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Immigrati poco bancarizzati

26/11/2009

Cinesi e africani sono fra gli imprenditori immigrati più restii a dialogare con le banche

Oltre un quarto delle imprese gestite da immigrati non ha mai avuto relazioni con le banche, nemmeno attraverso l'apertura di un conto corrente. Il quadro emerge dal Rapporto “Finanza e comportamenti imprenditoriali nell’Italia multietnica”, realizzato da Unioncamere, Nomisma e Crif. Dall’indagine emerge inoltre che meno di un quinto delle imprese con titolare straniero richiede prestiti al sistema creditizio, preferendo l'autofinanziamento o il sostegno di amici e parenti. Sono quelle cinesi ed africane le comunità che meno si rivolgono agli istituti di credito. Un rapporto diventato ancora più debole con la crisi economica, che sembra aver reso gli istituti particolarmente “cauti” nell’erogazione di prestiti. Il risultato è che il 25% delle imprese che hanno rapporti con le banche non riesce ad ottenere prestiti. Tuttavia – afferma Unioncamere – gli imprenditori immigrati molto difficilmente demordono dai loro propositi di miglioramento dell’azienda: infatti, tra coloro che si vedono rifiutare il finanziamento bancario l’indagine diretta rivela che quasi l’80% fa ricorso poi a risorse proprie per sostenere l’investimento progettato. L’imprenditoria immigrata in Italia ha avuto nel corso degli ultimi anni un’accelerazione significativa – aggiunge Unioncamere – e il bilancio di questi ultimi mesi conferma la vitalità di questa componente, anche se la crisi, nei primi nove mesi del 2009, ha fatto segnare un certo rallentamento delle iscrizioni e un incremento delle cessazioni in confronto al corrispondente periodo del 2008. Da luglio a settembre la popolazione immigrata ha comunque contribuito a determinare quasi il 70% della crescita delle ditte individuali, confermandosi così uno dei principali fattori di tenuta del tessuto produttivo. La consuetudine delle relazioni con i servizi bancari, però, è ancora debole.

Il fenomeno dell’imprenditoria immigrata in Italia descritto da Unioncamere 309.000 i titolari di imprese individuali con nazionalità straniera, di cui oltre il 77% cittadini extracomunitari e poco meno del 23% comunitari; il 21% del totale gestito da donne; un incremento rispetto all’anno precedente del 6,79%. E’ il ritratto dell’imprenditoria immigrata a fine 2008, che, malgrado la crisi, ha continuato a crescere anche nel 2009, tanto è vero che la componente non comunitaria, nel 1° semestre 2009, ha messo a segno un saldo positivo di 6.489 imprese. Quasi il 70% degli imprenditori stranieri ha tra i 30 e i 49 anni, il 14% meno di 30 anni e il 16% ha più di 50 anni. Commercio (43,4%), costruzioni (27,4%) e attività manifatturiere (11,9%) sono i settori a maggior presenza di imprenditori stranieri. Per quanto concerne la distribuzione territoriale, le imprese sono principalmente collocate nel Centro Nord; Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna le regioni a maggior densità di piccoli operatori immigrati. Le prime 10 aree di provenienza al primo semestre 2009 erano nell’ordine Marocco, Cina, Albania, Senegal, Tunisia, Egitto, Bangladesh, Serbia, Nigeria e Pakistan; a questi bisogna aggiungere, fra i paesi di recente entrata nell’area comunitaria, anche la Romania, che presenta un elevato tasso di imprenditorialità.

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Pubblicato il: Giovedì, 26 Novembre 2009 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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