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Il lavoro dei migranti, 2015 incoraggiante

25/07/2016

Nel 2015 si registrano quasi 2 milioni di assunzioni di cittadini immigrati, ovvero circa il 20% del totale dei contratti stipulati

Cambio di rotta dei trend occupazionali che hanno caratterizzato il mercato del lavoro italiano degli ultimi anni. I dati del 2015 registrano una crescita non solo del numero degli occupati comunitari (+34.300 circa) e non comunitari (+30.650 circa), ma anche degli occupati italiani (+121 mila circa). La fotografia sui “migranti nel mercato del lavoro in Italia” viene rilevata nel rapporto 2016 curato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali in collaborazione con l'Inps, l'lnail, Unioncamere e con il coordinamento di Italia Lavoro.
Secondo lo studio, nel 2015 si registrano 1.969.635 assunzioni di cittadini immigrati, ovvero circa il 20% del totale dei contratti stipulati, dei quali 782.953 hanno interessato lavoratori comunitari e 1.186.682 non comunitari. Rispetto al 2014, il numero di assunzioni è aumentato dello 0,6% per i cittadini dell’UE, del 4,7% per i non comunitari e del 4,1% per i lavoratori italiani. Proporzionatamente alla crescita dell'occupazione e della domanda di lavoro, si percepiscono segnali di riassorbimento della disoccupazione. Tra il 2014 e il 2015 si evidenzia un decremento del numero di persone in cerca di occupazione: dalle 465.695 del 2014 alle 456.115 del 2015, con una diminuzione dei disoccupati non comunitari del 2,8% e del 7% dei disoccupati italiani. La quasi totalità dei lavoratori comunitari e non comunitari svolge un lavoro alle dipendenze e poco meno dell'80% è impiegato con la qualifica di operaio. Lo 0,9% degli occupati stranieri ha una qualifica di dirigente o quadro, a fronte del 7,6% degli italiani.
Il rapporto 2016 evidenzia tra l’altro una presenza significativa di famiglie straniere in condizione di forte criticità materiale. Si stima che nel 2015 il numero di famiglie di soli cittadini stranieri senza alcun percettore di reddito/pensione da lavoro sia pari a 263.317 unità. Si tratta del 15,5% dei nuclei composti di soli cittadini comunitari e del 14,1% dei nuclei composti di soli cittadini non comunitari. Nella medesima condizione di criticità si trova il 7,6% delle famiglie italiane.
Le conclusioni sulla condizione dei lavoratori immigrati in Italia evidenziate nel rapporto 2016 sottolineano che al di là dei segnali positivi permangono alcuni nodi critici. Tra questi, l'inconciliabilità tra chance occupazionali legate a mansioni esecutive poco remunerate e l'inevitabile crescita del salario di riserva, dovuto all'allungamento dei periodi di permanenza e/o al consolidarsi della presenza di giovani con background migratorio ("seconde generazioni"); l'ancora ridotta partecipazione al sistema dei servizi per l'impiego e delle politiche attive (il 36,8% dei disoccupati stranieri non ha mai contattato un servizio pubblico per l'impiego); l'inattività femminile che interessa in maniera considerevole alcune specifiche comunità; le strutture familiari profondamente eterogenee da comunità a comunità, che determinano modalità diverse di partecipazione al mercato del lavoro.

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Pubblicato il: Venerdì, 22 Luglio 2016 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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