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In Trentino prosegue l'accoglienza dei profughi

11/12/2012

In attesa che lo Stato dia indicazioni formali prosegue l'accoglienza oltre il 31 dicembre 2012

L’accoglienza dei profughi accolti in Trentino nell’ambito dell’emergenza Nord Africa proseguirà oltre la fine di quest’anno. Il termine dello stato di emergenza nazionale è stato fissato al 31/12/2012 e il Governo non ha ancora dato indicazione formale sull’eventuale proseguimento del progetto di accoglienza. La Giunta provinciale di Trento, su proposta dell'assessore alla Solidarietà internazionale e alla Convivenza Lia Giovanazzi Beltrami, ha quindi ritenuto necessario programmare tale proseguimento, nelle more delle decisioni dello Stato, tenuto conto delle oggettive difficoltà per queste persone nel raggiungimento di un’autonomia economica e sociale entro il termine definito. Tali difficoltà sono dovute allo scarso tempo restante a disposizione, alle limitate competenze linguistiche e alla sfavorevole congiuntura economica che sta attraversando il Paese, nonché al divieto di lavoro per i primi sei mesi di accoglienza. A ciò si aggiungono le ulteriori difficoltà nella contemporanea uscita al 31/12/2012, in pieno inverno, di 161 persone dagli appartamenti dove sono oggi alloggiati. La recente delibera della Giunta provinciale autorizza pertanto la prosecuzione dell'accoglienza dei 161 migranti accolti al 7/12/2012 fino al raggiungimento dei ventiquattro mesi dalla data di arrivo in Trentino. Il proseguimento dell’accoglienza dei migranti sarà subordinato al loro impegno a ricercare lavoro e a rispettare la “Disciplina dell’accoglienza temporanea negli alloggi”. Ma sarà subordinato anche alla disponibilità dei profughi a svolgere, qualora non dovessero lavorare, fino a 500 ore di attività di formazione e/o di volontariato utile per la comunità. Se i migranti accolti troveranno lavoro, dovranno compartecipare alla spesa dell’accoglienza.

I profughi in Trentino: oltre l’accoglienza
“L'accoglienza dei migranti per l’emergenza del Nord Africa va oltre la risposta ai bisogni primari. E' stata attivata una progettualità che ridisegna, per queste persone, un nuovo percorso di vita. Per questo, accanto all'ospitalità di base, sono state promosse costantemente attività formative e di socializzazione. La dimensione umana di queste persone è al primo posto nel progetto di accoglienza attuato in Trentino.” Così l'assessore alla Solidarietà internazionale e alla Convivenza della Provincia autonoma di Trento, Lia Giovanazzi Beltrami, sintetizza l'approccio con il quale la Provincia ha risposto ad una precisa richiesta del Paese riguardo l'emergenza umanitaria del Nord Africa. Le persone arrivate in Trentino, circa la metà rispetto alla cifra massima prevista inizialmente, hanno alle spalle un vissuto di lunga sofferenza e, nel viaggio verso l'Italia, anche di agonia. Qui stanno coltivando la speranza di una nuova vita, di un nuovo inizio. Per coordinare le azioni per l'emergenza umanitaria del Nord Africa la Giunta provinciale di Trento ha istituito una “cabina di regia” composta da un tavolo di coordinamento istituzionale e da un tavolo di coordinamento tecnico. A questi si è aggiunto un gruppo di soggetti che svolgono attività per valorizzare il tempo libero dei migranti. Nel complesso una grande rete per un'accoglienza a 360 gradi che tra l'altro comporta un costo giornaliero (a carico dello Stato e anticipato dalla Provincia) per ogni richiedente protezione internazionale sinora molto inferiore al tetto massimo previsto dal Sistema nazionale di protezione civile. Questo nonostante le molte attività che vengono organizzate per i migranti, tenendo conto che il diritto internazionale in materia di asilo non consente loro di lavorare per i primi sei mesi dall'arrivo in Italia. Iniziative che spaziano dalla formazione (come i corsi di italiano) alle occasioni di incontro con la comunità locale. Nei diversi comuni dove i profughi risiedono, la rete dell'accoglienza è particolarmente attiva nell'organizzazione di riunioni e assemblee con le associazioni e quindi con la comunità locale. Le persone che rientrano nel progetto di accoglienza hanno sempre risposto con grande entusiasmo a tutte le proposte organizzate sul territorio all'insegna del dialogo, dell'incontro, del confronto e della conoscenza reciproca, scoprendo tra l'altro la cultura e le tradizioni trentine.

Profughi, 20.000 ore spese per la comunità
Non hanno voluto starsene “con le mani in mano” i profughi accolti in Trentino nell'ambito dell'emergenza umanitaria Nord Africa. Anche perché impiegare in modo utile il tempo a disposizione è stato fondamentale per queste persone, che hanno voluto rendersi utili al servizio della comunità che li accoglie. Ma facciamo un passo indietro. La valorizzazione del tempo libero dei profughi è sempre stata tra i punti qualificanti della risposta trentina all'emergenza Nord Africa e la rete dell'accoglienza si è attivata da subito in questa direzione. Accanto alle occasioni di incontro e scambio culturale fra i richiedenti protezione internazionale e la comunità locale, si è pensato sin dall'inizio di attivare delle iniziative che potessero coniugare un'esperienza formativa (fondamentale per la ricerca di lavoro) e il desiderio dei profughi di rendersi “socialmente utili”. Ed è questa la formula sulla quale si sono basati i “Progetti Formativi Volontariato” avviati e portati a compimento fra il 2011 e il 2012. Sono stati coinvolti diversi Comuni del Trentino oltre ad alcune cooperative. In tutti i progetti sono state svolte, soprattutto sul campo, attività formative quali lo sviluppo di capacità relazionali e di pre-requisiti lavorativi, l'inserimento nel territorio e l'elaborazione di comportamenti consoni ad esso, la comprensione del valore del volontariato e dell'impegno sociale e la formazione in materia di normative di sicurezza sul lavoro. Nel complesso, un'ottantina di profughi ha dedicato a queste attività di volontariato circa 20.000 ore, in media circa 240 ore a testa. Fra le varie attività hanno pulito sentieri e parchi, imbiancato mura imbrattate o rovinate, sistemato panchine, strade e marciapiedi, abbellito aree urbane e pulito magazzini comunali. E dopo i progetti di volontariato, i richiedenti protezione internazionale accolti in Trentino si sono attivati anche in percorsi formativi avviati in collaborazione con istituti professionali, associazioni di categoria e alcune cooperative. Circa 200 profughi hanno dedicato a queste attività mediamente 140 ore a testa con un obiettivo preciso: imparare un lavoro. Hanno ricevuto, a seconda dei percorsi frequentati, elementi formativi nei settori della meccanica, delle lavorazioni elettriche, delle autoriparazioni, della panificazione, dell'assistenza, della zootecnia e dell'informatica. La voglia di impegnarsi e di investire nel proprio futuro si è già tradotta anche nella frequenza dei corsi di lingua e cultura italiana organizzati in parte presso il Cinformi (Centro informativo per l’immigrazione della Provincia autonoma di Trento) e in parte presso i Centri EdA (Centri Educazione Adulti): i profughi hanno dedicato 280 ore a testa per seguire le lezioni dei 45 corsi organizzati. “Sul piano del lavoro, ma più in generale dell'inclusione sociale – afferma l'assessore provinciale alla Solidarietà internazionale e alla Convivenza Lia Giovanazzi Beltrami – in Trentino ci siamo adoperati per mettere i profughi nelle condizioni – tenendo conto della sfavorevole congiuntura economica – di essere completamente autosufficienti ed entrare a far parte, nel rispetto e nell'osservanza dei reciproci diritti e doveri, di questa comunità.”

Scheda:
il progetto di accoglienza in Trentino per l’emergenza Nord Africa
Nel 2011 la Giunta provinciale aveva approvato un intervento straordinario per l’accoglienza in Trentino di persone bisognose di protezione internazionale nell’ambito del Piano nazionale per l'emergenza Nord Africa, in adempimento dell’intesa tra il Governo, le Regioni, le Province autonome e gli Enti locali. Gli interventi che la Provincia autonoma di Trento ha posto in essere per l’accoglienza delle persone bisognose di protezione internazionale sono stati effettuati sulla base del “Protocollo di procedura di accoglienza” adottato dalla Giunta provinciale di Trento con deliberazione del 2003, modificato nel 2007. Il compito di attuare gli interventi previsti è stato demandato ai responsabili delle strutture provinciali competenti in materia di protezione civile (per le attività straordinarie) e di immigrazione (per le attività ordinarie). In estrema sintesi le attività svolte secondo i bisogni rilevati sono state le seguenti:
- alloggio in pronta accoglienza o semiautonomia;
- vitto e buoni spesa per necessità personali;
- corsi di lingua e cultura italiana;
- attività formative socio-lavorative;
- iniziative culturali e di conoscenza del territorio;
- accompagnamento ai servizi socio-sanitari;
- supporto psico-sociale;
- mediazione interculturale;
- tessere trasporto pubblico;
- assistenza procedure domanda di asilo.
Dall’inizio dell’emergenza Nord Africa sono state accolte in Trentino 223 persone. Ai primi di dicembre 2012 le persone ancora nel progetto sono 161 (6 nuclei familiari con 3 neonati, 142 singoli adulti e 4 minori non accompagnati), provenienti da: Bangladesh (4), Benin (1), Burkina Faso (6), Camerun (2), Ciad (5), Congo (2), Costa D’Avorio (10), Etiopia (1), Gambia (4), Ghana (14), Guinea (1), Guinea Bissau (2), Libia (3), Mali (36), Marocco (3), Mauritania (1), Niger (8), Nigeria (21), Senegal (2), Sierra Leone (1), Siria (1), Somalia (28) e Sudan (5). Le 161 persone sono ospitate in 39 alloggi dislocati sul territorio provinciale, soprattutto a Trento e Rovereto.

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Pubblicato il: Mercoledì, 12 Dicembre 2012 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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