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Religioni strumento di pace

28/10/2009

Tavola rotonda a Trento in chiusura del seminario organizzato da ministero degli Esteri, Ispi e Provincia autonoma.

Il ruolo delle religioni nelle relazioni internazionali, con particolare riferimento ai conflitti, alla loro prevenzione e alla loro gestione: questo il tema del convegno tenutosi nei giorni scorsi nel Palazzo della Provincia a Trento e, nel pomeriggio, presso la sede del Seminario maggiore di Trento. Ad aprire i lavori, in sala Depero, l'assessore provinciale alla solidarietà internazionale Lia Giovanazzi Beltrami, il ministro plenipotenziario degli esteri italiano Pasquale Ferrara e il presidente dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), Boris Biancheri.

Fra i relatori Scott Thomas, dell'università di Bath, don Gino Battaglia, direttore dell'Ufficio nazionale per l'ecumenismo della Conferenza dei Vescovi, Claudio Betti della Comunità di Sant'Egidio, Svanimi Hamsananda Giri, vicepresidente del forum Hindu per l'Europa, Ioan Lupastean, responsabile dell'informazione per la Chiesa ortodossa di Romania, Ben Mollov della Bar Ilan University di Israele, Nasser Hadian, dell'Università di Teheran, Iran, e molti altri.

La scelta del Trentino quale sede del convegno "Religioni e relazioni internazionali: cambiamenti e opportunità", come sottolineato nel suo saluto dal presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, valorizza la vocazione di questa terra ad ospitare iniziative e percorsi di soluzione dei conflitti, di studio e approfondimento delle tematiche legate alla guerra, alla pace ma anche al ruolo che le religioni possono svolgere nel favorire il dialogo e la riconciliazione. A questo proposito Dellai ha citato fra le altre l'esperienza dell'Istituto per le scienze religiose dell'Itc, voluto da Bruno Kessler nella consapevolezza che, accanto all'evoluzione scientifica e tecnologica, le religioni avrebbero giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo futuro dell'umanità. "Abbiamo bisogno, anche in questo campo, di buona scienza e buona conoscenza - ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento - per incamminarci sulla strada di un nuovo umanesimo, che ci metta al riparo da due pericoli in fin dei conti speculari: da un lato quello di una globalizzazione che si traduca semplicemente in una omologazione spersonalizzante, senz'anima; dall'altro quello di una regressione localistica che magari affidi alla religione semplicemente un ruolo di instrumentum regni".

Alla tavola rotonda sono intervenuti oltre a Dellai il ministro Ferrara, il presidente dell'Ispi Biancheri, ed inoltre Sergio Fabbrini, docente di Scienze politiche all'Università di Trento, Luigi De Salvia, segretario Generale per l'Italia della Conferenza mondiale delle religioni per la pace, il professor Scott Thomas dell'Università di Bath.

Il ministro plenipotenziario degli Esteri ha ricordato come il ruolo delle religioni nelle relazioni internazionali sia stato in passato fortemente sottostimato, mentre oggi torna ad assumere una rilevanza fondamentale, che va compresa e indagata, anche sul versante della risoluzione dei conflitti. "Ci auguriamo - ha detto anche il ministro, nel ringraziare il Trentino per l'ospitalità offerta - che questa iniziativa possa proseguire anche in futuro."

L'ex-ambasciatore Biancheri ha ricordato la sorpresa con cui molti, dopo la fine della Guerra fredda, constatavano l'insorgenza di nuove tensioni determinate da fattori religiosi e culturali, ma anche la difficoltà a definire il ruolo delle religioni e finanche chi sia legittimato a parlarne: i religiosi, i politici, chi altri? De Salvia ha detto che le religioni possono giocare un ruolo nei processi di pacificazione, ma solo a certe condizioni, ovvero se non vengono usate come armi per la difesa di identità monolitiche. Fabbrini è tornato su questo punto rilevando come sempre di più i conflitti politici e sociali vertano non su interessi socio-economici ma sui cosiddetti moral issues, cioè sulle questioni valoriali. Da Fabbrini è venuta anche un'affermazione importante: "Le democrazie sono al sicuro quando riconoscono il valore del pluralismo, l'esistenza di diverse verità, di diverse interpretazioni del bene comune." Ma non basta: accanto a ciò ci deve essere anche il riconoscimento di un criterio comune, di un terreno di confronto che tutti devono condividere. E il conflitto fra le civiltà o le identità? Lo si combatte combattendo l'idea di un'identità monolitica, mentre tutti - non solo i popoli, le entità collettive, anche i singoli individui - hanno identità plurali, sfaccettate.

Infine Scott Thomas, che ha richiamato l'ambivalenza del sacro, il suo essere veicolo di pace o di guerra. Nel suo discorso, un altro avvertimento importante: nel Sud del mondo le persone non si adattano semplicemente ai nostri valori secolari, al nostro modello liberale. Bisogna sforzarsi di capire le loro teologie, al fine di comprendere la natura dei conflitti che hanno moventi in tutto o in parte religiosi, e viceversa per capire come la religione può essere utilmente utilizzata per scopi di pace.

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Pubblicato il: Mercoledì, 28 Ottobre 2009 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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