30/03/2009
E' scattato ieri 29 marzo 2009 il primo ciak del cortometraggio prodotto dal Cinformi dedicato al tema immigrazione, con particolare riferimento alla casa.Gli immigrati in cerca di casa, il film del cinformi
E' scattato ieri 29 marzo 2009 il primo “ciak” del cortometraggio prodotto dal Cinformi dedicato al tema immigrazione, con particolare riferimento alla casa. La regia del cortometraggio, della durata di 45 minuti, è affidata a Razi Mohebi, regista afghano che attualmente si trova, con la moglie e il figlio, nella condizione di rifugiato in Italia. Il soggetto è stato scritto da Razi Mohebi e dalla moglie Soheila Javaheri Mohebi (aiuto regista) che ha accompagnato professionalmente Razi in molte sue realizzazioni artistiche. Le riprese sono affidate a Mohammad Haidari, afghano, allievo di Abbas Kiarostami alla Scuola del Cinema iraniana e fuggito all’età di due anni assieme alla famiglia dall’Afghanistan verso l’Iran. Protagonisti principali del cortometraggio (che partecipano a titolo gratuito) sono Bruno Zanin, attore e scrittore italiano scelto tra l’altro da Federico Fellini per interpretare il Titta di Amarcord e Basir Ahang, giornalista e scrittore indipendente afghano rifugiato in Italia. Le scene verranno girate a Castel Pietra, a Calliano e all’ex stabilimento Sloi, a Trento. L’anteprima ufficiale del cortometraggio è in programma il 31 maggio prossimo, a Trento, nell’ambito del Festival dell’Economia.
Il tema trattato nasce da queste semplici considerazioni. Trovare un’abitazione è spesso un problema sia per gli italiani che per molti immigrati. In particolare per gli stranieri è un problema a causa dei pregiudizi nei loro confronti. Oltre a rappresentare una necessità, l’alloggio è un requisito importante proprio per poter rinnovare il titolo di soggiorno, richiedere il ricongiungimento familiare e ottenere la carta di soggiorno per i propri famigliari.
Gli immigrati in cerca di casa: sinossi del cortometraggio La vita piatta e scandita dalle routine di Stefano, benestante cinquantenne incapace di provare sentimenti, si intreccia, attraverso i racconti di un diario, con quella di Basir e con il suo “cammino” di immigrato. Attraverso gli scritti lasciati da Basir nell’appartamento preso in affitto da Stefano, quest’ultimo conosce il vissuto e i sentimenti che hanno accompagnano il percorso migratorio di Basir (ma idealmente di tanti altri stranieri), con particolare riferimento alla ricerca della casa. Il cortometraggio si sviluppa attraverso un’esperienza di crescente consapevolezza, da parte di Stefano, delle tante difficoltà e dei piccoli grandi drammi che spesso i migranti in cerca di un’abitazione devono affrontare; un percorso che lo porterà a riscoprire la propria umanità.
Razi Mohebi (regista) Dopo aver lungamente vissuto da rifugiato in Pakistan e in Iran, il regista afghano Razi Mohebi ha partecipato da protagonista alla stagione di rinascita culturale vissuta dall’Afghanistan dopo la caduta del regime talebano nel 2001. Ha contribuito alla fondazione della "Kabul film" e collaborato con le maggiori produzioni internazionali: coregista del film “Osama”, ha partecipato anche come attore alla realizzazione della pellicola "Alle cinque della sera", premio della giuria al Festival di Cannes del 2003. Pur vittima di violenze e minacce, il regista non ha voluto rinunciare alla sua attività e ha fondato la Razi Film House, per la quale ha diretto documentari e cortometraggi come "Kite", condannato dai Talebani e selezionato per i festival di Locarno e Berlino. Già ospite dell’edizione 2007 di Religion Today Filmfestival, oggi Razi vive a Trento con la famiglia nella condizione di rifugiato politico.
Bruno Zanin (Stefano nel cortometraggio) Bruno Zanin è un attore e scrittore italiano. Dopo una vita “on the road” è diventato attore per caso con Federico Fellini che lo ha scelto tra migliaia di ragazzi per interpretare il Titta di Amarcord. Dopo quella esperienza ha preso parte a numerosi film e ha recitato in opere teatrali e diversi sceneggiati televisivi con grandi registi italiani e stranieri come Giuseppe Ferrara, Marco Tullio Giordana, Giuliano Montaldo, Franco Brusati, Luigi Faccini, Lucian Pintilie e Lina Wertmuller. In teatro ha lavorato con Giorgio Strehler, Luca Ronconi, Marco Sciaccaluga, Gianfranco De Bosio, Sandro Sequi, Alfredo Arias. Nel 2007 ha pubblicato il suo primo romanzo di carattere autobiografico “Nessuno dovrà saperlo” (Tullio Pironti Editore), menzione speciale al premio letterario città di Latisana per il Nord Est anno 2007. Ha due figli, Francesco e Fiorenzo. Vive in una baita sperduta tra i boschi ai piedi del monte Rosa in Piemonte.
Abdul Basir Ahang (Basir nel cortometraggio) Abdul Basir Ahang anche lui rifugiato politico in Italia è nella realtà come nel cortometraggio giornalista freelance afghano E’ alla sua prima esperienza cinematografica. Laureato in “lingua e letteratura persiana”, ha collaborato come giornalista con “Repubblica” e per “Kabul press”. In passato è stato corrispondente per Internews Europa e producer Radiofonico per alcune radio a Kabul.