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Il futuro delle nazioni

05/06/2011

"Alla frontiera" con Giovanni Peri, una lezione di civiltà oltre che di economia

L’immigrazione offre ai paesi che ne sono destinazione competenze, abilità, idee e forza lavoro che non si sono generate all’interno dei loro confini. Ciò crea opportunità di crescita anche se alcuni lavoratori subiscono la competizione dei nuovi arrivati e percepiscono solo i costi dell'immigrazione. Giovanni Peri, professore ordinario presso l’Università della California e della Bocconi di Milano, valuta costi e benefici dell'immigrazione. Le sorprese non mancano, soprattutto per l’italia che appare in grado di governare il fenomeno e di aprire le frontiere ai talenti internazionali, risorsa fondamentale per sviluppo e la crescita dei paese.
Le persone sono meno mobili rispetto ai capitali, merci e beni, a causa dei costi che le migrazioni comportano e delle politiche restrittive rispetto al commercio. Le eccezioni arrivano dai paesi ricchi verso i quali si è registrata una notevole migrazioni: in otto anni, dal 2000 al 2008, la percentuale di stranieri nei paesi Ocse è passata dal 6,5 al 9,5%, in particolare Spagna, Grecia e Italia.
Altro dato portato dal professore Giovanni Peri riguarda l’orientamento dell’opinione pubblica, maggiormente contraria all’immigrazione (78% in Uk). “Queste persone - aggiunge Peri - forse non sanno che gli effetti sulle economie riguardano il mercato del lavoro, l’attività produttiva delle imprese, la contribuzione fiscale e il welfare, sui prezzi di beni e servizi, e la crescita scientifica e tecnologica”.
Tra le cause che sul lungo periodo muovono i migranti rientrano ragioni economiche - ad esempio, il differenziale salariale tra paesi di origine e paesi riceventi -, le differenti prospettive economiche (i paese avanzati hanno un tasso di natività negativo), la domanda da parte dei paesi riceventi di servizi manuali (gli immigrati svolgono lavori che noi non accettiamo più di fare).
L’arrivo degli immigrati comporta - è un dato questo che emerge come costante da molte relazioni tenute al Festival - un impatto economico rilevante. In altre parole, gli immigrati portano ricchezza, sia per quanto riguarda i profitti per le imprese e solo in parte incidono sulla riduzione dei salari. I cambiamenti si avvertono nel mercato del lavoro perché gli immigrati spingono i lavoratori nativi a migrare verso nuove professioni e complementari.
“Altro vantaggio - spiega il professore Peri - è individuabile nella fiscalità netta, perché hanno un contribuità più lunga”. Per contro, gli immigrati affollano le scuole, i servizi pubblici (Pronto soccorso) ed occupano spazi prima occupati dai cittadini.
Dai dati raccolti - aggiunge l’economista italo-americano - capiamo anche che contribuiscono ad abbassare i prezzi dei lavori domestici, mentre, grazie alla loro domanda, hanno concorso a rivalutare i prezzi delle case, a beneficio dei proprietari.
I dati più sorprendenti, Peri li presenta parlando dell’Italia, paese in cui la percentuale di immigrati è ancora molto bassa, con un livello di istruzione paragonabile ai nativi. “I benefici - illustra il docente - si sono già evidenziati nel mercato del lavoro, specie per le donne, stimolano gli investimenti e non penalizzano l’occupazione. Il dato negativo è che in Italia mancano però gli immigrati con istruzione molto elevata”.
L’Italia - questo è il suggerimento - dovrebbe governare il flusso migratorio, andando a favorire ad esempio l’entrata di capitale umano legato all’innovazione tecnologica, ovvero fare scouting di talenti internazionali.

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Pubblicato il: Domenica, 05 Giugno 2011 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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