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Mattarella, “abbattere pregiudizi e diffidenze”

31/12/2015

“Le comunità straniere in Italia sono chiamate a collaborare con le istituzioni contro i predicatori di odio”

Abbattere diffidenze e pregiudizi reciproci; accoglienza ma anche rigore; collaborazione dei migranti contro i predicatori d'odio. Sono fra i temi centrali, riguardo il tema immigrazione, toccati dal Capo dello Stato Sergio Mattarella nel discorso di fine anno 2015 alla nazione. Ma il presidente è entrato anche nel merito “tecnico” del fenomeno migratorio, auspicando un maggiore protagonismo dell'Unione Europea nel governarlo. Riguardo i richiedenti protezione internazionale, l'auspicio del presidente è che vengano varate regole comuni per distinguere tra chi ha e chi non ha diritto all'asilo. E poi, venendo al cammino di inclusione dei migranti in Italia, un accenno al prezioso ruolo di badanti, colf e baby sitter. Fra gli altri spunti, non ultimo, il contributo dei migranti alle casse dello Stato, superiore a quanto ricevuto.
Ecco l'intero, corposo passaggio sul tema immigrazione tratto dal discorso di fine anno di Sergio Mattarella.

“In questo periodo masse ingenti di persone si spostano, anche da un Continente all'altro, per sfuggire alle guerre o alla fame o, più semplicemente, alla ricerca di un futuro migliore. Donne, uomini e bambini: molti di questi muoiono annegati in mare, come il piccolo Aylan e, ormai, purtroppo anche nell'indifferenza. Il fenomeno migratorio nasce da cause mondiali e durerà a lungo. Non ci si può illudere di rimuoverlo, ma si può governare. E si deve governare. Può farlo con maggiore efficacia l'Unione Europea e la stiamo sollecitando con insistenza. Occorrono regole comuni per distinguere chi fugge da guerre o persecuzioni e ha, quindi, diritto all'asilo, e altri migranti che vanno invece rimpatriati, sempre assicurando loro un trattamento dignitoso. L'Italia ha conosciuto bene, nei due secoli passati, la sofferenza e la fatica di chi lascia casa e affetti e va, da emigrante, in terre lontane. Il nostro è diventato, da alcuni anni, un Paese di immigrazione. Molte comunità straniere si sono insediate regolarmente nel nostro territorio, generalmente bene accolte dagli italiani. Tanto che affidiamo spesso a lavoratrici e a lavoratori stranieri quel che abbiamo di più caro: i nostri bambini, i nostri anziani, le nostre case. Sperimentiamo, giorno per giorno, sui banchi di scuola, al mercato, sui luoghi di lavoro, esperienze positive di integrazione con cittadini di altri Paesi, di altre culture e di altre fedi religiose. Il 70 per cento dei bambini stranieri in Italia, lo dice l'Istat, ha come migliore amico un coetaneo italiano. Bisogna lavorare per abbattere, da una parte e dall'altra, pregiudizi e diffidenze, prima che divengano recinti o muri, dietro i quali potrebbero nascere emarginazione e risentimenti. Serve accoglienza, serve anche rigore. Chi è in Italia deve rispettare le leggi e la cultura del nostro Paese. Deve essere aiutato ad apprendere la nostra lingua, che è un veicolo decisivo di integrazione. Larghissima parte degli immigrati rispetta le nostre leggi, lavora onestamente e con impegno, contribuisce al nostro benessere e contribuisce anche al nostro sistema previdenziale, versando alle casse dello Stato più di quanto ne riceva. Quegli immigrati che, invece, commettono reati devono essere fermati e puniti, come del resto avviene per gli italiani che delinquono. Quelli che sono pericolosi vanno espulsi. Le comunità straniere in Italia sono chiamate a collaborare con le istituzioni contro i predicatori di odio e contro quelli che praticano violenza.”

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Pubblicato il: Giovedì, 31 Dicembre 2015 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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