01/10/2013
Sostanzialmente positivo il quadro tracciato dal Centro Studi e Ricerche IdosViaggio nell'assistenza familiare
Le collaboratrici e i collaboratori familiari sono, in Italia, la categoria più numerosa tra i lavoratori immigrati. Essi costituiscono l’85% delle 893.351 persone dichiarate all’Inps al 31 dicembre 2011: la quota dei comunitari è del 35%, quella dei non comunitari del 50%, mentre la parte residua è di nazionalità italiana. Gli uomini sono un sesto del totale, più numerosi tra gli immigrati che tra gli italiani. I collaboratori familiari immigrati sono originari in particolare da Romania, Ucraina, Moldova, Filippine, Ecuador, Sri Lanka e Perù.
Sono alcuni fra i dati principali che emergono da un'indagine sull’assistenza familiare in Italia promossa da UniCredit Foundation in collaborazione con Agenzia Tu UniCredit e realizzata dal Centro Studi e Ricerche Idos. Delle 606 persone intervistate, quasi i tre quarti hanno figli (73,4%), mentre il 22,9% non li ha e una piccola minoranza (3,6%) non ha risposto a questa domanda. I figli per lo più vivono all’estero (74,8%) e solo il 22,0% vive in Italia. Solo poco più di un terzo degli intervistati ha intenzione di ricongiungere i figli (34,8%), mentre quasi la metà non intende farlo (48,3%). Il livello di istruzione degli intervistati è elevato, con il 26,7% che ha conseguito il diploma e il 18,0% che ha frequentato l’università. Meno soddisfacente è la formazione specifica ricevuta per la cura delle persone (73,3% risposte negative e 24,7% risposte positive). Il lavoro di assistente alle famiglie viene svolto con piacere (“molto o moltissimo” nel 37,2% dei casi, “abbastanza” nel 47,7%), mentre si colloca al di sotto di questo gradimento il 14,0% delle risposte.
Il comportamento delle famiglie viene promosso a pieni voti, perché il loro trattamento va benissimo (27,1%) o comunque bene (64,5%) e appena 1 ogni 60 intervistati asserisce di essere stato trattato male o malissimo. Agli occhi degli assistenti di origine immigrata gli italiani sono gentili, bravi, buoni, disponibili, educati, onesti, generosi, comprensivi, rispettosi, simpatici, positivi, cordiali, pazienti. Gli italiani non vengono però scambiati per “bonaccioni” e, anzi, sono ritenuti anche esigenti, puntuali, corretti, precisi, seri, severi e intelligenti.
I motivi per i quali gli assistenti familiari ritengono di essere apprezzati dalle famiglie sono, nell’ordine: la disponibilità oraria, la gentilezza e il costo basso del servizio. Le famiglie italiane – si coglie nella ricerca – sono per lo più contente delle prestazioni ricevute dagli/dalle assistenti familiari, al di là di un “serpeggiante” atteggiamento sospettoso nei confronti degli immigrati.
I soldi risparmiati vengono per lo più inviati nel Paese d'origine, mentre un decimo effettua dei depositi in banca. Gli/le assistenti familiari non amano trascorrere il tempo libero da soli o presso la famiglia dove si lavora; preferiscono invece stare con i connazionali amici (65,2%) e con i parenti che vivono in Italia, ma anche con amici italiani. Il 39,9% degli intervistati non utilizza internet.
Il costo di un assistente domiciliare e specialmente di un/una “badante” - afferma poi lo studio - va oltre i 1.000 euro al mese (più del doppio rispetto all’importo dell’indennità di accompagnamento) e, accanto ai contributi, vi sono le spese del vitto e dell’alloggio nel caso di co-residenza. Una stima – sostengono poi i curatori – che riguarda i costi delle assistenti familiari ha ipotizzato che, se non ci fossero le “badanti”, lo Stato dovrebbe investire 45 miliardi per assicurare un servizio analogo (Romina Spina, “Le immigrate invisibili che tengono insieme l’Italia”, traduzione dall’originale “Wie unsichtbare Migrantinnen italian zusammenhalten” nel Neue Zürcher Zeitung del 29.12.2009).