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Gli stranieri in carcere: l'esperienza trentina

08/10/2007

“Occuparsi di questi argomenti e dedicare ad essi un serio lavoro di ricerca e di analisi, rappresenta prima di tutto un alto valore civile"...

“Occuparsi di questi argomenti e dedicare ad essi un serio lavoro di ricerca e di analisi, rappresenta prima di tutto un alto valore civile. Perché l’obbligo costituzionale rimane quello di recuperare la devianza. E tanto più importante è l’appuntamento di oggi in quanto si confronta con le questioni legate all’esclusione e all’inclusione dei cittadini stranieri. Un tema delicato, che rimanda anche ad un confronto non eludibile tra ricchezza e povertà. Con la convinzione che non è certo con la disumanità dei trattamenti che si può recuperare l’umanità delle persone. Per questo momenti di analisi come quelli proposti da Transcrime, cui da anni la Provincia autonoma di Trento riconosce un ruolo prezioso, sono imprescindibili”. Con queste parole Ottorino Bressanini, assessore all’energia, riforme istituzionali e autonomie locali, ha portato il saluto della Provincia autonoma di Trento alla conferenza – queasta mattina, facoltà di Giurisprudenza di Trento – su “Gli stranieri in carcere tra esclusione e inclusione: l’esperienza trentina” durante la quale è stato presentato il rapporto finale della ricerca “Cittadinanza e immigrazione a Trento” che Transcrime (Centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell'Università degli Studi di Trento e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), con la collaborazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, ha condotto per la Provincia Autonoma di Trento nell’ambito del Sistema integrato di sicurezza. Ad aprire i lavori Fulvio Zuelli, decano della Facoltà di Giurisprudenza (“troviamo qui una conferma del buon rapporto tra università e territorio”) e Armando D’Alterio, vice-capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia che ha ricordato l’articolo 27 della Costituzione (“dobbiamo impegnarci non solo per le sanzioni, ma anche per il recupero del reo”) e ha inquadrato le dimensioni del fenomeno: oggi nelle carceri gli stranieri sono 17 mila, gli italiani 29 mila. Quindi Andrea Di Nicola, ricercatore della Facoltà di Giurisprudenza e coordinatore di ricerca della sede di Trento di Transcrime, ha presentato i risultati dello studio mentre il rapporto è stato commentato da Giuseppe Sciortino, professore della Facoltà di Sociologia, e da Giuseppe Capoccia, direttore dell’Ufficio Studi, Ricerche, Legislazione e Rapporti Internazionali del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia. Nella seconda parte della mattinata la conferenza è proseguita con una tavola rotonda tra rappresentanti delle istituzioni e del privato sociale, operativi nel settore dell’immigrazione, hanno discusso su cosa è stato fatto e cosa si può ancora fare in Trentino per un’integrazione più piena degli stranieri e per migliorare le loro condizioni di vita non solo dentro ma anche fuori dal carcere. Alla tavola rotonda, presieduta da Ernesto Savona, professore dell’Università Cattolica di Milano e direttore di Transcrime, sono intervenuti Gaetano Sarrubbo, direttore della Casa Circondariale di Trento, Antonella Forgione, direttore della Casa Circondariale di Rovereto, Mariateresa Cacciatori, direttore dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE) di Trento, Donato Borgonovo Re, difensore civico della Provincia Autonoma di Trento, Luciano Malfer, dirigente del Servizio Politiche Sociali ed Abitative della Provincia autonoma di Trento, Italo Dal Rì, responsabile dell’Associazione Provinciale Aiuto Sociale (APAS), e Lino Cristofoletti, presidente della Cooperativa Sociale Il gabbiano.

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Pubblicato il: Giovedì, 18 Ottobre 2007 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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