008. L’unificazione del territorio comunitario e lo sganciamento dal sistema delle quote ha reso più agevoli i loro trasferimenti, senza che però questo regime giuridico più favorevole li abbia liberati dallo sfruttamento (lavoro nero, caporalato, discriminazione). All’inizio del 2007, su un totale di 3.690.000 stranieri regolari, i romeni sono risultati 556.000 secondo la stima del Dossier Caritas/Migrantes, per il 53,4% costituiti da donne. Aggiornata all’inizio del 2008, la stima, basata sull’utilizzo incrociato di tutti gli archivi disponibili, ipotizza la presenza di 1.016.000 romeni (stima di massima) per motivi di lavoro, famiglia e altre ragioni.

Il contributo dei lavoratori romeni In Italia gli immigrati, all’incirca 1 ogni 10 occupati, sono diventati una componente strutturale e sempre più rilevante del mercato occupazionale: ormai sono gli stranieri a coprire i due terzi del fabbisogno di nuova forza lavoro. In questo quadro, i romeni stanno in prima fila. Trovano lavoro per un terzo nell’industria (edilizia), per la metà nel terziario (assistenza familiare, alberghi e ristoranti, informatica e servizi alle imprese) e per il 6,6% in agricoltura. L’aumento degli occupati registrati dall’Inail tra il 2006 e il 2007 è stato eccezionale, passando da 263.200 a 557.000, anche se solo in parte si è trattato di nuovi venuti e in larga misura di persone già presenti in Italia ed emerse grazie alla normativa più favorevole derivante dall’adesione all’Unione europea. La retribuzione dei romeni in Italia è leggermente inferiore a quella media percepita dalla totalità degli immigrati e le donne guadagnano il 40% in meno rispetto agli uomini. Oltre un quarto delle donne romene lavora nel settore dell’assistenza alle famiglie ed “è tutt’altro che scontato – afferma Caritas Italiana – che i loro rapporti di lavoro siano del tutto emersi dopo l’ampliamento dell’Ue”. In tema di previdenza, i romeni sono al momento marginali fruitori non solo delle prestazioni pensionistiche ma anche delle prestazioni temporanee erogate dall’Inps.

La discriminazione L’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar), che collabora con l’omologo romeno (Cncd) e con le associazioni dei romeni, sulla base delle segnalazioni ricevute ha tracciato un quadro delle più ricorrenti situazioni di discriminazione e di disparità che caratterizzano i romeni. Tra i vari episodi, emerge che i romeni sono al centro di un’informazione “tendenziosa”, che sono “lasciati soli” sul piano dell’assistenza legale e dell’informazione e che sono sfruttati sul lavoro. Inoltre, secondo gli studi del Cnel sull’integrazione e in base agli approfondimenti effettuati per misurare il trattamento riservato agli immigrati, questi ultimi, nei contesti regionali più sensibili, arrivano al massimo al 60% degli standard di inserimento socio-lavorativo rilevati tra gli italiani, per cui si è ben lontani dall’assicurare pari opportunità.

I pregiudizi Anche tra i romeni vi sono – si afferma nel volume presentato da Caritas Italiana – le organizzazioni malavitose. I romeni “devianti”, però, sono solo frange di persone che si comportano male rispetto alla stragrande maggioranza. Per quanto riguarda poi i rom, queste persone vivono in situazione di povertà ed emarginazione e sono svantaggiati per l’alloggio, i servizi sociali, l’occupazione, l’istruzione. Sono peraltro oggetto di notevoli pregiudizi che li inquadrano come approfittatori, malviventi o vagabondi.

Riflessioni e prospettive Una presenza così consistente e diffusa come quella dei romeni in Italia – si afferma nel volume – ha generato una sorta di “sindrome da invasione”. Una eventualità improbabile trattandosi di un Paese caratterizzato dall’invecchiamento della popolazione, dal buon andamento economico e dal forte bisogno di trattenere forza lavoro aggiuntiva. Si è, invece, trascurato di riflettere sufficientemente sull’apporto che i romeni assicurano al “sistema Italia”. Gli aspetti problematici, riscontrati in tutti i flussi migratori di massa, possono essere ridimensionanti tramite l’insistenza sulla legalità (anche a livello lavorativo), il coinvolgimento delle associazioni dei romeni (un immigrato che delinque offusca innanzitutto l’immagine della collettività), la collaborazione bilaterale e una maggiore insistenza sui percorsi di integrazione: c’è bisogno – si sottolinea poi nello studio – di una strategia concreta e ispirata alla reciproca fiducia.

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Pubblicato il: Giovedì, 14 Agosto 2008 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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