14/04/2017
La solidarietà iniziale di una famiglia è diventata opportunità di lavoro in una cantina vinicolaContadino in Mali, vignaiolo in Trentino
È originario del Mali, si chiama Moussa ed ha 29 anni, anche se i documenti indicano 34 a causa di un errore al momento della registrazione dopo le concitate fasi di soccorso in mare vicino alla Sicilia. Da allora sono trascorsi tre anni e oggi il giovane richiedente asilo è un lavoratore a tempo indeterminato alle dipendenze di una cantina vinicola di San Michele all’Adige, in Trentino. Moussa ha un permesso per motivi umanitari che gli ha consentito di restare in Italia e lavorare.
Fermarsi qui è quanto si augura Moussa accanto alla speranza, per il futuro, di avere vicino a sé i propri due figli di sei e otto anni che sono rimasti in Mali. Il matrimonio di Moussa è invece sciolto a causa di alcuni conflitti tra la sua famiglia e quella della moglie. A causa di questi conflitti – ci racconta – ha perso il padre e un fratello, mentre lui è dovuto scappare dal Paese.
Moussa ha raggiunto la Libia, dove è rimasto finché un giorno nel 2014 alcuni scafisti lo hanno fatto salire su un barcone per attraversare il Mediterraneo in cambio di denaro. Moussa è riuscito ad arrivare vivo in Italia, approdando prima in Sicilia e poi in Trentino entrando nel progetto di accoglienza richiedenti asilo gestito dalla Provincia autonoma di Trento.
Dopo alcuni mesi nei quali si è impegnato ad imparare la lingua italiana e le regole della società in Italia, Moussa ha svolto un primo tirocinio nell’ambito del progetto “Ciclofficina”, gestito dalla cooperativa Kaleidoscopio nell’ambito del progetto trentino di accoglienza. Il suo desiderio era però quello di trovare un lavoro simile a quello di contadino che ha svolto nel proprio paese d’origine. Così, quando gli è stato proposto un tirocinio presso una cantina della Piana Rotaliana non ci ha pensato due volte e ha colto l’occasione al volo. Le sue capacità sono state riconosciute dall’azienda, che all’inizio l’ha assunto come tirocinante e dopo un anno con un contratto a tempo indeterminato.
Il sostegno del Cinformi e l’apertura dell’azienda
“Per l’attivazione del tirocinio per il giovane richiedente asilo – spiega il datore di lavoro Paolo Endrici – l’attività del Cinformi è stata fondamentale, in primo luogo perché ha proposto questo tipo di collaborazione e poi perché ha seguito l’inserimento per un periodo adeguato. Il Cinformi ci ha sostenuti nell’integrazione di Moussa”. Endrici precisa che per quanto riguarda l’accoglienza del giovane maliano in azienda c’è stata un’apertura reciproca. Da un lato la famiglia del datore di lavoro voleva compiere un gesto di solidarietà e contribuire al progetto di accoglienza dei giovani migranti che arrivano in Italia dopo un lungo e rischioso viaggio per lasciarsi alle spalle la guerra o altre situazioni difficili; dall’altro lato Moussa è riuscito a farsi accettare dagli altri collaboratori dell’azienda e a inserirsi in modo professionalmente valido, umanamente piacevole e simpatico, diventando effettivamente uno del gruppo. Di qui la decisione della cantina di tenerlo in azienda a lavorare assumendolo a tempo indeterminato.
“È un ragazzo che sorride sempre, estremamente positivo, non porta problemi ed è pronto a portare soluzioni per cui direi che ha delle grandi positività, che è una persona che noi apprezziamo e stimiamo”, afferma il signor Endrici aggiungendo: “Rispetto al lavoro, il suo passato da contadino l’ha aiutato ad adattarsi in fretta allo svolgimento delle mansioni sul campo ma allo stesso tempo Moussa ha imparato anche il lavoro da fare in cantina; quindi c’è stata una crescita dalla parte agricola alla parte industriale per la vinificazione, per esempio. Anche per quanto riguarda l’apprendimento della lingua italiana, Moussa ha fatto dei passi avanti in quanto dopo il lavoro frequenta un corso di italiano e questo l’aiuta ancor di più ad integrarsi. Forse un po’ di difficoltà potrebbero esserci nel capire il dialetto trentino che spesso si parla qui da noi”.
Una convivenza basata sul rispetto dell’identità di ciascuno
Così, come da titolo, il signor Endrici definisce la relazione con il giovane di origine maliano. “Lui – afferma il datore di lavoro – può praticare la propria religione, avere le proprie idee ma senza stravolgere il nostro tipo di vita. Quindi Moussa ha la propria sfera privata con tutta la propria libertà, ma nella sfera pubblica riteniamo sia necessario adeguarsi alla nostra società e credo che Moussa lo stia facendo in modo positivo.”
Per quanto riguarda le preferenze della gente per l’uno o l’altro lavoratore, per il titolare della cantina non fa differenza l’origine quanto la qualità del lavoro svolto e la serietà del lavoratore da tutti i punti di vista. “Ogni giorno ci arrivano dei curricula – dice il signor Endrici – e tra i nostri operai agricoli ci sono persone del posto come persone di altre origini”. Ed è positiva la valutazione dell’operato di Moussa da parte del suo datore di lavoro, soprattutto per l’impegno, la volontà di imparare, di fare bene le cose e di integrarsi nella squadra.
Altrettanto grande è per Moussa la soddisfazione di lavorare ed abitare presso l’azienda a San Michele all’Adige. Questo lo aiuta molto ad essere puntuale sul lavoro la mattina e anche ad essere più vicino ai colleghi, al datore di lavoro e alla sua famiglia. Moussa è orgoglioso di aver imparato a piantare le vigne, a fare potatura in modo corretto e di sentire ogni giorno dai colleghi una nuova parola in italiano imparando a pronunciarla. Un po’ alla volta quindi Moussa si sta integrando nella comunità che lo ha accolto all’inizio come richiedente asilo e in seguito come lavoratore. Un giorno, spera di riuscire ad avere vicini i suoi due figli e magari una moglie per costruire una nuova famiglia nella terra dove ha trovato pace e serenità.