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“Punto e a capo sulla tratta”

24/10/2013

Lo studio è stato presentato in occasione della Giornata europea contro la tratta di persone

Quello della tratta e dello sfruttamento di esseri umani è un fenomeno sempre più complesso dal punto di vista delle tipologie di persone e di target, delle età e delle provenienze geografiche.
Il dato emerge da “Punto e a capo sulla tratta. 1° Rapporto di ricerca sulla tratta e il grave sfruttamento”, indagine presentata il 18 ottobre 2013 a Roma in occasione della Giornata europea contro la tratta di persone e realizzata dalla Caritas Italiana e dal Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca), in collaborazione con il Gruppo Abele e l’Associazione On the Road. La ricerca ricostruisce l’evoluzione del fenomeno della tratta di persone così come si è sviluppato in Italia dalla fine degli anni ‘90 a oggi e analizza il funzionamento del sistema di protezione sociale rivolto alle vittime.
Pur rimanendo la prostituzione forzata in strada la tipologia di tratta più visibile e conosciuta, nel corso dell’ultimo decennio è progressivamente aumentato il numero di persone trafficate e sfruttate in altri ambiti, tra i quali quelli economico-produttivi e, in particolare, in agricoltura, pastorizia, edilizia, industria manifatturiera, lavoro di cura, ma anche nella logistica e trasporti, artigianato e commercio, servizi alberghieri e ristorazione. A favorire lo sviluppo del fenomeno è stata anche la crisi economica e, soprattutto, un mercato del lavoro precario, irregolare e “flessibile”. Inoltre, nel corso degli ultimi anni sono state registrate non solo “nuove” forme di tratta finalizzate all’accattonaggio forzato e ad attività illegali coercitive, ma anche casi di vittime soggette a sfruttamento multiplo (come donne costrette a prostituirsi e a spacciare, uomini obbligati a vendere merce al dettaglio, ad elemosinare e a spacciare o prostituirsi). Sono anche cambiati l’organizzazione delle reti e dei singoli criminali e i metodi di reclutamento, controllo e sfruttamento impiegati. A gestire la tratta sono sempre più gruppi criminali fortemente radicati nei paesi di destinazione, con molti collegamenti transnazionali e notevoli capacità di abbinare la tratta e lo sfruttamento ad altre attività illecite.
Dal rapporto emerge che dal 1999 al 2012 i servizi di aiuto alle vittime sono entrati in contatto con oltre 65.000 persone; di queste, ben 21.378 hanno deciso di entrare in un programma di protezione e assistenza sociale. Per quanto riguarda l’età, nel 2012 continuano a essere sfruttate nella prostituzione soprattutto le giovani tra i 18 e i 25 anni (più del 50%). I paesi di origine principali delle persone trafficate assistite dagli enti sono la Nigeria e la Romania; in costante crescita il Brasile, il Marocco, la Cina; si registra, infine, il ritorno dell’Albania. La ricerca indica con chiarezza che le persone trafficate sopportano forme di disagio multiple. In molti casi, infatti, vivono in condizioni di povertà, fanno uso o abuso di alcool e/o di sostanze stupefacenti, sviluppano problemi di salute mentale e subiscono molte forme di discriminazione e di violenza, molto cresciuta negli ultimi anni.

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Pubblicato il: Giovedì, 24 Ottobre 2013 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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