27/10/2010
All'incontro ha partecipato anche l'assessore provinciale Lia Giovanazzi BeltramiKledi, un romanzo a lieto fine
Un percorso migratorio burrascoso, iniziato con il primo arrivo in Italia nel ’91 cui è seguito, poco dopo, il rimpatrio. Poi il ritorno, il successo televisivo, i riconoscimenti artistici e il consolidamento della carriera di ballerino. Oggi Kledi Kadiu (tra l’altro testimonial Unicef) è ormai un artista celebre, presente non solo in teatro ma anche sul grande schermo. Kledi, che stasera porta a Trento lo spettacolo di danza “Non solo Bolero”, stamane al Teatro Cuminetti ha incontrato gli studenti delle scuole superiori.
L’iniziativa è stata organizzata dal Cinformi dell’assessorato provinciale alla Solidarietà internazionale e alla Convivenza. L’incontro di oggi, ha detto sul palco del Caminetti l’assessore Lia Giovanazzi Beltrami, rientra nelle iniziative del Piano Convivenza approvato dalla Giunta provinciale. Si inserisce in un percorso di sensibilizzazione della comunità, rivolto naturalmente anche ai più giovani, che intende far conoscere non solo le ragioni delle migrazioni ma anche il vissuto di chi ha lasciato la propria terra carico di speranza. E’ proprio dalla conoscenza reciproca infatti – ha aggiunto l’assessore – e dal confronto fra le persone e le loro diverse identità che nasce una convivenza capace di rendere la comunità culturalmente e umanamente più ricca.
Protagonisti dell’incontro sono stati anche e soprattutto gli studenti, con le domande rivolte a Kledi. La carriera artistica, il percorso dall’Albania all’Italia, le seconde generazioni di immigrati: sono questi alcuni dei temi affrontati oggi.
“Non rinnegate le vostre origini”. E’ questa la raccomandazione che Kledi ha rivolto in particolare agli studenti di origine straniera, presenti fra il pubblico di ragazzi venuti per dialogare non solo con l’artista ma anche con la persona Kledi. Una persona che ha provato sulla propria pelle il dramma del rimpatrio, prima di tornare in Italia e regolarizzare la propria posizione. Per me il rimpatrio – ha detto Kledi – ha significato la distruzione dei miei sogni. Poi, al ritorno in Italia, le cose sono andate diversamente e mi sono sentito privilegiato. La gente infatti – ha aggiunto – vede gli artisti o i campioni dello sport in modo diverso dagli altri immigrati e questo non è giusto, perché tutte le persone hanno una loro dignità indipendentemente dalla loro attività. Nella percezione degli immigrati un ruolo determinante è certamente quello dei media. Non è giusto – ha affermato l’artista di origine albanese – parlare di immigrazione solo in termini negativi, nella cronaca nera.
Ma oggi si è parlato anche di danza, della carriera di Kledi, dell’impegno necessario per diventare un artista professionista. In questo campo serve una grande tenacia – ha detto Kledi – e nulla si improvvisa. Ma è importante studiare non solo la danza o altre discipline artistiche, ma anche le altre materie, per avere una buona cultura generale.
L’intervento di Kledi è stato prezioso per due motivi, ha detto l’assessore Giovanazzi Beltrami. In primo luogo perché abbiamo portato agli studenti l’esempio di una persona rimasta semplice nonostante il successo; in secondo luogo perché da Kledi è arrivato l’invito a non rinnegare le proprie radici, passaggio fondamentale nel cammino verso la convivenza.