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"L'Autonomia trentina modello nella gestione dell'accoglienza"

04/08/2015

Dopo la visita al Campo di Marco di Rovereto l'incontro con il Consiglio delle Autonomie

Visita dell'assessore provinciale alla Salute e Politiche sociali Luca Zeni, assieme al sindaco di Rovereto Francesco Valduga, al Centro della Protezione Civile di Marco, che attualmente accoglie circa 185 profughi, di cui una cinquantina arrivati proprio nelle scorse ore dalla Sicilia. "Un atto doveroso nei confronti di tutti coloro che si adoperano per dare un'accoglienza dignitosa a persone che fuggono da situazioni di grande sofferenza - ha detto oggi (4/8/2015) l'assessore - e soprattutto del comune di Rovereto, che sta facendo la sua parte responsabilmente, anche se sottoposto a una pressione notevole. L'impegno che il Trentino dell'Autonomia, con l'insieme delle sue istituzioni, deve assumersi, nei confronti di un fenomeno che va al di là della pura emergenza, e che sembra destinato a protrarsi nel tempo, è quello di lavorare in maniera unitaria. Se ognuno si assume le proprie responsabilità, pensiamo sarà possibile migliorare ulteriormente il nostro modello di accoglienza, suddividendo i flussi di profughi in gruppi di dimensioni contenute, da distribuire in maniera più omogenea sul territorio. Tutto questo al fine di migliorare l'accettazione sociale e creare le premesse per una integrazione di lungo periodo, considerato che la permanenza media dei richiedenti asilo si avvicina ai due anni."
Un obiettivo condiviso dal sindaco Valduga che ha sottolineato come l'accoglienza sia doverosa ma nel quadro di un impegno generale, che preveda compiti e responsabilità condivise fra tutte le amministrazioni. Per questo Rovereto rivolge un appello agli altri comuni, affinché si impegnino concretamente sul versante della solidarietà.
La visita è stata guidata dal responsabile del centro Cinformi della Provincia autonoma di Trento Pierluigi La Spada, che gestisce anche la realtà di Marco di Rovereto assieme alla Croce Rossa, che si fa carico della fase di accoglienza e dei primi interventi di carattere medico-sanitario. A regime l'obiettivo a cui tendere è quello di una struttura che dia ospitalità a non più di un'ottantina di profughi, in particolare coloro che hanno presentato alle autorità italiane la prevista domanda di asilo, il cui iter di esame è generalmente di due anni. Per questo motivo si stanno anche approntando dei moduli abitativi autonomi sul modello di quelli realizzati dal Trentino in Emilia Romagna dopo l'emergenza terremoto. Ciò anche con lo scopo di restituire alla Protezione civile tutti gli spazi di cui abbisogna per svolgere le attività di formazione per le quali il Centro era stato originariamente concepito.
Per il resto gli operatori della struttura non segnalano situazioni di particolare difficoltà o disagio. Il turn over è molto elevato, sia perché molti immigrati, una volta arrivati in Trentino, lo lasciano immediatamente per raggiungere amici e parenti in altre regioni d'Italia o all'estero, sia perché anche chi si ferma viene poi smistato, a seconda delle esigenze, in altre strutture. Ma naturalmente anche tra i profughi di Marco si registrano storie drammatiche: qui ad esempio sono ospitati 40 dei 60 sopravvissuti del naufragio al largo delle coste libiche nel quale, lo scorso aprile, persero la vita 400 persone.

Nello stesso giorno della visita a Marco di Rovereto, l'assessore Zeni ha avuto un incontro con il Consiglio delle Autonomie. Fare assieme, impostare un percorso comune: questo il senso della proposta avanzata dall'assessore provinciale alla salute e politiche sociali, che ha fatto seguito al sopraluogo compiuto nel pomeriggio al Centro di Marco. "Vogliamo iniziare un percorso di condivisione con i Comuni e le Comunità - ha detto l'assessore - nella consapevolezza che quella dell'accoglienza è una responsabilità affidataci dallo Stato, che destina al Trentino una quota pari all'1% del totale dei migranti che arrivano sul territorio nazionale. Sappiamo che la media della permanenza è di 2 anni, condizionata dai tempi di esame della domanda di asilo. Lo Stato sostiene i costi di accoglienza con 30 euro al giorno per persona, che le amministrazioni utilizzano per far fronte a tutte le spese. Possiamo cercare di utilizzare le potenzialità della nostra Autonomia per dimostrare che a parità di risorse - che sono di provenienza statale - possiamo fungere da modello per il resto del Paese, in primo luogo suddividendo i grandi numeri in gruppi più piccoli in modo tale facilitare il loro inserimento nel tessuto sociale trentino. Non solo: se le condizioni di accoglienza dei migranti sono buone sarà più difficile che, al termine dei due anni, quale che sia l'esito della domanda presentata allo Stato italiano, passino in clandestinità, il che è un indubbio vantaggio anche per noi".
Poche settimane fa la quota assegnata al Trentino era pari a poco più di 500 persone, ora si è arrivati a 810, probabilmente per l'inasprirsi della situazione internazionale, in particolare in Libia. Nel resto d’Italia è il prefetto che interviene, individuando delle aree dove collocare i profughi, cosa che spesso genera tensioni con i residenti. "Come Trentino - ha detto Zeni - abbiamo chiesto di poter gestire direttamente questa problematica, nella convinzione di essere in grado di intervenire in maniera più approfondita e puntuale, vista la nostra conoscenza diretta del territorio. Abbiamo un hub a Marco che funziona soprattutto come centro di smistamento, e probabilmente ne creeremo un altro a Trento. L’iter è il seguente: le persone che richiedono asilo, e quindi decidono di fermarsi in Trentino, presentano una domanda allo Stato italiano che ha un tempo di risposta mediamente di 2 anni. Lo Stato destina alle amministrazioni che accolgono i profughi 30 euro al giorno per persona, con cui far fronte alle spese. Abbiamo di fronte a noi tre opzioni possibili: potremmo gestire il problema individuando alcuni luoghi dove accentrare le persone, anche accogliendo eventuali proposte avanzate alla Provincia da privati, e quindi centralizzando le scelte. Ma c'è un'alternativa più interessante: è quella di fare assieme questo lavoro, la Provincia assieme alle amministrazioni comunali e alle Comunità. In questo modo potremmo individuare congiuntamente spazi ed edifici pubblici, ad esempio canoniche, anche di proprietà comunale, dove collocare i migranti, o vagliando assieme proposte provenienti da privati, dando risposta a numeri di persone possibilmente contenuti.
Nulla esclude infine di sperimentare una terza strada, simile a questa che la Provincia ha percorso con lo Stato. Se le Comunità pensano di potersi assumere direttamente questa competenza, la Provincia è pronta ad esplorare anche questa modalità. E' un impegno forte e probabilmente un onere non facile da gestire, ma non la escludiamo a priori.
In ogni modo, non vogliamo applicare comunque un criterio meramente proporzionale per la distribuzione dei migranti sul territorio. Si terrà conto delle situazioni specifiche e delle peculiarità di ogni singolo contesto. Quello che chiediamo è di avviare un percorso congiunto, nella consapevolezza che il Trentino ha le potenzialità per essere, ancora una volta, modello rispetto al resto del Paese".
Alla fine del dibattito gli amministratori locali hanno manifestato apprezzamento per l'approccio ed in particolare per la possibilità di gestire in futuro piccoli numeri di migrati sui propri territori. L'impegno assunto è di organizzare nelle prossime settimane degli incontri con le conferenze dei sindaci e l'assessore Zeni al fine di ed individuare un metodo condiviso di gestione del problema.

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Pubblicato il: Martedì, 04 Agosto 2015 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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