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Speciale "20 giugno, Giornata mondiale del rifugiato"

12/06/2012

Trentino, l'assessore Beltrami: "auspicabile un approccio omogeneo nella risposta a chi, da rifugiato, chiede aiuto"

2011, record di rifugiati nel mondo
Il 2011 ha fatto registrare un triste record relativo alle persone fuggite dal proprio Paese: il numero di persone diventate rifugiate lo scorso anno è stato infatti il più alto dal 2000. È quanto emerge dal rapporto annuale pubblicato oggi (18 giugno) dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). La pubblicazione arriva a due giorni della Giornata mondiale del rifugiato, che verrà celebrata il 20 giugno.
Nella pubblicazione “2011 Global Trends” l'Agenzia Onu presenta informazioni e dati dettagliati sulla portata delle migrazioni forzate provocate da una serie di gravi crisi umanitarie, cominciate alla fine del 2010 in Costa d'Avorio e seguite da altre in Libia, Somalia, Sudan e altri paesi. Complessivamente 4,3 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie aree d'origine, 800.000 delle quali attraversando il confine dei propri stati e diventando rifugiati.
Alla fine del 2011 in tutto il mondo vi erano 42,5 milioni di persone tra rifugiati (15,2 milioni), sfollati interni (26,4 milioni) o persone in attesa di una risposta in merito alla loro domanda d'asilo (895.000). Nonostante l'elevato numero di nuovi rifugiati, la cifra complessiva è risultata inferiore al totale del 2010 (43,7 milioni), soprattutto per effetto del ritorno alle proprie case di un gran numero di sfollati: 3,2 milioni, la cifra più alta da oltre un decennio. Per quanto riguarda i rifugiati, nonostante un incremento nel numero dei rimpatri rispetto al 2010, il 2011 si trova comunque al terzultimo posto per numero di ritorni a casa (532mila) nell’ultima decade.
Considerato in un'ottica decennale – afferma l'Agenzia Onu per i rifugiati – il rapporto evidenzia diverse tendenze preoccupanti. In primo luogo, il fenomeno delle migrazioni forzate colpisce numeri maggiori di persone a livello globale, con cifre annuali che superano i 42 milioni di persone in ognuno degli ultimi 5 anni. Inoltre, una persona che diventa rifugiato è probabile che rimanga in tale condizione per molti anni, spesso bloccato in un campo profughi o vivendo in condizioni precarie in un centro urbano: dei 10,4 milioni di rifugiati che rientrano nel mandato dell'Unhcr infatti quasi i tre quarti (7,1 milioni) si trovano in esilio protratto da almeno 5 anni, in attesa di una soluzione alla loro condizione.
Complessivamente l'Afghanistan si conferma il paese d'origine del maggior numero di rifugiati (2,7 milioni), seguito da Iraq (1,4 milioni), Somalia (1,1 milioni), Sudan (500.000) e Repubblica Democratica del Congo (491.000).
Circa i 4/5 dei rifugiati di tutto il mondo fuggono nei paesi limitrofi. Ciò si riflette ad esempio nelle numerose popolazioni di rifugiati presenti in Pakistan (1,7 milioni), Iran (886.500), Kenya (566.500) e Ciad (366.500).
Tra i paesi industrializzati il principale paese d'accoglienza è la Germania, con 571.000 rifugiati. Il Sudafrica è invece il primo paese per numero di domande d'asilo ricevute (107.000), confermando la posizione degli ultimi 4 anni.
L'Italia, con 58mila rifugiati, presenta cifre contenute rispetto ad altri paesi dell'Unione Europea, in termini sia assoluti che relativi. In Francia, Paesi Bassi e Regno Unito i rifugiati sono tra i 3 e i 4 ogni 1.000 abitanti, in Germania oltre 7, in Svezia oltre 9, mentre in Italia meno di 1 ogni 1.000 abitanti. Per quanto riguarda le domande di asilo, nel 2011 sono state presentate poco più di 34mila domande. Un incremento, rispetto agli anni precedenti, determinato dagli effetti della Primavera araba e della guerra in Libia.
La pubblicazione “2011 Global Trends” dell'Agenzia Onu per i rifugiati

(in inglese)

L'intervento del Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano
"Il tema prescelto - Le famiglie distrutte dalle guerre - è drammaticamente attuale. Ce lo ricordano con particolare evidenza le crudeli vicende siriane e le sofferenze inflitte lì a troppe famiglie, molte delle quali costrette ad abbandonare il loro Paese".
Lo ha scritto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato in occasione delle celebrazioni della Giornata mondiale del Rifugiato.
"Sono lieto - ha aggiunto il Capo dello Stato - di constatare che oltre al mondo politico, anche il mondo del cinema e della cultura abbiano accettato di dare il loro contributo alle celebrazioni. È nostro comune dovere impegnarci per la costruzione di un ordine internazionale in seno al quale convivano popoli e individui liberi da situazioni di degrado umano e di negazione di diritti fondamentali della persona".

“L'accoglienza e' un dovere”
“Nessuno sceglie di diventare rifugiato, eppure guerre e violenze separano milioni di persone dai propri cari. E una sola famiglia distrutta dalla guerra è già troppo”. Così l'Agenzia ONU per i rifugiati descrive il vissuto di chi è costretto a lasciare il proprio Paese a causa di conflitti, discriminazioni politiche, religiose o razziali.
La Giornata mondiale del rifugiato 2012 è dedicata proprio a queste famiglie spezzate e al conflitto interiore di chi si trova di fronte a un bivio che porta a due percorsi, entrambi di sofferenza: uno in patria, rischiando la vita, l'altro all'estero, senza la propria famiglia, in solitudine. Questa seconda strada nel 2011 ha fatto registrare un drammatico record: il numero di persone costrette a fuggire dal proprio Paese lo scorso anno (800mila) è stato infatti il più alto dal 2000. In particolare, le persone in fuga verso i Paesi industrializzati nel 2011 sono state oltre quattrocentomila, con un aumento del 20% rispetto all'anno precedente. In Italia lo scorso anno sono state registrate oltre trentaseimila domande di asilo. Il Paese d'origine del più alto numero di richiedenti protezione nel mondo è stato l'Afghanistan, seguito dalla Cina e dall'Iraq.
Questi dati mostrano che nel campo dell'immigrazione il tema dei rifugiati è una questione prioritaria, che impone una riflessione anche sulle cause della fuga dei richiedenti asilo dai Paesi d’origine. Sottovalutare tali cause può portare, nei diversi teatri di guerra nel mondo, a vere e proprie catastrofi umane come quella cui stiamo assistendo in Siria. L’accoglienza dei rifugiati è quindi l’ultima risorsa per ridare speranza alle persone in fuga dalla loro terra.
“Accoglienza – afferma l'assessore provinciale alla Solidarietà internazionale e alla Convivenza Lia Beltrami Giovanazzi – che non è una scelta ma un dovere, come sancisce l'articolo 10 della Costituzione italiana affermando che ‘lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge’.”
“La recente ‘Emergenza Nord Africa’, con l'arrivo dei migranti in fuga dalla guerra in Libia – aggiunge l'assessore Beltrami – ha rappresentato un impegnativo banco di prova per la reale volontà e capacità di accoglienza dell'Italia. Questa risposta, ferma restando la competenza dello Stato nella valutazione delle domande di asilo, è stata declinata in diversi approcci nelle singole regioni e province autonome che hanno ospitato e stanno tutt'ora ospitando i profughi.”
Il Trentino, attraverso l'impegno di istituzioni, terzo settore e mondo del volontariato ha fatto la propria parte, ma non si è limitato a rispondere ai bisogni primari di queste persone. Si è puntato sulla valorizzazione del tempo libero, sull’incontro con la comunità locale e sulla formazione prima con i corsi di lingua e cultura italiana e ora con i corsi per l’inserimento lavorativo; i profughi sono stati messi al centro del progetto di accoglienza, tenendo conto anche del loro particolare vissuto e delle inevitabili ricadute sul piano emotivo. In altre parole, gli oltre duecento profughi accolti sono stati e sono considerati tutt'ora “cittadini a pieno titolo” di questa comunità.
“La nostra attenzione al tema dell’asilo – afferma Lia Beltrami – non può tuttavia limitarsi al contesto trentino, poiché coinvolge lo scenario globale; è quindi auspicabile un approccio omogeneo nella risposta a chi, da rifugiato, chiede aiuto”. Guardando al contesto europeo, le direttive comunitarie in materia si scontrano, di fatto, con la discrezionalità dei singoli Stati nelle modalità di accoglienza e nella valutazione delle richieste di protezione internazionale. Eppure è la stragrande maggioranza degli stessi cittadini europei, come afferma una recente ricerca della Commissione UE, a rimarcare l'obbligo per i Paesi dell'Unione di offrire protezione e asilo a chi ne ha bisogno, sottolineando nel contempo l'importanza di regole comuni e realmente condivise per l'accoglienza dei rifugiati. “Un segnale incoraggiante – conclude Lia Beltrami – perché è innanzitutto dalla concreta apertura della comunità, vasta o piccola che sia, che nasce la vera accoglienza”.

Il quadro aggiornato dell'accoglienza dei profughi accolti in Trentino per l'“emergenza Nordafrica”
223 persone accolte
205 ancora inserite nel progetto
9% allontanati/lasciato progetto
26 anni età media
25 nazionalità diverse
93% subsahariani
63% maliani, somali, nigeriani, nigerini, ghanesi
84% risposte commissione
52% positive ad una forma di protezione
48% diniego domanda di protezione (tutti ricorrenti)

La convenzione di Ginevra (dal sito Unhcr)
Il rifugiato è colui "che temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra" (Articolo 1A della Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati).
Il 28 luglio del 1951, una conferenza speciale dell’ONU approvò, a Ginevra, la Convenzione relativa allo Status dei Rifugiati. La Convenzione detta in chiare lettere chi può essere considerato un rifugiato e le forme di protezione legale, altra assistenza e diritti sociali che il rifugiato dovrebbe ricevere dagli Stati aderenti al documento. Al contempo, la Convenzione definisce anche gli obblighi del rifugiato nei confronti dei governi ospitanti e alcune categorie di persone, ad esempio i criminali di guerra, che non possono accedere allo status di rifugiati.
Alcuni mesi prima dell’approvazione della Convenzione, il 1° gennaio 1951, aveva cominciato ad operare l’appena costituito Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Nei decenni che seguirono la Convenzione è rimasta il pilastro normativo sul quale si è basata l’opera intrapresa dall’agenzia per assistere e proteggere circa 50 milioni di rifugiati.
Questo primo strumento era inizialmente limitato a proteggere i rifugiati perlopiù europei provocati dalla seconda guerra mondiale, ma un Protocollo del 1967 ne ha esteso il raggio d’azione sulla spinta delle dimensioni globali assunte dal problema dell'esodo forzato. Il documento originario ha anche ispirato la stesura di strumenti regionali quali la Convenzione africana sui rifugiati del 1969 e la Dichiarazione di Cartagena del 1984 nell’ambito dell’America Latina.
Complessivamente, sono 147 gli Stati che hanno aderito ad uno o ambedue gli strumenti normativi dell’ONU. Ma con il mutare delle tendenze globali della migrazione e con l’aumento drammatico dei flussi di popolazione verificatisi negli ultimi anni sono emersi alcuni dubbi sull’attualità ed efficacia della Convenzione del 1951, in particolar modo in Europa, per ironia della sorte il luogo di nascita della stessa Convenzione.
L’Unhcr attualmente assiste milioni di persone e la Convenzione, che si è dimostrata eccezionalmente flessibile di fronte ad un mondo in rapida evoluzione, continua ad essere l’architrave dell’attività di protezione dei rifugiati.
Il testo integrale della Convenzione di Ginevra (pdf)

Articolo 10 della Costituzione della Repubblica italiana
L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.

Il video-approfondimento del Cinformi
Al tema dei rifugiati il Centro informativo per l'immigrazione dell'assessorato alla Solidarietà internazionale e alla Convivenza della Provincia autonoma di Trento ha dedicato un'inchiesta intitolate

, disponibile nella sezione Cinformi TV del sito o direttamente sul canale YouTube del Cinformi.

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Pubblicato il: Lunedì, 18 Giugno 2012 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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