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Seconde generazioni e percorsi lavorativi

11/12/2014

Il successo nella ricerca di un lavoro dipende anche dalle competenze multilingue e multiculturali

Le dinamiche di inserimento nel mondo del lavoro dei giovani di seconda generazione di origine immigrata sono simili a quelle dei coetanei nati da genitori italiani. Ciò vale, ad esempio, per le forme di inquadramento contrattuale e per le strategie di ricerca di un lavoro, basate tendenzialmente sul passaparola, sulle reti informali, sul web e sui social network. Secondo i giovani di seconda generazione, il successo nella ricerca di un lavoro si lega da una parte alla capacità di adattamento a mansioni e contesti diversi, ovvero al mettersi in gioco anche di fronte a opportunità non del tutto coerenti con le proprie aspirazioni; dall’altra, alla valorizzazione delle competenze multilingue e multiculturali.
A evidenziare i percorsi di inserimento lavorativo dei giovani di seconda generazione è un’indagine qualitativa curata da Isfol (ente pubblico di ricerca sui temi della formazione, delle politiche sociali e del lavoro) e dalla Fondazione Giacomo Brodoloni. La ricerca è basata su un processo di progettazione partecipata che ha coinvolto testimoni privilegiati, esperti e giovani provenienti da un contesto migratorio. Lo studio è stato realizzato attraverso interviste e focus group con 150 ragazzi e ragazze tra i 18 e i 29 anni – nati o arrivati in tenera età in Italia – in dieci regioni italiane. Oltre il 60% di loro ha la cittadinanza italiana.
I dati raccolti riguardano quattro ambiti: la sfera individuale e familiare, il percorso formativo, il lavoro, la partecipazione alla vita sociale e culturale. Per quanto riguarda le dinamiche linguistico-culturali, i giovani intervistati tendono a parlare nel contesto familiare l’italiano, appreso a scuola nell’80% dei casi, e la lingua dei genitori, appresa in famiglia. Come emerge anche dall’indagine Istat sulla diversità linguistica in Italia, i giovani intervistati ritengono di avere una competenza relativamente più elevata nella lingua parlata rispetto a quella scritta. Sul piano culturale emerge chiaramente la dimensione della doppia appartenenza: oltre il 60% dichiara di “sentire propria” la cultura italiana, oltre il 40% si esprime allo stesso modo rispetto alla cultura di origine. Rispetto ai percorsi formativi, lo studio evidenzia che le scelte sono orientate prima di tutto dalle aspirazioni e attitudini dei giovani, che riconoscono i genitori come loro primi “supporter” e la scuola principalmente come luogo di socializzazione. I costi legati al proseguimento degli studi rappresentano un ostacolo per il 37,4% dei giovani intervistati. Al momento della rilevazione, il 60% delle persone interpellate stava ancora studiando: oltre l’80% di queste è iscritto a un corso universitario e nella scelta della facoltà prevalgono gli indirizzi socio-politici, seguiti da quelli scientifici e infine da quelli umanistici. Il restante 40%, non più impegnato in un percorso formativo, è formato in prevalenza da giovani diplomati (51,6%), seguiti da coloro che hanno una laurea o il diploma di licenza media (rispettivamente 24,3% e 24,2%).
Sul piano dei percorsi lavorativi, il 58,7% dei giovani intervistati risulta occupato, il 12,3% disoccupato e il 29% inattivo. Il livello di partecipazione risulta elevato rispetto a specifici luoghi virtuali come social network e reali, (luoghi di incontro come i centri sportivi), mentre è più basso in contesti come le reti virtuali professionali e le realtà associative comunitarie e partitiche.

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Pubblicato il: Giovedì, 11 Dicembre 2014 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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