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L’immigrazione nel mondo, nell'UE, in Italia e in Trentino

28/10/2021

Ecco i principali indicatori che emergono dal Dossier Idos 2021

Dallo scenario globale al quadro locale. Il Dossier statistico Idos, giunto alla 31° edizione e presentato il 28 ottobre 2021 in tutta Italia, offre un’analisi socio-statistica delle migrazioni. Il volume è curato dal Centro studi e ricerche Idos in collaborazione con il Centro studi Confronti e con l’Istituto di studi politici “S. Pio V”. Di seguito, i dati principali.

L’immigrazione nel mondo
A metà 2020 i migranti nel mondo sono 281 milioni (per il 48% donne), un numero pari al 3,6% dell’intera popolazione planetaria (7,8 miliardi di abitanti), cresciuti in un solo anno di ben 9 milioni. Nonostante la pandemia e la chiusura di alcune frontiere, l’aumento dei migranti internazionali ha superato la crescita media del quadriennio precedente (+6 milioni all’anno).
Se si considera che nel 2000 essi erano 173 milioni, si osserva che in 20 anni sono cresciuti di ben 108 milioni (+2,4% all’anno in media), con un ritmo particolarmente sostenuto per i migranti forzati (quasi quadruplicati nello stesso periodo: da 22,9 a 82,4 milioni). Tuttavia, nel 2020 le restrizioni alla mobilità umana sembrano aver penalizzato soprattutto i profughi.

Il quadro UE
All’inizio del 2020 gli stranieri residenti nei 27 Paesi dell’UE (Regno Unito escluso, a Brexit ormai compiuta) sono 36,5 milioni (l’8,2% di tutta la popolazione residente), di cui i non comunitari ammontano a poco più di 22 milioni. Il primo Paese per numero di residenti stranieri continua ad essere la Germania (circa 10,4 milioni, il 12,4% della popolazione complessiva), seguita a distanza dalla Spagna (oltre 5,2 milioni e 11,0%) e dalla Francia (5,1 milioni e 7,6%). L’Italia è quarta con poco più di 5 milioni di residenti stranieri, l’8,4% della popolazione totale (in linea con la media Ue). Questi primi 4 Paesi di immigrazione assommano il 70% delle presenze straniere nell’Unione.

L’immigrazione in Italia
Il numero dei residenti stranieri in Italia (5.013.200 a fine anno, l’8,5% dell’intera popolazione residente) registra il calo annuo più consistente degli ultimi 20 anni (-26.400 e -0,5% rispetto al 2019). Hanno concorso a questa diminuzione diversi fattori: in primo luogo, anche tra la popolazione straniera si registra sia una diminuzione dei nuovi nati (59.400: -3.500 e -5,6% rispetto al 2019), che comunque continuano a incidere per un settimo (14,7%) sul totale delle nascite nell’anno, sia un incremento dei morti (9.300: +1.900 e +25,5% rispetto al 2019).
Ma, soprattutto, si è registrato – a causa dei blocchi della mobilità internazionale – un notevole calo sia degli ingressi di stranieri in Italia (177.300 nuove iscrizioni anagrafiche dall’estero: -33,0% e -87.300 rispetto all’anno precedente), sia dei loro trasferimenti oltre confine, per rimpatri o migrazioni in altri Paesi (29.700 cancellazioni anagrafiche per l’estero: -27.800 e -48,4% annui).
Così, nonostante tra i cittadini stranieri, al contrario degli italiani, restino positivi tanto il saldo naturale (eccedenza dei nati sui morti per 50.000 unità) quanto quello migratorio (eccedenza degli ingressi sugli espatri per 147.600 unità), l’immigrazione non è bastata ad attenuare il declino demografico del Paese nell’anno della pandemia. Se a tutto ciò si aggiungono anche le 132.700 acquisizioni di cittadinanza italiana avvenute nel 2020 (+5.700 rispetto al 2019), si completa il quadro dei fattori che hanno determinato il calo della popolazione straniera residente in Italia.
Il 51,9% degli stranieri in Italia è di genere femminile e per quasi la metà è europea, in particolare comunitaria per il 30% del totale. Seguono, sostanzialmente appaiati, gli africani (il 21,9%), per lo più dell’Africa settentrionale (13,1%) e occidentale (7,6%), e gli asiatici (21,3%); quindi gli americani (7,4%), in stragrande maggioranza dell’America Latina.
Delle quasi 200 collettività estere presenti, solo 14 contano più di 100mila residenti e le 10 più numerose coprono insieme il 63,3% del totale (le prime 5, il 49,3%). I romeni, con 1,1 milioni di cittadini (22,7% di tutti i residenti stranieri), si confermano i più numerosi. Seguono albanesi (410mila e 8,2%), marocchini (408mila e 8,1%), cinesi (289mila e 5,8%) e ucraini (228mila e 4,5%).
Sono invece 163.700 i richiedenti asilo e i titolari di una forma di protezione, anch’essi diminuiti in un anno di 56.500 unità (-25,7%); rappresentano il 3 per mille dell’intera popolazione del Paese (contro una media UE dell’8 per mille).
Calano i rifugiati e richiedenti asilo all’interno dei centri di accoglienza: da 183.800 a fine 2017 a 79.900 a fine 2020 (e ancora a 76.150 a fine giugno 2021), per uno svuotamento netto, in 3 anni, di 104.000 persone (-56,5%).

Il quadro in Trentino
Secondo i dati provvisori prodotti dall’Istat, la popolazione straniera in provincia di Trento al 31 dicembre 2020 ammonta a 46.576 residenti, 431 in meno rispetto all’anno precedente, con un decremento relativo dello 0,9%. La contrazione interessa sia la componente maschile (-1,1%) che quella femminile (-0,7%), con quest’ultima che rimane maggioritaria, rappresentando il 53,3% degli stranieri residenti in provincia.
L’incidenza degli stranieri sul totale dei residenti si mantiene all’8,6%, un valore inferiore di due punti percentuali a quello medio del Nord-Est (10,6%) e di circa un punto percentuale rispetto a quello registrato in provincia di Bolzano (9,5%).
La mobilità della popolazione straniera ha risentito significativamente degli effetti della pandemia da Covid-19 e del lockdown.
L’ordine della graduatoria delle prime dieci nazionalità non cambia: il gruppo romeno rimane saldamente al primo posto (22,2% del totale degli stranieri), seguito da albanesi (11,6%) e marocchini (7,9%). Più in generale, tra gli stranieri residenti in provincia quote ormai analoghe, che sfiorano il 31%, spettano ai cittadini dell’Europa centro-orientale e ai comunitari; l’11,4% è riconducibile ai residenti dall’area settentrionale dell’Africa, e il 10,2% a quelli dall’Asia centro-meridionale.
Dalla distribuzione per età della popolazione straniera si evince una significativa presenza di individui nelle classi giovani: i minorenni sono poco più di un quinto del totale (21,3%) e la quota più elevata di stranieri si colloca nella classe d’età 30-39 anni (22,2%), in corrispondenza della quale l’incidenza degli stranieri sul totale dei residenti assume il valore più elevato (17,0%).
Nel 2020 risulta molto decisa la crescita di acquisizioni di cittadinanza italiana, in provincia più che nella media italiana e del Nord-Est: sono state 2.062, con una variazione pari a +25,6%, e una prevalenza femminile (51,4%) tra i nuovi cittadini italiani meno accentuata nel confronto con il 2019.
Guardando ai nati stranieri, si nota una perdita di oltre un punto percentuale del loro peso sul totale dei nati in provincia nel 2020, sceso al 15,6%.
Non subisce, invece, sostanziali scostamenti da un anno all’altro la quota di alunni stranieri sul totale della popolazione scolastica: nell’a.s. 2019/2020 rappresentano il 12,0%, con un volume che si rafforza di quasi un centinaio di unità, portandosi a 9.517 studenti.
Il quadro dei richiedenti protezione internazionale inseriti nel progetto di accoglienza straordinaria provinciale si definisce per una presenza che al primo agosto 2021 è di 515 persone, un valore inferiore del 9,5% rispetto a quello registrato a fine 2020 e del 37,5% rispetto alla fine del 2019. D’altra parte, nei primi sette mesi dell’anno il numero di ospiti usciti dal progetto (167) è stato nettamente superiore a quello dei nuovi inserimenti (106). Le prime due nazionalità danno conto del 70% del panorama complessivo delle nazionalità degli accolti in progetto: si tratta di quella pakistana (38,3%), cui peraltro è attribuibile quasi totalmente la movimentazione dei nuovi ingressi in progetto, e della nigeriana (31,1%).

Sito del Centro studi e ricerche Idos

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Pubblicato il: Giovedì, 28 Ottobre 2021 - Ultima modifica: Lunedì, 28 Marzo 2022

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