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La cittadinanza “sostanziale”

25/10/2012

Il contributo dell'Euregio nelle politiche d'integrazione degli immigrati e di convivenza in Tirolo, Alto Adige e Trentino

Per uno straniero l’acquisizione della cittadinanza rappresenta un’importante tappa del percorso migratorio. Da un lato “ufficializza” un senso di appartenenza alla nuova comunità di cui oggi fa parte, ma dall’altro – molto concretamente – rappresenta una “certificazione” spesso necessaria per l’accesso a determinati diritti e servizi. Ma accanto alla cittadinanza formale, ne esiste anche una “sostanziale”: è quella che le comunità - e i governi locali in loro rappresentanza – possono riconoscere ai cittadini immigrati. Se n’è parlato recentemente al Palazzo della Regione a Trento nel convegno "Oltre la cittadinanza: identità, partecipazione e senso d'appartenenza. Il contributo dell'Euregio nelle politiche d'integrazione degli immigrati e di convivenza in Tirolo, Alto Adige e Trentino". L’evento è stato organizzato dal GECT (Euregio Tirolo- Alto Adige-Trentino) e dal Cinformi in collaborazione con Zemit ed Eurac. Proprio sul concetto di cittadinanza sostanziale si è soffermata nell’intervento di apertura l’assessore alla Solidarietà internazionale e alla Convivenza della Provincia autonoma di Trento Lia Giovanazzi Beltrami. “I nuovi trentini – ha detto – sono impegnati attivamente nel mondo dell’associazionismo e del volontariato, ‘cuore pulsante’ di questa comunità di cui oggi fanno pienamente parte. Le politiche adottate in Trentino di fronte al fenomeno migratorio, attraverso il Piano Convivenza approvato dalla Giunta provinciale, hanno consentito ai cittadini stranieri di mantenere la loro identità e di sentirsi nel contempo anche trentini al 100%”.
Questa cittadinanza “sostanziale”, attribuita direttamente dalla comunità, segue un percorso ben diverso da quello, ben più complesso, della cittadinanza formale; un percorso ricostruito ieri da Simone Penasa (dottore di ricerca in Studi Giuridici Comparati ed Europei dell’Università di Trento) e caratterizzato da tempi lunghi, discrezionalità nella decisione e disomogeneità di valutazione all’interno della cornice europea.
In questo quadro i governi locali, con particolare riferimento ai territori dell’Euregio, possono fare molto nel campo della cittadinanza “realmente riconosciuta”.
Alcune indicazioni operative e linee metodologiche sono emerse, a tal proposito, dai lavori di gruppo che ieri hanno seguito la prima parte del convegno. Tra le priorità, la conferma e la condivisione di buone prassi nell’area dell’Euregio nel campo della convivenza; stimolare l’attenzione positiva dei media per incidere positivamente sulla percezione del fenomeno migratorio da parte della comunità; incentivare l’associazionismo dei cittadini immigrati come canale di contatto privilegiato fra autoctoni e stranieri; favorire l’incontro fra culture (interculturalismo) affinchè l’attribuzione della cittadinanza sostanziale non passi attraverso una visione assimilazionista.
Una serie di interventi che potrà portare ad una rinnovata visione della presenza dei cittadini immigrati da parte della comunità e, come possibile conseguenza, a rinnovate modalità di accesso ai servizi gestiti dagli enti locali. La prossima tappa sarà la creazione di gruppi di lavoro, nella cornice dell’Euregio, che avranno il compito di tradurre nella pratica queste proposte.

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Pubblicato il: Martedì, 16 Ottobre 2012 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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