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Charlie Hebdo, parla l'antropologo Duccio Canestrini

07/01/2015

“Occorre saper distinguere e differenziare; ci occorre l'appoggio di tutte le comunità musulmane”

Il 7 gennaio 2015, a Parigi, un commando ha fatto irruzione nella sede del settimanale satirico “Charlie Hebdo”. Il bilancio delle vittime è di dodici morti fra giornalisti, agenti delle forze dell'ordine, un ospite della redazione e il portiere del palazzo sede del giornale. Vi sono state anche alcune persone gravemente ferite. Poche ore dopo il fatto di sangue è arrivata la condanna, senza se e senza ma, delle comunità islamiche del Trentino-Alto Adige, d'Italia e d'Europa. Il fatto di sangue rischia comunque di avere conseguenze devastanti sul dialogo e sulla convivenza fra le diverse culture e religioni, non solo in Francia ma anche nel contesto internazionale. Ne abbiamo parlato in una

Skype con l'antropologo Duccio Canestrini, con il quale abbiamo affrontato anche le sfide presenti e future dell'immigrazione nel contesto italiano.

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Pubblicato il: Giovedì, 08 Gennaio 2015 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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