08/02/2011
Il dibattito è stato rilanciato dalle recenti affermazioni del Primo Ministro britannico David CameronOltre il multiculturalismo?
Dopo il Cancelliere tedesco Angela Merkel, anche il Primo ministro britannico David Cameron ha recentemente dichiarato che il modello multiculturalista è fallito. Cameron, in particolare, ha affermato che è “fallito il multiculturalismo di Stato: un multiculturalismo che ha lasciato i giovani musulmani vulnerabili al radicalismo”. Secondo il Primo ministro “è il momento di trasmettere il messaggio che la vita in Gran Bretagna ruota intorno a certi valori chiave come la libertà di parola, l'uguaglianza dei diritti e il primato della legge”.
In un’intervista realizzata dal Cinformi, il professor Vincenzo Cesareo, parlando del multiculturalismo, afferma che "nel modello interculturale le società sono chiamate a condividere e a far proprio un nucleo di valori irrinunciabili che valgono per tutti gli esseri umani, come la libertà, la dignità umana e il rispetto della vita. Indubbiamente una delle grandi scommesse di questo nostro secolo è quella di conciliare delle regole del gioco comune e le specificità culturali. A differenza del multiculturalismo, l'interculturalismo comporta la necessità che le singole culture non si chiudano in se stesse – che è stato poi il grosso errore o la grossa deriva del modello multiculturalismo sia olandese, sia inglese – e quindi che le culture si parlino e coloro che sono portatori di queste culture si incontrino”.
Molti esperti ritengono necessario individuare delle modalità di relazione piuttosto che rincorrere dei modelli. In Trentino, per esempio, nel definire le parole chiavi del Piano convivenza approvato dalla Giunta provinciale nel 2009, si sostiene che sia fondamentale ”ricercare e studiare modalità di relazione tra le culture presenti in Trentino allo scopo di individuare e acquisire regole e valori comuni, pur nel rispetto della differenza...”.
Il tema del multiculturalismo è stato affrontato anche dal professor Maurizio Ambrosini nel rapporto sull’immigrazione in Trentino 2010 realizzato dal Cinformi. “Più o meno tutti, in Europa – si legge nel Rapporto – hanno preso le distanze dall’approccio multiculturalista che per un periodo abbastanza lungo, tra gli anni ’80 e ’90, aveva rappresentato una sorta di ortodossia nel discorso politico e intellettuale intorno al trattamento delle minoranze immigrate nelle società occidentali. La maggior parte dei leader politici oggi sostengono, pur con qualche sfumatura diversa, che gli immigrati devono dimostrare di volersi integrare nella società di cui sono entrati a far parte. Come è ormai noto – si legge poi nello studio – le politiche locali si discostano sovente dai modelli nazionali (dichiarati), a volte cercando di compensarne carenze e contraddizioni.” Il sociologo Ambrosini sostiene tra l’altro nel Rapporto sull’immigrazione in Trentino che a livello locale l’attivazione delle istituzioni pubbliche e delle società civili mescola in gran parte dei casi elementi assimilativi (come i corsi di lingua, le politiche per il lavoro o per l’alloggio) con elementi multiculturali (come il sostegno alle associazioni, alle domande relative al culto o alle produzioni culturali degli immigrati).