30/12/2011
Ecco le cifre che raccontano, in estrema sintesi, l'evoluzione del fenomeno nel Paese"Viaggio nel tempo"
Rispetto ad altri stati europei l'Italia è un Paese dove l'immigrazione rappresenta un fenomeno relativamente recente. Tuttavia, nonostante una “timeline” piuttosto breve, tale fenomeno ha assunto nel corso degli anni caratteristiche differenti. I dati raccolti dagli istituti di ricerca ci aiutano a ricostruire, anche se in estrema sintesi, questo viaggio verso un'Italia a colori nella quale il contributo dei nuovi italiani diventa via via sempre più significativo, soprattutto nel contrastare il calo demografico.
Il passato
A ricostruire il passato del fenomeno migratorio in Italia ci aiuta la Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità), facendo riferimento soprattutto a dati dell'Istat, l'Istituto nazionale di statistica.
“La più antica fonte di dati sugli stranieri in Italia – afferma l'Ismu – riguarda i rifugiati, con statistiche ministeriali dal 1954, dal 1968 estese ai cittadini “legalmente presenti”. Dal 1986 si hanno le prime informazioni Istat sui “residenti”, anche se solamente a partire dagli anni Novanta (dopo il Censimento del 1991 e la legge sul sistema statistico nazionale del 1992) esse trovano maggiore compiutezza. Per quanto riguarda le singole cittadinanze, nel 1980 si contavano, secondo il ministero dell’Interno, oltre 11mila permessi di soggiorno per gli iugoslavi, 5mila per gli etiopi, 4mila per i filippini e 3mila per argentini, egiziani, polacchi e indiani, mentre i permessi di soggiorno intestati ai marocchini erano solo 829, agli albanesi 514, ai cinesi 463 e ai senegalesi 134. Già nel 1995, però, i marocchini erano poi diventati i primi in Italia per numero di permessi di soggiorno, con 95mila, mentre gli albanesi erano 35mila e meno di iugoslavi (52mila), filippini (43mila) e tunisini (40mila), poco più di rumeni (25mila) e senegalesi (24mila).”
Il presente
I cittadini immigrati residenti in Italia registrati al primo gennaio 2011 sono 4.570.317, l'8% in più rispetto all’inizio del 2010. Tra le diverse nazionalità, la più numerosa è quella romena, con 968mila presenze, seguita da quella albanese (482mila), marocchina (452mila), cinese (209mila) e ucraina (200 mila). I dati arrivano dall'Istat. Secondo l'Istituto nazionale di statistica, gli immigrati residenti si concentrano in particolare nelle zone del centro-nord Italia e meno nel sud e nelle isole. La regione che accoglie il maggior numero di “nuovi italiani” è la Lombardia, con 1 milione e 64mila residenti. Seguono Lazio, Veneto ed Emilia Romagna.
Il futuro
Il nostro sguardo al futuro arriva fino all'anno 2065, grazie ancora una volta all'Istat. Si tratta – è bene precisarlo – di previsioni che vanno accolte come tali. In ogni caso, analizzando i calcoli Istat emerge che il contributo dei cittadini immigrati sarà fondamentale nel contrastare il calo demografico del Paese.
Nel 2065 la popolazione residente in Italia attesa è pari a 61,3 milioni (scenario centrale). Tenendo conto – afferma l'Istat – della variabilità associata agli eventi demografici, la stima della popolazione oscilla da un minimo di 53,4 milioni ad un massimo di 69,1 milioni. L'evoluzione della popolazione attesa nello scenario centrale è il risultato congiunto di una dinamica naturale negativa per 11,5 milioni (28,5 milioni di nascite contro 40 milioni di decessi) e di una dinamica migratoria positiva per 12 milioni (17,9 milioni di ingressi contro 5,9 milioni di uscite). Il contributo dei nuovi italiani quindi, stando alle previsioni, compenserà il calo demografico del Paese. In particolare, sulla base delle ipotesi concernenti i movimenti migratori con l’estero e sulla base di un comportamento riproduttivo superiore a quello della popolazione di cittadinanza italiana – afferma l'Istat – si prevede che l’ammontare della popolazione residente straniera possa aumentare considerevolmente nell’arco di previsione: da 4,6 milioni nel 2011 a 14,1 milioni nel 2065, con una forbice compresa tra i 12,6 ed i 15,5 milioni.