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Profughi, nessuno è lasciato solo

22/05/2012

La collaborazione fra Provincia, terzo settore e volontariato consente di offrire un'accoglienza a 360 gradi

Il percorso di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale ospitati in Trentino attraversa in questi mesi una fase cruciale per il futuro dei migranti giunti dalla Libia. Alcuni di loro sono ancora in attesa del responso (che dovrebbe arrivare entro giugno) della Commissione territoriale di Verona che ha il compito di vagliare la loro domanda di protezione. L'attesa di questo responso rappresenta forse, sul piano emotivo, la tappa più difficile di una lunga e difficile esperienza di vita. E' l'esperienza di persone in fuga dalla guerra, spesso vittime di maltrattamenti, lontane dai propri affetti e provate da un terrificante viaggio in mare verso il nostro Paese. Persone che qui, in Trentino, hanno trovato una risposta alla loro richiesta di aiuto che va ben oltre la semplice accoglienza. Grazie alla collaborazione fra Provincia, terzo settore e volontariato si è attivata una grande rete per un'accoglienza a 360 gradi, con iniziative che spaziano dalla formazione (come i corsi di italiano) alla valorizzazione del tempo libero, fino alle occasioni di incontro con la comunità locale. Tutto ciò mettendo al centro del progetto di accoglienza la persona, che viene seguita tra l'altro anche sul piano psicologico visto il particolare vissuto dei migranti giunti dal Nord Africa. Un percorso di cui il responso della Commissione territoriale rappresenta, come detto, un momento determinante accompagnato da un'inevitabile tensione. Uno stress emotivo estremamente difficile da affrontare che può sfociare anche in drammatiche reazioni.
Questo è quanto sembra essere accaduto ieri sera a Trento, dove si sarebbe verificato un gesto di autolesionismo. Il tragico episodio, in attesa che venga fatta chiarezza su quanto accaduto, riguarderebbe una persona che presenta una particolare fragilità. Una fragilità di fronte alla quale la rete dell'accoglienza si è attivata sin dall'arrivo di questo giovane profugo in Trentino. Il ragazzo, originario del Mali, attende assieme ad altre 71 persone il pronunciamento della Commissione che, ad oggi, ha comunicato la risposta a 125 persone fra i 196 richiedenti protezione internazionale attualmente accolti in Trentino. Delle 125 risposte, 63 sono positive e 62 negative. Tutti coloro che hanno ricevuto il diniego hanno fatto ricorso al Tribunale ordinario di Trieste. Peraltro negli ultimi dieci anni, al di là dell'emergenza Nord Africa, sono stati accolti in Trentino 174 richiedenti protezione internazionale e non si sono mai verificati particolari problemi.
Ciò naturalmente nulla toglie alla gravità di quanto sembra essere accaduto ieri sera. Gravità che impone una ulteriore riflessione su come i profughi hanno vissuto – e vivono ancor oggi sul piano psicologico – il dramma della loro fuga verso un futuro di speranza. A tal proposito la Provincia autonoma di Trento ha avanzato da tempo al ministro per l’Integrazione Andrea Riccardi, attraverso l'assessore provinciale alla Convivenza Lia Beltrami Giovanazzi, una richiesta affinché lo Stato - nel rispetto del lavoro delle Commissioni che valutano le domande di protezione internazionale - consideri l’ipotesi (come fatto per i cittadini della Tunisia) di mettere i migranti nella condizione di potersi ricostruire una vita: conseguire un’autonomia economica e sociale in Italia o scegliere di tornare, in sicurezza, nel paese di provenienza (Libia) o in quello di origine. Ciò consentendo ai migranti di soggiornare regolarmente in Italia per un adeguato periodo di tempo. E sempre dal Trentino è partita anche un'istanza, attraverso un ordine del giorno approvato in Consiglio provinciale, di riconoscimento di un titolo di soggiorno per motivi umanitari per i profughi giunti la scorsa primavera dalle coste libiche, dove infuriava la guerra.

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Pubblicato il: Martedì, 22 Maggio 2012 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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