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"Pacchetto sicurezza", la polemica

07/07/2009

Non si è ancora esaurito il fiume in piena delle reazioni alla legge sicurezza approvata definitivamente nei giorni scorsi.

Il “pacchetto” prevede, fra le varie misure, il reato di “ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato”, l'allungamento fino a sei mesi del periodo di permanenza nei centri di identificazione ed espulsione e il carcere fino a tre anni per chi affitta alloggi a immigrati irregolari in caso di ingiusto profitto.

Le reazioni Non sono mancate, anche in Trentino, le dure prese di posizione alla legge dopo il definitivo “via libera” al Senato, riportate fra gli altri dai quotidiani locali. Di norme insostenibili e discriminatorie parla la Cgil del Trentino, descrivendo le misure previste dalla legge come strumenti utili a criminalizzare chi arriva in Italia con la sola intenzione di guadagnarsi da vivere onestamente e nella speranza di un futuro migliore. “Pacchetto insicurezza” è la definizione scelta invece dal Centro missionario diocesano e di Migrantes di Trento, sostenendo altresì che la clandestinità è un punto di passaggio verso la normalità per la stragrande maggioranza delle persone che arrivano in Italia.

Il caso “badanti” Nella polemica aperta dall'approvazione della legge sulla sicurezza, ha messo ulteriore “carne al fuoco”, raccogliendo stavolta consensi fra i contrari al “pacchetto”, la proposta del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi di regolarizzare gli stranieri irregolari con un rapporto di lavoro in corso. Un provvedimento che Giovanardi ha proposto riferendosi in particolare alle cosiddette “badanti”. Fra le reazioni in Trentino, l'Anolf si è detta favorevole alla proposta, poiché le badanti hanno dato tanto all'Italia e agli italiani, sostenendo di fatto il sistema dell'assistenza. Una sanatoria viene richiesta anche dalla Cgil del Trentino. Secondo il sindacato, sul territorio provinciale sono 4mila le assistenti familiari “a rischio” dopo l’approvazione definitiva della legge. Mette l'accento sul lato umano della vicenda invece l'Associazione Donne Agorà di Trento, che ricorda come molte “badanti” siano costrette a indebitarsi per arrivare in Italia. Un problema, quello delle assistenti familiari, che – sostiene l’Associazione – tocca da vicino anche le famiglie, rendendo necessaria una regolarizzazione. E di pesanti ricadute sulle famiglie parla anche l’assessore provinciale alla Solidarietà internazionale e alla Convivenza Lia Giovanazzi Beltrami. Senza “badanti”, afferma l’assessore, si bloccherebbe il Trentino. La Provincia si era mossa già da tempo proponendo al Governo precedente una soluzione concreta di riforma della legge sull’immigrazione per uno sblocco degli ingressi per le assistenti familiari, come avviene, per esempio, per le infermiere. Intanto sembra regnare l'incertezza circa le intenzioni del governo dopo la proposta del sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Tuttavia, secondo i “rumors” riportati da alcuni organi di stampa nazionali, il governo starebbe vagliando l'ipotesi di un provvedimento capace di fornire una risposta alla questione sollevata da Giovanardi.

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Pubblicato il: Lunedì, 17 Agosto 2009 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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