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Profughi, le - cupe - previsioni

27/05/2016

Le cifre dei recenti sbarchi prospettano una sfida difficilmente sostenibile per il sistema italiano di accoglienza

Mentre scorrono ancora sui media le drammatiche immagini delle recenti operazioni di soccorso di migranti al Largo della Libia e nel canale di Sicilia, l'arrivo di circa 4mila persone nelle ultime ore sul territorio italiano aggiorna pesantemente il bilancio, già consistente, degli arrivi via mare in Italia (nelle intenzioni dei migranti, in Europa) nel 2016. Proprio alla vigilia del ribaltamento dell'ennesima “carretta del mare” salpata dalla Libia, il Cinformi riportava le cifre aggiornate fornite dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni: 196.325 migranti e rifugiati arrivati in Europa dall'1 gennaio al 18 maggio 2016; nello stesso periodo, 1.359 persone morte in mare. La rotta più seguita è quella del Mediterraneo orientale. In Italia, nello stesso periodo, sono giunti in totale (1 gennaio - 18 maggio 2016) 33.907 migranti e rifugiati.
Queste cifre, rimpinguate dai recenti arrivi, spingono ragionevolmente ad intravedere serie difficoltà nel far fronte, in termini di accoglienza, ad un numero record di persone che chiedono aiuto (le stime del Viminale parlano di 200mila migranti entro la fine dell'anno) e che, pur rivolgendosi all'Europa, trovano di fatto risposta nel territorio di attracco al continente, vale a dire l'Italia. Un'Italia che, in assenza di una vera regia europea in materia di asilo teme, calcolatrice alla mano, di arrivare ad una “crisi” del sistema. Secondo i dati del ministero dell'Interno, alla data del 26 maggio 2016 sono oltre 115mila i migranti ospitati nelle strutture temporanee, con una soglia massima di 160.000. Guardando al trend degli arrivi, il timore di una “crisi” sembra fondato.
Poco respiro ha concesso lo strumento – arenato – del ricollocamento in altri Paesi UE (poche centinaia di casi); qualche migliaio i rimpatri e diverse centinaia, invece, i migranti “rispediti” da altri Paesi perché fotosegnalati in Italia (regolamento di Dublino).
E se “Dublino” non aiuta l'Italia, sembra avere il fiato corto in partenza (sempre per l'Italia, s'intende) la “soluzione” che verrebbe introdotta dalla revisione della Convenzione: una redistribuzione in base al PIL non darebbe gran respiro all'Italia e rischierebbe piuttosto di “ratificare” il pesante fardello a carico del Paese. Secondo l'ipotesi di revisione di “Dublino” presentata a inizio mese dalla Commissione Europea, infatti, la ripartizione automatica scatterebbe oltre i 231mila migranti accolti in Italia, una quota difficilmente sostenibile da sistema di accoglienza ben prima di essere raggiunta.
Intanto a Ise-Shima, in Giappone, il G7 ha preso atto che il numero di profughi e rifugiati ha raggiunto il picco più alto dalla Seconda Guerra Mondiale. Nel documento finale dei grandi del pianeta si afferma che migranti e i rifugiati sono una sfida globale che richiede una risposta globale e che bisogna aumentare l'assistenza globale per sostenere le esigenze dei rifugiati e delle comunità che li ospitano. Fra le conclusioni del recente G7, inoltre, la necessità di incoraggiare l'ammissione temporanea e il ricollocamento per alleviare la pressione dei Paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati.
Questi i propositi. Intanto gli sbarchi continuano.

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Pubblicato il: Venerdì, 27 Maggio 2016 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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