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Profughi, decreto legge del governo

10/02/2017

“Centri permanenti per i rimpatri”, volontariato dei richiedenti asilo, più organico per le Commissioni ed eliminazione di un grado di giudizio

Potenziamento delle Commissioni territoriali che valutano le domande di protezione internazionale, eliminazione di un grado di giudizio, promozione del volontariato dei profughi in lavori di pubblica utilità (pratica da tempo attuata in Trentino) e Centri permanenti per i rimpatri. Sono i punti chiave del decreto legge in materia di immigrazione varato oggi (10/2/2017) dal Consiglio dei ministri.

Cosa prevede in sintesi il decreto legge
Innanzitutto è prevista l'assunzione straordinaria di 250 specialisti per rafforzare le Commissioni territoriali che valutano le domande d'asilo (i colloqui saranno videoregistrati). Per quanto riguarda il percorso delle istanze, il governo ha poi deciso di intervenire sopprimendo un grado di giudizio e prevedendo sezioni specializzate nei tribunali.
Prevista, poi, la possibilità da parte dei Comuni, d'intesa con i Prefetti, di procedere all'impiego su base volontaria e gratuita dei richiedenti asilo in lavori di pubblica utilità.
Sul fronte dei rimpatri, si prevede di aprire dei centri di piccole dimensioni (1.600 posti complessivi su tutto il territorio nazionale), uno per ogni regione, preferibilmente fuori dai centri urbani e molto vicini alle grandi infrastrutture di trasporto. Questi centri saranno, nelle intenzioni, molto diversi dai Centri di identificazione ed espulsione. Su queste nuove strutture, che si chiameranno “Centri permanenti per i rimpatri”, vi sarà potere di inchiesta da parte del Garante dei diritti delle persone private delle libertà personali. Inoltre, il ministero dell'Interno raddoppierà i fondi destinati ai rimpatri volontari assistiti.
Nel presentare i contenuti del decreto legge, il ministro dell'Interno Minniti ha sottolineato l'importanza di attuare un'accoglienza diffusa, principio che il Trentino sta già attuando individuando piccole situazioni alloggiative sul territorio per evitare assembramenti e favorire percorsi di inclusione sociale.

Il decreto legge in dettaglio:

1.
sono istituite, presso i tribunali di Bari, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Catanzaro, Firenze, Lecce, Milano, Palermo, Roma, Napoli, Torino e Venezia, 14 sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell’Unione europea. Tali sezioni avranno competenza relativamente a: mancato riconoscimento del diritto di soggiorno sul territorio nazionale in favore di cittadini Ue; impugnazione del provvedimento di allontanamento nei confronti di cittadini Ue per motivi di pubblica sicurezza; riconoscimento della protezione internazionale; mancato rilascio, rinnovo o revoca del permesso di soggiorno per motivi umanitari; diniego del nulla osta al ricongiungimento familiare e del permesso di soggiorno per motivi familiari; accertamento dello stato di apolidia. In tali controversie il tribunale giudica in composizione monocratica;

2.
si introducono misure per la semplificazione e l’efficienza delle procedure innanzi alle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale e di integrazione dei richiedenti, nonché per la semplificazione e l’efficienza dei procedimenti giudiziari di riconoscimento dello status di persona internazionalmente protetta e degli altri procedimenti giudiziari connessi ai fenomeni dell’immigrazione. A tale ultimo riguardo, si delinea un nuovo modello processuale basato sul rito camerale che delimita i casi nei quali si prevede l’udienza orale e riduce da sei a quattro mesi il termine entro il quale è definito il procedimento con un decreto non reclamabile ma ricorribile esclusivamente in Cassazione;

3.
si prevede che i prefetti, d’intesa con i Comuni, promuovano ogni iniziativa utile a favorire l’impiego dei richiedenti protezione internazionale, su base volontaria e gratuita, nello svolgimento di attività con finalità di carattere sociale in favore delle collettività locali, al fine di favorirne l’integrazione nel tessuto sociale della località in cui sono ospitati. I Comuni potranno predisporre a questo scopo progetti da finanziare con risorse europee destinate al settore dell’immigrazione e dell’asilo;

4.
si introducono misure per accelerazione delle procedure di identificazione e per la definizione della posizione giuridica dei cittadini di Paesi terzi non appartenenti all’Unione europea, nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale e del traffico di migranti. A tal fine, saranno individuati i centri, tra quelli destinati alla prima accoglienza, ove allocare i flussi di migranti per le esigenze di soccorso e prima accoglienza, nei quali viene effettuato un primo screening sanitario e sono avviate le procedure di identificazione, assicurando l’informazione sulla procedura internazionale, sul programma di ricollocazione all’interno di altri Stati membri dell’Unione europea, nonché sulla possibilità del ricorso al rimpatrio volontario assistito. Nei medesimi centri sono effettuate le operazioni di fotosegnalamento, rilevamento delle impronte digitali e registrazione obbligatorie per gli Stati membri dell’Unione europea;

5.
si introducono disposizioni finalizzate a garantire l’effettività dei provvedimenti di espulsione e il potenziamento della rete dei centri di identificazione ed espulsione, ridenominati centri di permanenza per il rimpatrio, in modo da garantirne una distribuzione omogenea sul territorio nazionale. La dislocazione delle nuove strutture avverrà, sentiti i Presidenti delle Regioni interessate, privilegiando siti e aree che risultino più facilmente raggiungibili e nei quali siano presenti strutture pubbliche che possano essere riconvertite allo scopo.

La dichiarazione del presidente del Consiglio dei ministri
“Noi ci teniamo stretti – ha detto il presidente del Consiglio Gentiloni – i valori umanitari e di accoglienza, integrazione e rispetto delle differenze. Rivendichiamo il lavoro che abbiamo fatto in questi anni nonostante i numeri e le difficoltà. Siamo rispettati nel mondo come un paese che è riuscito a gestire situazioni difficili dimostrando capacità di accoglienza e indicando la strada all'Unione Europea. Le nostre decisioni di oggi – ha aggiunto il presidente del Consiglio – attrezzano il paese a nuove sfide, innanzitutto per rendere più rapidi i processi di concessione e riconoscimento dell'asilo; in secondo luogo, rendendo più trasparenti i meccanismi dell'accoglienza facilitando al contempo i rimpatri di chi non ha diritto all'asilo. Questo insieme di misure – ha concluso Gentiloni – accanto agli interventi sulle cause delle migrazioni, può portarci all'obiettivo strategico di non di chiudere le porte, ma di trasformare il fenomeno migratorio da irregolare a regolare a tutela della vita dei migranti.”

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Pubblicato il: Venerdì, 10 Febbraio 2017 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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