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Imprenditoria, la “spinta” dei migranti

14/12/2016

Le circa 550mila imprese dei “nuovi cittadini” producono 96 miliardi di euro di valore aggiunto, il 6,7% della ricchezza complessiva

Oltre 550mila imprese (in gran parte individuali) che generano ricchezza ogni giorno. Una spinta incessante a fare impresa che non si è arrestata nemmeno negli anni duri della crisi: tra il 2011 e il 2015 sono cresciute di oltre il 21%. Parliamo delle imprese condotte da migranti in Italia, al centro del Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2016 realizzato da Idos in collaborazione con Cna e MoneyGram.
Sono oltre 550mila le aziende a guida immigrata registrate in Italia alla fine del 2015 - il 9,1% del totale - e producono 96 miliardi di euro di valore aggiunto, il 6,7% della ricchezza complessiva. Tra il 2011 e il 2015 sono aumentate di oltre il 21%, cioè di 97mila unità, mentre nello stesso periodo il numero delle imprese registrate in Italia ha fatto rilevare un calo complessivo dello 0,9%.
Il commercio, in continuo aumento, rappresenta il principale ambito di attività con 200mila aziende a guida immigrata. Segue, seppur fortemente provata dalla crisi, l’edilizia con 129mila imprese straniere. Notevole è anche il comparto manifatturiero, con oltre 43mila aziende, caratterizzato come l’edilizia da una forte dimensione artigiana. Sono artigiane, infatti, oltre 4 imprese edili immigrate su 5 e oltre 2 su 3 di quelle manifatturiere. Proprio nell’edilizia e nella manifattura, infatti, si concentrano i circa tre quarti, ovvero il 76%, delle aziende immigrate artigiane (180mila nel complesso).
Il rapporto evidenzia tra l’altro un’importante crescita della presenza degli imprenditori immigrati nel settore dei servizi. Dai dati di Unioncamere risulta che alla già consolidata presenza immigrata tra imbianchini e carpentieri o nel trasporto merci e nella confezione di abbigliamento si affianca una crescente partecipazione alle aziende per lo più individuali nella sartoria, nel giardinaggio, nelle pulizie, come pure nella panetteria o nella ristorazione take away.
Più in generale, si affermano le attività di alloggio e ristorazione - dove si registrano 41mila aziende immigrate - e i servizi alle imprese, con 29mila attività.
Per quanto riguarda le provenienze degli imprenditori immigrati, i più numerosi sono i cittadini marocchini, seguiti da cinesi, romeni, albanesi, bengalesi e senegalesi. Ciascun gruppo si concentra in peculiari comparti di attività. È cinese la metà di tutti i migranti responsabili di ditte individuali manifatturiere (49,3%), come pure un quarto di quelli dediti al comparto ristorazione-alberghi (25%). Quasi la metà dei migranti in edilizia, invece, è di origine romena (27,1%) o albanese (20,1%); quasi 3 su 5 di coloro che operano nel commercio sono cittadini marocchini (26,7%), cinesi (10,9%), bengalesi (10,7%) o senegalesi (9,5%).
Operano al Centro-Nord 8 imprese condotte da migranti ogni 10 e quasi un terzo solo in Lombardia e nel Lazio.

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Pubblicato il: Giovedì, 15 Dicembre 2016 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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