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Immigranti, "Presenza strutturale"

26/01/2009

La presenza dei cittadini immigrati in Italia, le ripercussioni della crisi economica sui flussi migratori, l'integrazione dei cittadini non italiani.

La presenza dei cittadini immigrati in Italia, le ripercussioni della crisi economica sui flussi migratori, l'integrazione dei cittadini non italiani. Sono questi gli argomenti al centro dell'intervista rilasciata al Cinformi dal coordinatore del Dossier statistico Caritas/Migrantes Franco Pittau.

Dottor Pittau, cosa riflettono i dati principali del Dossier immigrazione Caritas/Migrantes 2008? Riflettono una presenza che è diventata molto consistente, perché secondo la stima Caritas/Migrantes siamo arrivati al livello di 4 milioni di persone in posizione regolare, che ci mette tra i grandi Paesi europei di immigrazione. I dati ci dicono anche che nel 2007, un anno assolutamente normale perché non ci sono state delle regolarizzazioni, non ci sono state quote aggiuntive, anzi diciamo un anno sotto il normale perché iniziavano a sentirsi i primi segni di crisi. La popolazione immigrata è cresciuta di circa 300mila unità, perché 170mila è stata la quota dei nuovi ingressi, 100mila sono entrati per ricongiungimento familiare, 64mila i bambini nuovi nati e poi altri che sono venuti per altri motivi. Questo lo dico per sottolineare che l’immigrazione in Italia ha assunto una dimensione strutturale. Molti, certe volte, pensando a questi numeri, si lasciano prendere dallo sgomento, invece sono dei numeri rassicuranti, nel senso che l’Italia, come tutti sanno e i demografi lo hanno detto da tanto tempo, è caratterizzata da un andamento demografico negativo molto forte. L’Istat ha rilevato recentemente che i giovani lavoratori tra i 18 e i 44 anni diminuiranno tra il 2005 e il 2020 di 4 milioni e mezzo di unità, che è una cosa enorme. Quindi, fortunatamente – questa è la vera conclusione – ci sono immigrati che sono persone più giovani che si inseriscono in tutti i settori di lavoro, anche la dove noi non vogliamo andare; ci danno una mano perché questo Paese ha perso una gamba e con l’altra gamba sta più tranquillo. E questo avverrà anche negli anni a venire perché noi abbiamo sempre bisogno di un supporto demografico che incoraggi il nostro sistema produttivo. E se così stanno le cose anziché lasciarsi prendere da avversioni nei confronti degli immigrati, anziché scoraggiarsi bisognerebbe essere contenti che abbiamo questa risorsa e cercare di portare avanti bene le impostazioni che consentono a noi italiani e ai nuovi arrivati di vivere bene.

Secondo lei, nel contesto della crisi economica attuale che anche l’Italia sta attraversando, è possibile prevedere ancora un incremento del numero degli immigrati? Diciamo che la crisi economica farà sentire i suoi effetti, in certi settori particolarmente, e quindi i posti di lavoro diminuiranno e aumenteranno i disoccupati. Purtroppo questi sono gli effetti inevitabili di una crisi che speriamo sia più corta possibile. Però, c’è da dire che molti posti di lavoro che ricoprono gli immigrati dovranno essere comunque ricoperti; pensiamo all’edilizia, all’agricoltura, alle famiglie dove ci sono le persone che assistono i nostri ragazzi, i nostri anziani, i nostri malati, pensiamo anche a certi tipi di lavorazioni. Non è che perché c’è la crisi non si debba lavorare; quindi la crisi farà sentire i suoi effetti anche per quanto riguarda la crescita dell’immigrazione, però dell'immigrazione ci continuerà ad essere bisogno. Purtroppo la mia paura è che la crisi faccia sentire i suoi effetti a livello di atteggiamenti, che noi italiani ci arrabbiamo con gli immigrati perché è venuta la crisi anche se loro poca colpa ne hanno. In effetti, alcuni comportamenti che ci è dato vedere non lasciano tranquilli e bisognerebbe essere molto più sereni nel condannare questi indegni comportamenti che molte volte vengono compiuti nei confronti degli immigrati.

E nei dati del Dossier si può leggere anche a che punto è l’integrazione degli immigrati in Italia? Sì, questo si può leggere, perché ci sono molti segni che dicono che l’immigrazione si sta stabilizzando. Ci sono indagini qualitative, interviste a testimoni privilegiati che ci dicono come gli immigrati abbiano una grossa carica affettiva nei confronti dell'Italia e come siano ben disposti. Adesso, non facciamo un discorso sempre dei delinquenti. I delinquenti sono tali sia che si tratti degli immigrati sia che si tratti degli italiani. Per parlare di noi non necessariamente dobbiamo parlare dei mafiosi anche se ci sono anche i mafiosi. Dobbiamo parlare dell’immigrazione onesta che è la stragrande maggioranza delle presenze qui in Italia ... Non è vero che tutti trasgrediscono le leggi: la maggior parte vuol essere solo tranquilla. Quindi ci sono questi segnali che ci lasciano capire che tra immigrati e italiani ci può essere un’ottima convivenza e che faremo insieme il futuro.

Cosa si potrebbe fare per aumentare la conoscenza degli immigrati come persone? Bisognerebbe non essere presupponenti: molti pensano di sapere tutto e non sanno niente. Le attese dell’immigrazione, il coinvolgimento delle loro associazioni – una cosa spesso trascurata –, le azioni fatte in comune, indagini più mirate che ci permettano di conoscere disagi e aspettative che loro hanno: ci sono tante cose da fare, anche molte cose da fare insieme perché se uno conosce l’immigrato da vicino, questo immigrato non fa paura e se tra questi immigrati qualcuno non è tanto buono si riesce a individuarlo e a isolarlo e continuare il cammino con le persone oneste.

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Pubblicato il: Mercoledì, 08 Luglio 2009 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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