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Immigrati, sostegno al welfare

14/06/2011

Grazie agli stranieri il bilancio Inps ha avuto nel 2009 un avanzo positivo di 6,9 miliardi di euro

Sono 2.727.254 i lavoratori di origine non e neo comunitaria assicurati all’Inps, pari al 12,9% di tutti gli assicurati presso l’Istituto (21.108.368). I dati emergono dal quarto rapporto sui lavoratori di origine immigrata negli archivi Inps con riferimento all’anno 2007, curato dai redattori del Centro Studi e Ricerche Idos - Dossier Statistico Immigrazione Caritas-Migrantes, in collaborazione con l’Istituto. Quasi i due terzi degli iscritti immigrati negli archivi Inps sono attivi nelle regioni settentrionali: il 32,2% nel Nord Ovest e il 30,0% nel Nord Est, quasi un quarto nel Centro e poco più di un ottavo nel Mezzogiorno. L’incidenza più elevata degli immigrati sul totale degli iscritti all’Inps è in Trentino-Alto Adige (il 18,6%), mentre il valore più basso si registra in Sardegna (3,7%). Nel complesso, circa 1,7 milioni sono i dipendenti delle aziende mentre i lavoratori domestici sono oltre 479mila, tre quarti degli addetti del settore. Gli operai agricoli sono 231mila mentre i lavoratori autonomi sono quasi 294mila, il 10,8% del totale. Dal rapporto emerge che mentre gli italiani si indirizzano verso i lavori di più alto profilo, gli immigrati sono canalizzati verso i settori deficitari di manodopera per svolgere quelle mansioni che risultano meno appetibili in agricoltura, lavoro domestico, edilizia, etc. “Questo andamento, che ha caratterizzato inizialmente molti paesi di immigrazione - sostengono i curatori del rapporto - in Italia risulta particolarmente accentuato e con una marcata tendenza alla cristallizzazione, per cui anche a distanza di tempo per un migrante è difficile riscattarsi da posizioni marginali e mettere a frutto la preparazione pregressa o acquisita “on the job”. Un apporto importante dei lavoratori immigrati - sottolineato dal rapporto - è anche quello al sistema previdenziale italiano. La spesa per la protezione sociale in Italia incide per il 26,6% sul Pil (dati Eurostat al 2006), in linea con la media dell’Unione Europea (26,9%), ma in maniera ridotta rispetto ad altri paesi, in primis la Francia (31,1%). A fronte di una media europea del 46,2%, l’Italia dedica oltre la metà di queste risorse (60,5%) alle prestazioni di vecchiaia e questo anche in conseguenza di una struttura demografica particolarmente segnata dalla componente anziana (oltre il 20% di ultra65enni). “In questo contesto - afferma il rapporto - gli immigrati si connotano come una componente strutturale del 'sistema paese' non solo a livello occupazionale ma anche, e in stretta connessione, a livello demografico e pensionistico. Essi sono scarsi fruitori e importanti contributori all’interno del sistema previdenziale, in conseguenza della loro giovane età e del loro dinamismo sul mercato del lavoro”. Stando ai dati inoltre l’apporto positivo garantito attualmente dagli immigrati al sistema previdenziale è destinato a durare per un numero di anni non trascurabile, senza dimenticare che - si legge nel rapporto - questo potrebbe essere ancor più rilevante se si riuscisse a promuovere a pieno l’inserimento regolare dei migranti tanto nel mondo del lavoro che, di riflesso, nella copertura previdenziale. Grazie infatti ai contributi degli immigrati (stimabili in circa 7,5 miliardi di euro, circa il 4% del totale nel 2008) il bilancio Inps ha avuto nel 2009 un avanzo positivo di 6,9 miliardi di euro”.

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Pubblicato il: Martedì, 14 Giugno 2011 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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