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Il velo, falso problema

11/04/2007

Sulla questione del velo è intervenuto recentemente il ministro per la Solidarietà sociale...

Sulla questione del velo è intervenuto recentemente il ministro per la Solidarietà sociale. Soffermandosi sull’integrazione culturale delle donne immigrate, il ministro ha parlato del velo in una lettera inviata al quotidiano “La Stampa”. “Io non penso – ha detto Ferrero – che sia giusto chiedere ad una donna musulmana di toglierlo. Non credo, infatti, che il ragionare in termini di “velo sì, velo no, velo a scuola, velo al lavoro” possa portare a delle riflessioni o a delle soluzioni soddisfacenti. Soluzioni per quel che riguarda la vita reale delle persone, intendo. E cioè, in questo caso, delle donne, le donne in carne e ossa che quel velo scelgono o meno di portare. Fino a cinquanta anni fa non era difficile nel nostro Paese, al Sud come nelle vallate alpine – continua il ministro Ferrero – trovare donne che non uscivano di casa senza il velo in testa. Oggi, nelle stesse cittadine, si vedono ragazze girare in minigonna, e le donne col velo in testa non sono sparite del tutto. Quello che voglio dire è che diversi modi di vestire, che riflettono modi di pensare e di stare al mondo, possono tranquillamente convivere e modificarsi. Certo ci vuole tempo. Ma nelle cittadine di cui parlavo non è stata certo una legge a far diminuire i veli sulla testa e a far aumentare le minigonne. Invece che concentrarsi sul velo dobbiamo preoccuparci del fatto che una ragazza musulmana, per esempio – sottolinea Ferrero -, conoscendo bene l'italiano possa leggere libri, possa vedere film, possa leggere i giornali. Voglio dire, e questo in generale, che bisogna fare ogni sforzo per favorire la diffusione della nostra lingua fra le persone immigrate affinché l’italiano sia la lingua di tutti coloro che risiedono in Italia e si possa così trasformare continuamente il territorio in una comunità di persone dialoganti. Io credo che sia un dovere imprescindibile dello Stato italiano quello di riconoscere i diritti civili e sociali delle persone che vengono in questo Paese. E tanto più questi diritti vanno garantiti se si vuole ottenere in cambio il riconoscimento delle regole della nostra civile convivenza. Regole della convivenza che non sono, quelle sì, solo culturali, ma i principi costitutivi del nostro vivere collettivo, quelli contenuti cioè nella nostra Carta costituzionale.

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Pubblicato il: Venerdì, 31 Agosto 2007 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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