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Migrazione e mobilità dei lavoratori

13/10/2014

Lo studio si intitola “Conciliare la migrazione economica con le esigenze del mercato del lavoro”

Per affrontare le conseguenze dell’invecchiamento della popolazione, l’UE dovrà eliminare le disparità di genere e aumentare la partecipazione di lavoratori di tutte le età al mercato del lavoro, ma non va sottovalutato il ruolo fondamentale della mobilità e della migrazione. E' questa la conclusione principale della relazione intitolata “Matching Economic Migration with Labour Market Needs”, ovvero “Conciliare la migrazione economica con le esigenze del mercato del lavoro”, frutto della collaborazione tra la Commissione europea e l'organizzazione per la Cooperazione e sviluppo economico (Ocse).
Lo studio è stato condotto per un periodo di tre anni ed ha avuto come area d'interesse l'Europa e altri paesi Ocse (come Stati Uniti e Canada). In particolare è stata condotta una vera e propria analisi sulla disponibilità e i potenziali ambiti applicativi delle competenze dei migranti, soprattutto in relazione alla crescita del mercato del lavoro e al contro-bilanciamento degli effetti di una popolazione europea la cui età media si alza sempre di più. Secondo le previsioni attuali, infatti, tra il 2013 e il 2020, in Europa, la popolazione in età lavorativa (dai 15 ai 64 anni) diminuirà di 7,5 milioni. Sottratta la migrazione netta, si arriverebbe ad un ulteriore calo della popolazione in età lavorativa fino ad un massimo di 11,7 milioni. Tuttavia, le cause di queste cifre piuttosto negative sembrano essere non soltanto demografiche. Secondo l'Indagine sull'impresa europea realizzata da Eurofound, infatti, nonostante la stagnazione del mercato del lavoro e la mancanza di opportunità lavorative, nel 2013 un numero pari al 40% delle imprese europee ha avuto difficoltà a reperire manodopera con le competenze necessarie. In questo contesto - si afferma nella relazione - il ruolo della migrazione è quindi duplice: da un lato essa può contribuire positivamente alla crescita del mercato del lavoro; dall'altro, può controbilanciare gli effetti dell'invecchiamento della popolazione, a patto, però, che i Paesi sappiano coniugare in modo giusto i bisogni del mercato del lavoro con le caratteristiche e competenze dei migranti.
La relazione delinea inoltre tre risposte programmatiche e complementari per le questioni portate alla luce. In primo luogo, sarebbe necessario rimuovere le rimanenti barriere alla mobilità all'interno del mercato unico, al fine di garantire una ripartizione delle competenze più armoniosa ed efficiente. Secondariamente, si dovrebbe puntare a migliorare l'integrazione di migranti provenienti da paesi terzi, allo scopo di evitare lo spreco di capitale umano. In ultimo, i paesi dovrebbero impegnarsi ad attrarre i lavoratori migranti altamente qualificati.

Promuovere la mobilità del lavoro all’interno dell’UE
I lavoratori migranti all'interno dell'UE offrono un contributo evidente alla crescita globale dell'occupazione: le persone che migrano tra paesi dell'UE presentano un tasso di occupazione (68%) più alto rispetto a quello dei cittadini del paese ospitante (64,5%). La mobilità all'interno dell'UE permette inoltre un uso più efficiente delle risorse umane tramite il trasferimento di manodopera e competenze dalle regioni o dai paesi di minor domanda a quelli in cui sono maggiormente richiesti. Secondo la relazione, sarà necessario intervenire a livello programmatico per continuare a rimuovere gli ostacoli alla mobilità. Favorire la mobilità del lavoro all’interno dell’UE richiederà anche strumenti più efficaci di conciliazione delle competenze e una maggiore promozione dell'apprendimento delle lingue,

Migliorare l'integrazione di migranti provenienti da paesi terzi
Nel 2013 il tasso di occupazione dei cittadini di paesi terzi residenti nell'UE era inferiore di 12 punti percentuali rispetto a quello della media dei cittadini (52,6% contro 64,5%), con un divario ancora più marcato nel confronto tra persone con un'istruzione terziaria. La relazione sottolinea che questo notevole spreco di capitale umano potrebbe essere ridotto in particolare agevolando il riconoscimento di diplomi stranieri, garantendo agli immigranti l'accesso ai programmi attivi per il mercato del lavoro di maggior efficienza e fornendo una formazione linguistica adeguata alle competenze dei migranti nei paesi di destinazione.

Attrarre i lavoratori migranti altamente qualificati di cui ha bisogno il mercato del lavoro dell'UE
Esiste attualmente un livello ridotto di migrazione di manodopera qualificata da paesi terzi verso la maggior parte degli Stati membri dell'UE, nonostante il fatto che i paesi abbiano liberalizzato le norme sulla migrazione. Secondo la relazione, tale effetto è dovuto principalmente al sistema di ammissione legale nel paese ospitante e al fatto che nella maggior parte dei paesi i datori di lavoro sono restii ad assumere lavoratori stranieri. La relazione sottolinea diverse opzioni disponibili per gli interventi futuri, quali la ricerca di un migliore equilibrio tra la dipendenza dalla richiesta dei datori di lavoro e i meccanismi di salvaguardia, e il miglioramento degli strumenti di conciliazione che consentano ai datori di lavoro di individuare i potenziali lavoratori migranti, compresi gli studenti stranieri.

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Pubblicato il: Lunedì, 13 Ottobre 2014 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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