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Prodotti autoctoni, manodopera immigrata

08/11/2010

I lavoratori immigrati sono strutturali e determinanti per l'economia agricola del Paese

Nelle stalle dove si munge il latte per il Parmigiano reggiano quasi un lavoratore su tre è indiano, mentre in Abruzzo il 90 per cento dei pastori è macedone. Ma i lavoratori immigrati sono fra i protagonisti anche della raccolta delle mele della Val di Non, nella produzione del prosciutto di Parma, della mozzarella di bufala o nella raccolta delle uve destinate al Brunello di Montalcino. E’ quanto afferma la Coldiretti, che ha collaborato alla realizzazione del rapporto annuale sull'immigrazione della Caritas Italiana e della Fondazione Migrantes, nel sottolineare che in agricoltura si rileva la presenza di circa 95mila rapporti di lavoro con cittadini non comunitari. Le nazionalità maggiormente rappresentate - sottolinea la Coldiretti - sono quella albanese, marocchina, indiana e tunisina che, complessivamente, raggiungono oltre il 50 per cento del totale dei rapporti instaurati. Sono molti i “distretti agricoli” - aggiunge la Coldiretti - dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale, come nel caso della raccolta delle fragole nel veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell'uva in Piemonte fino agli allevamenti in Lombardia. I lavoratori stranieri - conclude la Coldiretti - contribuiscono in modo strutturale e determinante all'economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo.

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Pubblicato il: Lunedì, 08 Novembre 2010 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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