Vai menu di sezione

Napolitano e i “nuovi italiani”

20/04/2013

Il rieletto Presidente nel precedente mandato ha parlato soprattutto delle seconde generazioni

Nel primo mandato al Quirinale il tema immigrazione è stato più volte all'attenzione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, oggi (20 aprile) rieletto Capo dello Stato.
Già nel 2007, nel messaggio di fine anno, il Presidente interveniva sul fenomeno migratorio affermando che “la paura può far degenerare la fondata richiesta dell’osservanza della legge e delle regole da parte degli immigrati in minaccia inammissibile di violazione della libertà di culto per tutte le confessioni religiose e della dignità di quanti, provenienti da paesi lontani e vicini, operano nel nostro paese soddisfacendone esigenze e domande concrete”.
Pochi giorni dopo, nel gennaio del 2007, in occasione della Giornata della Memoria, l'appello contro il razzismo rivolto alle nuove generazioni: “Col vostro appassionato contributo possiamo combattere con successo ogni indizio di razzismo, di violenza e di sopraffazione contro i diversi e innanzitutto ogni rigurgito di antisemitismo. Anche quando esso si travesta da antisionismo”.
Tre anni dopo, nel gennaio 2010, il messaggio del Capo dello Stato per la Giornata delle migrazioni: “Mi auguro che allo straniero non sia solo giustamente imposto, ma sia anche reso possibile l'essere e il mantenersi in regola con le leggi italiane.”
Nel giugno 2011, a pochi mesi dalla proclamazione dello stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale, Napolitano interveniva sui profughi: “Occorre reagire con forza - moralmente e politicamente - all'indifferenza: oggi, e in concreto, rispetto all'odissea dei profughi africani in Libia, o di quella parte di essi che cerca di raggiungere le coste siciliane come porta della ricca - e accogliente? - Europa. Aprirsi - regolandola - all'accoglienza: è questo il dovere delle nazioni civili e della comunità europea e internazionale, è questo il dovere della democrazia”.
Più recentemente il Presidente della Repubblica ha concentrato la propria attenzione, riguardo all'immigrazione, sulle secondi generazioni. Nel novembre 2011, incontrando i nuovi cittadini italiani al Quirinale nell'ambito del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, Napolitano aveva detto: “Sono convinto che i bambini e i ragazzi venuti con l'immigrazione facciano parte integrante dell'Italia di oggi e di domani, e rappresentino una grande fonte di speranza. Si tratta di una presenza che concorre ad alimentare quell'energia vitale di cui oggi l'Italia ha estremo bisogno. All'interno dei vari progetti di riforma delle norme sulla cittadinanza, la principale questione aperta rimane oggi quella dei bambini e dei ragazzi. Molti di loro non possono considerarsi formalmente nostri concittadini perché la normativa italiana non lo consente, ma lo sono nella vita quotidiana, nei sentimenti, nella percezione della propria identità”.
Il 20 giugno dello scorso anno, in occasione delle celebrazioni per la Giornata mondiale del Rifugiato, il Capo dello Stato aveva affermato che “è nostro comune dovere impegnarci per la costruzione di un ordine internazionale in seno al quale convivano popoli e individui liberi da situazioni di degrado umano e di negazione di diritti fondamentali della persona”.
Ma è focalizzando ancora l'attenzione sulla cittadinanza per i giovani immigrati di seconda generazione che il Capo dello Stato è intervenuto nuovamente nel campo dell'immigrazione in occasione dell'ultimo discorso di fine anno del primo mandato al Quirinale, il 31 dicembre scorso. “Già un anno fa – aveva detto il Presidente parlando al Paese – avevamo 420mila minori extracomunitari nati in Italia. E' concepibile che, dopo essere cresciuti ed essersi formati qui, restino stranieri in Italia?”

torna all'inizio del contenuto
Pubblicato il: Sabato, 20 Aprile 2013 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

Valuta questo sito

torna all'inizio del contenuto