23/10/2017
Nel 2016 i lavoratori immigrati in Italia hanno prodotto 130 miliardi di valore aggiunto (8,9% del PIL)“Fotografia dell’economia degli immigrati”
130 miliardi di valore aggiunto, ovvero l’8,9% del PIL, è quanto hanno prodotto i 2,4 milioni di lavoratori immigrati in Italia nel 2016. E’ quanto rileva il Rapporto 2017 sull’economia dell’immigrazione dal titolo “La dimensione internazionale delle migrazioni”, presentato nei giorni scorsi presso il ministero degli Esteri. Il rapporto è stato realizzato dalla Fondazione Leone Moressa e pubblicato con il contributo della Cgia di Mestre e con il patrocinio di Oim e Maeci2. L’edizione 2017, oltre a fotografare l’impatto economico e fiscale dell’immigrazione in Italia, approfondisce una prospettiva internazionale più ampia, analizzando le dinamiche dei quasi 250 milioni di migranti internazionali.
Secondo il rapporto, in un paese che invecchia (7 nascite contro 11 morti ogni mille abitanti), la presenza immigrata rappresenta una forza lavoro indispensabile in molti settori. Da un punto di vista previdenziale, i lavoratori immigrati versano 11,5 miliardi di contributi e garantiscono un saldo positivo per le casse Inps. Complessivamente, il valore aggiunto prodotto dai lavoratori immigrati è pari a 130 miliardi (8,9% del valore aggiunto nazionale).
Nel rapporto si precisa che “non si tratta di occupazione in concorrenza con quella italiana ma di occupazione 'complementare'”: italiani e stranieri fanno lavori diversi. Gli immigrati sono impegnati in particolare nel lavoro domestico (per il 74%), nell’assistenza agli anziani (per oltre il 56%) e nel commercio ambulante (per il 52%).
Per quanto riguarda le attività autonome, il rapporto evidenzia che negli ultimi cinque anni, in particolare, mentre le imprese italiane sono diminuite del 2,7%, quelle straniere hanno registrato un +25,8% raggiungendo quota 570 mila (9,4% sul totale). Le imprese degli immigrati producono 102 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 6,9% della ricchezza complessiva. In forte crescita gli imprenditori del Bangladesh, anche se il primato per gli imprenditori stranieri è del Marocco (11%) e della Cina (10%).
Infine il rapporto sull’economia degli immigrati parla della dimensione internazionale delle migrazioni, sottolineando che a livello mondiale si stimano circa 250 milioni di migranti, ovvero il 3% della popolazione mondiale. Le migrazioni forzate invece riguardano 65 milioni di migranti, di cui il 60% sfollati interni.
In Europa nel 2016 si è registrato oltre un milione di richieste d’asilo, effettuate in quasi il 60% dei casi in Germania. In Italia l’immigrazione è cresciuta negli ultimi venticinque anni: se nel 1991 era inferiore all’1% della popolazione, nel 2016 gli immigrati regolari in Italia sono 5 milioni. Le nazionalità più numerose sono Romania, Albania e Marocco.
In occasione della presentazione del rapporto, il presidente dell’Inps Tito Boeri ha sottolineato ancora una volta che ''senza immigrati i conti dell'Inps peggiorerebbero. Gli immigrati di fatto impediscono che la popolazione italiana sparisca in futuro. I dati demografici dell'Istat stimano una riduzione della popolazione italiana di 6 milioni al 2070 e 3,5 milioni già nel 2040''.
Anche in Trentino dal Rapporto sull’immigrazione 2016 realizzato dal Cinformi emerge “un radicamento degli immigrati nell’economia locale, sebbene in posizioni spesso precarie, legate a fabbisogni stagionali, debolmente qualificate. Le posizioni degli immigrati si sono indebolite in questi anni, ma gli occupati superano tuttora le 20.000 unità, senza contare il lavoro stagionale. In agricoltura tre assunzioni su quattro si riferiscono a stranieri, nell’industria quasi una su tre, nei servizi una su quattro. È difficile ormai immaginare un’economia trentina senza lavoro degli immigrati”.