28/09/2011
Ieri (27 settembre) in Trentino incontro pubblico della manifestazione dedicata ai missionari in AmericaI tanti volti delle migrazioni
"Sulle rotte del mondo" ha toccato ieri, 27 settembre, il tema delle migrazioni. E non poteva essere altrimenti, considerato che l'America, continente a cui è dedicata questa terza edizione della manifestazione, ha attirato fino ad un passato non lontano, milioni di europei, fra cui moltissimi trentini. A dibattere questo tema, nella sala Depero della Provincia, Norberto Bellini (fondatore in Paraguay delle Leghe agrarie di Misiones, costretto a lasciare il paese a causa della dittatura), don Angelo Gonzo (originario di Grigno, dal 1997 in Bolivia dove è stato vicario della Prelatura di Aiquile), padre Claudio Moser (di Palù di Giovo, francescano, dal 1969 nel Nord America, prima a Boston e poi a Toronto), Rosa Edith Tapia Pena (ecuadoregna, in Italia dal 1989, insegnante di danZa e presidente dell'Associazione Il gioco degli Specchi), Gino Tapparelli (docente di Sociologia all'Università di Bahia, Brasile, attivista per i diritti umani). Tre fondamentalmente le evidenze che emergono dalle testimonianze sentite: le migrazioni sono quasi sempre un prodotto di crisi economico-sociali laceranti, spesso generate, almeno in America latina, dalle dittature, ma anche dall'imposizione di modelli economici che impoveriscono le popolazioni; le migrazioni non vanno solo dal cosiddetto Sud del Mondo al Nord, Usa o Europa, esistono flussi migratori imponenti fra un paese dell'America latina e l'altro (ad esempio fra Paraguay e Argentina), o interni ad uno stesso paese; gli sforzi dei missionari, della Chiesa, di tante ong ed organizzazioni per i diritti umani, vanno nella direzione di intervenire da un lato sulle cause che provocano le migrazioni - in primis la povertà - e dall'altro sulle conseguenze, aiutando cioè le comunità dei migranti nei paesi di accoglienza. Un po' come fecero in passato tanti missionari trentini con i loro concittadini emigrati in Brasile, in Argentina, negli Usa e nelle tante altre mete di emigrazione.
Ad introdurre i lavori il giornalista Renzo Grosselli, che ha ricordato come una cifra compresa fra i 25 e i 29 milioni di italiani, in poco più di un secolo, sia emigrata all’estero. Il tema dell’emigrazione, insomma, che oggi viviamo pressoché esclusivamente in termini di politiche di accoglienza, in passato ci ha interessato in quanto popolo di emigranti.
Gino Tapparelli ha parlato del "suo" Brasile, "un paese meticcio, che è nato meticcio. India, portoghese, nera, queste le tre componenti. Negli Usa vige un sistema di classificazione razziale ferreo: basta una goccia di sangue nero e sei classificato come tale. L’idea della mescolanza non esiste. In Brasile il meticciato, il sincretismo, sono realtà. Ma esiste razzismo anche in Brasile. Il Brasile può essere definito il paese più e meno razzista del mondo.” Tapparelli ha presentato anche alcuni progetti che sta realizzando a Bahia. Il primo, con l’aiuto della Provincia autonoma di Trento, riguarda i bambini che nascono nelle prigioni brasiliane, da donne carcerate. I bambini restano in prigione per i primi sei mesi, fino alla fine dell’allattamento; dopodiché, il progetto si preoccupa di cercare dei parenti che possano tenerli e farli crescere. Ma è la vita nel carcere ad essere l’esperienza più dura. Si tratta di carceri sovraffollate e assolutamente inadeguate ad ospitare un neonato. “Abbiamo denunciato questa situazione – ha detto Tappareli – rivendicando il diritto dei bambini ad avere uno spazio, un ‘nido’ adeguato all’interno del carcere. Speriamo di essere ascoltati” Il secondo progetto presentato dal sociologo riguarda l’università di Salvador, e consiste nella realizzazione di corsi sui diritti umani e sulla violenza, che vanno dalla teoria alla pratica. “Durante questi corsi abbiamo conosciuto le madri di ragazzi che sono stati uccisi dalla polizia. Noi e i nostri studenti seguiamo tutto l’iter giudiziario per far sì che possano avere giustizia. A Salvador, una città di sette milioni di abitanti, vi è una media di sette omicidi al giorno. Quelli commessi da poliziotti restano quasi sempre impuniti.”
Norberto Bellini ha portato la bussola delle Rotte in Paraguay. “Nel 1865-70 il Paraguay ha combattuto contro i paesi vicini; da 1.200.000 abitanti, alla fine della guerra, ne erano rimasti 200.000. E’ stato il grande genocidio latinoamericano. La necessità di ripopolare il paese ha favorito le prime migrazioni dall’Europa, dall’Italia ma anche dalla Germania e più tardi dalla Russia. In Paraguay oggi il 30% della popolazione – in totale 6 milioni di abitanti - ha un cognome italiano. Dopo la Seconda guerra mondiale sono arrivati anche molti ex-nazisti, fra cui il famigerato Mengele, e fascisti dall’Italia. Ma ormai il grande flusso migratorio verso l’America latina si era fermato. Nel 1954 c’è stato il colpo di stato, del generale Strossner; per 35 anni siamo stati governati da una dittatura, che ha creato anche grandi latifondi per i fedelissimi del regime. I contadini sono stati obbligati ad andarsene dalle terre migliori, molti sono emigrati in Argentina, almeno 500.000. Fortunatamente la Chiesa è divenuta la voce di ‘quelli che non hanno voce’, soprattutto dei contadini, e ha avuto un ruolo determinante nella caduta del dittatore. In questo contesto noi lavoriamo per diffondere il cooperativismo nelle campagne, per far sì che i campesinhos possano rimanere nelle loro terre."
Rosa Edith Tapia Pena, ecuadoregna emigrata in Trentino, dopo avere sposato un cooperante, ha spiegato le ragioni dell'esplosione del fenomeno migratorio nel suo paese, a partire dal 1999. “Ci fu una delle peggiori crisi economiche dell'Ecuador, in parte causata anche dalla guerra combattuta contro il Perù, in parte ai cambiamenti climatici, ma soprattutto alla deregulation neoliberista, che ha provocato un arretramento dello stato in i settori-chiave, a partire da quello bancario. Ciò non ha impedito la bancarotta, anzi, l'ha provocata, così come ha provocato la gigantesca operazione speculativa che ne è seguita. Nel 1999 lo stato ordinò il fermo bancario: nessuno poteva più ritirare i suoi risparmi. Questo congelamento rappresentò di fatto il trasferimento di 2500 milioni di dollari dei risparmiatori nelle mani del governo e poi di nuovo delle banche. La gente subiva e basta, non era nemmeno informata della situazione perché gli organi di informazione erano controllati dai soliti gruppi di potere. Nel giro di un anno sono emigrate circa 700.000 persone. I primi ecuadoregni sono comparsi in quel periodo anche in Trentino".
Qualcosa del genere vale anche per la Bolivia, di cui ha parlato don Angelo Gonzo, recentemente rientrato a Trento. Lì, però, i flussi migratori spesso sono stati anche interni ai confini boliviani, seguendo le varie fasi dello sviluppo economico, dell'espansione della frontiera verso l'Amazonia, degli effetti della riforma agraria, della diffusione della coltura della coca. Le tensioni che ne sono seguite non si sono sopite neanche oggi che al governo c'è un indios, Evo Morales. Parte dei migranti si spostano dalle campagne verso le città, un fenomeno molto noto nei paesi poveri. Ma nelle città, se possibile, i problemi risultano addirittura amplificati. "La lezione che dobbiamo trarne è innanzitutto che per conoscere profondamente i fenomeni migratori bisogna conoscere la storia del paese, le cause che li hanno generati." Solo così si possono evitare facili generalizzazioni, pregiudizi, superficialità.
Ma ci sono anche paesi che l'immigrazione la incoraggiano, come spiegato da padre Claudio Moser, ad esempio il Canada. "Per tenere in equilibrio i costi pubblici, in un paese già fortemente indebitato e che per quanto riguarda il welfare segue il modello europeo piuttosto che quello statunitense, bisogna bilanciare la percentuale di forza lavoro attiva e di quella non attiva, specie se la popolazione in generale invecchia. Il Canada ha 'importato' negli anni, da tutto il mondo, quote crescenti di forza lavoro, perlopiù per i lavori di più basso profilo. Ma non quanta ce ne vorrebbe, secondo una recente indagine del governo, ovvero un milione di persone all'anno". Ovviamente, le migrazioni "servono", ma vanno gestite, soprattutto in termini di servizi offerti a chi arriva per la prima volta in un paese. E ciò non è sempre facile né indolore.
Ricordiamo che in piazza Duomo, presso la casa-base della manifestazione, le associazioni di solidarietà internazionale che operano in America latina si presentano tutti i giorni a partire dalle ore 15 con i loro stand. Dalle 18.30, sempre in piazza Duomo, la rassegna di cinema latinoamericano ed incontri con i registi. Ma ci sono anche le mostre. Al centro di formaione alla solidarietà internazionale, in vicolo San Marco 1, "Insieme per il Cile", mostra fotografica del gruppo Huenihuen. Nell'atrio del palazzo della Regione, in via Gazzoletti, "Voz proia", esposizione di bambole del Chiapas a cura dell'associazione Crogiuolo-Mestizaje, "Alle radici del cielo - Hawa pachapakak sapicuna, Ecuador", mostra fotografica a cura dell'associazione Pachamama-Madre Terra, "Bianco colore Perù", mostra fotografica di Gianluigi Cannella per la Fondazione Canossiana. Nella sala Thun del Comune di Trento, "L'alleanza internazionale degli abitanti. Argentina, Messico e Brasile", mostra fotografica a cura dell'associazione In.Co. A palazzo Saracini Cresseri, sede Sat, in via Manci, infine, la mostra "Bolivia, a un passo dalle nuvole", mostra fotografica di Michele Rossi.