02/12/2011
I lavori sono stati aperti dall'assessore provinciale alla Convivenza Lia Giovanazzi BeltramiMatrimoni misti, laboratorio di convivenza
Si è tenuta oggi (2 dicembre) allo spazio archeologico del Sas di Trento la sessione trentina del convegno "Matrimoni misti: una via per l'integrazione fra i popoli", promosso dal Progetto Alteritas in collaborazione con il Comune di Verona e la Provincia autonoma di Trento. I lavori sono stati aperti dall'assessore provinciale alla convivenza Lia Giovanazzi Beltrami. Il tema dei matrimoni misti è stato affrontato nel corso del convegno - iniziato ieri a Verona - in un'ottica multidisciplinare, con il contributo di esperti di numerose discipline: archeologi, antropologi, sociologi, sociolinguisti e storici. Molti gli interrogativi a cui si è cercato di dare risposta. Innanzitutto cosa sono i "matrimoni misti"? Matrimoni fra persone di nazionalità, lingua o cultura diversa, certo, ma anche fra classi sociali diverse. La loro funzione è molteplice: possono essere veicolo di integrazione dello straniero nella comunità di accoglienza, ma possono essere usati - e ciò è avvenuto spesso in passato - anche per stringere alleanze e suggellare la pace. Ed ancora: si è indagato sulla dimensione in cui si muovono i figli delle coppie miste, sulla lingua o sulla cultura a cui nel tempo aderiscono con maggior forza, quando non danno vita ad una sorta di terza cultura, sintesi e superamento di quelle di provenienza.
Ad aprire i lavori l'assessore Beltrami, che ha sottolineato come "per capire l'oggi e individuare le linee guida per il domani sia determinante ripercorrere il cammino della storia. Per questo anche la Provincia e il Cinformi hanno aderito a questa proposta, che affronta il tema dei matrimoni misti in un'ottica sia sincronica che diacronica. E' un evento che apre il Trentino, terra di confine, da sempre vocata agli incontri e agli scambi, anche alla dimensione internazionale e ci mette a confronto con una realtà che interessa tutte le culture e tutti i popoli. I giovani trentini che, ad esempio, tutti gli anni, e fino purtroppo ai recentissimi eventi, si recano in Siria, e visitano i siti archeologici di quel paese, rimangono colpiti dal fatto che in essi si ritrovano i segni del passaggio, ma anche della convivenza, di molte religioni e di molti popoli diversi. Sono segni da leggere con attenzione, perché tessono un filo importante fra il passato e il presente e ci aiutano a leggere l'oggi con occhio più critico e consapevole."
Livio Cristofolini ha portato invece i saluti e la convinta adesione della Soprintendenza per i beni librari, archivistici e archeologici della Provincia, ad un evento "che fa del Trentino un oggetto di studio, relativamente ad una tematica molto significativa, ma al tempo stesso ci mette nella condizione di guardare oltre i nostri confini, con un approccio interdisciplinare". Introdotti da Simona Marchesini i lavori sono poi proseguiti fino al tardo pomeriggio di oggi e si sono conclusi con una visita allo spazio archeologico sotterraneo del Sas di Piazza Battisti.
Tanti gli stimoli giunti dai vari relatori - provenienti da Germania, Inghilterra, Finlandia, Giappone, Indonesia, oltre che dall’Italia - che si sono alternati sul palco, impossibile sintetizzarli tutti.
Ciò che è certo è che i matrimoni misti sono un momento di contatto e integrazione tra i popoli molto significativo, una costante che attraversa i secoli e che rappresenta uno dei tratti più importanti della società multiculturale, oggi come in passato. Nel corso del convegno - organizzato, lo ricordiamo, in collaborazione con l’assessorato alle Relazioni con i cittadini del Comune di Verona, il centro Cinformi e la Soprintendenza per i Beni librari, archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento - si è cercato di capire quali sono i diversi meccanismi che regolano il fenomeno nel passato e nel presente, con l'aiuto di archeologi, antropologi, sociologi, sociolinguisti e storici.
Molto interesse ha suscitato il tema delle differenze religiose; in verità, se prescindiamo dalla crescita della presenza in Europa di persone di fede islamica, per effetto delle migrazioni, esso sembra essere meno importante che in passato. Nel Medio Evo ad esempio la religione era un fattore di identificazione fondamentale; con l'avvento della secolarizzazione il suo peso, anche all'interno del matrimonio, è diminuito, mentre più importanti sono diventati i fattori linguistici o socioeconomici. Riguardo alla lingua, peraltro, nel Medio Evo era molto comune che le persone in Europa parlassero - anche approssimativamente - più lingue, in genere, in molti paesi, il latino, come lingua "franca" e poi gli idiomi locali. Con la nascita degli Stati e l'affermarsi della nazionalità, invece, il monolinguismo è diventato predominante, e ciò ha finito con il condizionare anche le scelte matrimoniali.