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Il sistema trentino contro la tratta degli esseri umani

12/09/2008

No alla tratta degli esseri umani e accoglienza delle vittime di questo infame mercato che in Trentino colpisce, in particolare, le donne.

No alla tratta degli esseri umani e accoglienza delle vittime di questo infame mercato che in Trentino colpisce, in particolare, le donne, ridotte in schiavitù e costrette alla prostituzione. La delibera dà il via libera al protocollo di intesa sulla istituzione del “Sistema trentino contro la tratta degli esseri umani” ed offre le prime indicazioni sulla “Procedura per l’accoglienza delle vittime di tratta”. Quello della tratta di esseri umani è un fenomeno complesso e sempre più articolato, che riguarda, secondo le Nazioni Unite, circa 2,7 milioni di persone di cui l'80% è rappresentato da donne e bambini, che ogni anno sono venduti o diventano vittime di crimini internazionali. Oltre allo sfruttamento delle donne a sfondo sessuale, il fenomeno di queste nuove schiavitù è allargato anche ai lavori forzati, alle adozioni illegali e al trapianto di organi che coinvolge soprattutto minori. In Italia sono circa 55 mila le vittime di tratta che hanno ricevuto assistenza e protezione negli ultimi sette anni. I paesi di partenza del traffico di persone per l’Italia sono in particolare Nigeria, Romania, Moldavia, Albania, Ucraina, Russia e Bulgaria. Anche la Provincia autonoma di Trento, assieme ai servizi sociali degli enti locali e al privato sociale, è impegnata da alcuni anni nella lotta contro la tratta degli esseri umani. Per ovviare a questi fenomeni, infatti, ha partecipato a progetti pilota specifici dando avvio ad una serie di reti solidali in grado di rilevare la gravità del fenomeno della tratta, di informare, di orientare, di attivare interventi di accoglienza; progetti pilota che hanno saputo attivare interventi di formazione degli operatori sociali, di riduzione del danno, di azioni di transizione al lavoro, di servizi di accompagnamento e di prime azioni sperimentali di rientro onorevole nei paesi d’origine delle vittime. Nel 2002, infatti, la Provincia, assieme ai Comuni di Trento e Rovereto, ha partecipato al progetto “Strada” con la finalità del recupero socio-lavorativo delle donne oggetto di tratta, sviluppato nell'ambito dell'iniziativa comunitaria Equal. Ha poi partecipato al progetto “Women East smuggling trafficking” (Tratta a fini di sfruttamento di donne dell’Est) sviluppato nell’ambito dell’iniziativa comunitaria Interreg III B Cadses. Questo progetto si proponeva di studiare il fenomeno della tratta a fini di sfruttamento sessuale e di costruire politiche positive per l’inclusione socio-lavorativa delle vittime nei loro paesi di origine. Infine, in ordine di tempo, l’iniziativa di cooperazione transnazionale volta a potenziare gli interventi di lotta alla tratta di esseri umani in Italia e Romania. Si tratta di un protocollo di intesa sottoscritto per l’Italia dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Provincia autonoma di Bolzano, da dieci Regioni, dal Dipartimento per le pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri, dal Ministero del lavoro, salute e politiche sociali e, per la Romania. dal Ministero del lavoro, della famiglia e delle pari opportunità. Il Protocollo prevede che l’Italia e la Romania nei prossimi quattro anni collaborino per combattere il fenomeno del traffico di esseri umani con azioni concrete di integrazione sociale e occupazionale attraverso progetti e interventi finanziati dal Fondo sociale europeo. La tratta a scopo di sfruttamento sessuale è la più conosciuta in provincia di Trento, anche per l’evidenza della cronaca locale recente. Le vittime provenienti dalla Nigeria, e più recentemente dalla Cina, sono costrette a firmare un contratto con determinati riti religiosi. Ridotte quindi in stato di soggezione già nel paese di origine, una volta in Italia, vengono private della libertà e costrette a prostituirsi per pagare anche fino a 50 mila euro per potersi riscattare. Gli sfruttatori oggi adottano sistemi sofisticati per indurre queste donne a prostituirsi, rendendo sempre più difficile il riconoscimento dello sfruttamento e quindi offrire loro assistenza. Secondo le ricerche realizzate in Trentino, la prostituzione di strada ha origini piuttosto recenti con una ragguardevole crescita e visibilità a partire dalla fine degli anni Novanta; la provenienza è soprattutto dall’Africa, dal Sud America e dall’Europa dell’Est. Negli ultimi anni le rilevazioni hanno messo in evidenza che la prostituzione di strada si sta velocemente trasformando verso nuove tendenze che la rende sempre meno visibile con uno sviluppo esponenziale della prostituzione in appartamento. Questo nuovo fenomeno sta rendendo più complesso e difficile l’attività di mappatura rispetto alla prostituzione di strada. In ogni caso la Provincia ha attivato nel 2006 un “tavolo tecnico di coordinamento provinciale per l’accoglienza delle vittime di tratta”, composto: per il Servizio provinciale per le Politiche sociali e abitative, dal Cinformi (Centro informativo per l’immigrazione, unità operativa del Servizio); per i servizi sociali particolarmente interessati al tema, dai Comuni di Trento e Rovereto; per le unità di strada, dall’Associazione Lila Trentino e dall’Associazione Cif (Centro italiano femminile) di Trento; per i volontari di strada, dall’Associazione l’Altrastrada di Trento e dal Gruppo Raab di Rovereto; per le strutture di accoglienza, dalla Cooperativa Punto d’Approdo di Rovereto, dall'Associazione Acisjf (Casa della giovane) di Trento, dalla Cooperativa Villa S. Ignazio di Trento e dall’Associazione Atas-onlus di Trento. Il “tavolo tecnico” è stato attivato con lo scopo di definire in Trentino un modello comune di intervento. Il modello è stato elaborato sulla base di linee di indirizzo contro la tratta di esseri umani, oggi approvate dalla Giunta provinciale. Esse hanno lo scopo, in primo luogo, di individuare e di creare i presupposti necessari per sviluppare la consapevolezza della condizione di persone vittime di tratta, con particolare attenzione alle persone sfruttate a fini sessuali. Nel contempo, le linee guida si propongono di reperire o di creare gli strumenti indispensabili affinché venga garantita a tali vittime l’effettiva fruibilità dei diritti umani fondamentali e, secondariamente, di inserire socialmente e lavorativamente i destinatari attraverso la predisposizione di programmi personalizzati di protezione, assistenza e integrazione sociale. Questi programmi pongono al centro l’individualità della persona (la storia e le aspettative, le potenzialità e i limiti) con l’obiettivo di promuoverne lo sviluppo integrale. La realizzazione di questi percorsi si basa sulla costruzione di un rapporto di fiducia, sulla trasparenza e sulla condivisione di obiettivi e modalità. Le linee di indirizzo, come prevede la normativa vigente già citata in materia di tratta, di schiavitù e di protezione sociale per stranieri, indicano obiettivi, azioni e risultati attesi per quanto concerne i programmi di assistenza e integrazione per le vittime. Esse promuovono, inoltre, la costruzione di una rete tra tutti i soggetti coinvolti sul territorio provinciale.

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Pubblicato il: Martedì, 07 Ottobre 2008 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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