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Integrazione, Italia indietro

09/07/2014

Una sfida importante, secondo l'Ocse, è anche l'integrazione dei figli dei migranti

L'Italia dovrebbe intensificare gli sforzi per aiutare i cittadini immigrati e i loro figli a integrarsi nella società e apprendere le competenze necessarie per migliorare le loro prospettive di lavoro e guadagno. Lo afferma un recente rapporto dell'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Dal punto di vista lavorativo, afferma l'Ocse, molti cittadini immigrati sono “intrappolati” in occupazioni a bassa retribuzione e sono tra i lavoratori più poveri, oltre ad essere stati duramente colpiti dalla crisi economica internazionale. Il tasso di occupazione dei migranti è sceso al 72% nel 2012, con un calo di 10 punti percentuali rispetto al 2008, due volte quello dei lavoratori autoctoni. Quasi la metà delle donne di origine straniera regolarmente occupate lavora come “badante” per gli anziani, settore che peraltro risente della contrazione del risparmio delle famiglie. Complessivamente, nel 2012 i cittadini immigrati compongono il 31% (fra gli uomini) e il 40% (fra le donne) dei posti di lavoro poco qualificati.
E' necessario, afferma l'Ocse, un coordinamento più chiaro ed efficiente degli organi istituzionali impegnati nell'integrazione. Tra gli interventi necessari, vi sarebbero la riduzione della burocrazia e il miglioramento del coordinamento nell'offerta di formazione linguistica.
Una sfida importante a lungo termine, secondo l'Ocse, è l'integrazione dei figli dei migranti nel sistema educativo e nel mondo del lavoro. Fattori importanti, a tal fine, sarebbero un buon apprendimento della lingua autoctona e l'acquisizione della cittadinanza, che secondo l'Ocse andrebbe incoraggiata.

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Pubblicato il: Mercoledì, 09 Luglio 2014 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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