16/02/2011
Rom, Sinti e Caminanti sono in Italia lo 0,2% della popolazione, dato fra i più bassi d’EuropaRom, Sinti e Caminanti in Italia
Si è conclusa l'indagine conoscitiva sulla condizione di Rom e Sinti in Italia iniziata nell'ottobre 2009. Si tratta del primo studio conoscitivo del Parlamento italiano in materia. L’indagine ha l’obiettivo di costruire una base di conoscenza condivisa. Sono stati ascoltati dalla Commissione studiosi, membri di organismi internazionali, esponenti di enti locali, sindaci, rappresentanti di associazioni italiane e internazionali nonché membri delle comunità italiane di Rom, Sinti e Caminanti. Oltre alle audizioni, la Commissione ha effettuato alcune visite sul campo per verificare in prima persona le condizioni di vita in alcuni insediamenti: sono state visitate alcune realtà abitative dei Rom ed è stata effettuata una missione in Romania.
Secondo le stime presentate nel rapporto, le persone appartenenti alle popolazioni Rom, Sinti e Caminanti rappresentano in Italia una percentuale sulla popolazione intorno allo 0,2%, una delle più basse d’Europa. In Romania sono circa 1.800.000 e rappresentano l'8% della popolazione, in Bulgaria sono circa 700.000 pari all’8,4%, in Repubblica Ceca 250.000 pari al 2,4%, in Grecia 200.000 pari al 2%, in Spagna tra 650 e 800.000 pari all'1,6%, in Francia 280.000 pari allo 0,5%. Secondo l'Opera Nomadi, circa la metà dei Rom e Sinti residenti in Italia hanno la cittadinanza italiana mentre l’altra metà è proveniente principalmente dai Balcani e dalla Romania. I Rom stranieri sono presenti al nord, sud e nelle isole mentre i Sinti sono presenti in gran parte al nord e al centro. Per quanto riguarda le popolazioni provenienti da Romania, Bulgaria e Polonia si tratta - oggi - di cittadini di Stati membri dell'Unione e quindi di immigrati regolari. Per quanti invece provengono dai paesi della ex Jugoslavia la situazione è più complessa, essendo non comunitari: una quota di essi è presente sul territorio nazionale con regolare permesso di soggiorno; una quota è rappresentata dai richiedenti asilo; una parte è invece irregolare, cioè senza permesso di soggiorno. Secondo le stime di Opera Nomadi, le comunità dei Rom e Sinti sono caratterizzate dalla presenza di un’alta percentuale di minori. Il 60% della popolazione Rom e Sinti, ha meno di 18 anni, e di questi il 30% ha un’età tra gli 0 e i 5 anni, il 47% ha dai 6 ai 14 anni e il 23% tra i 15 e i 18 anni. Anche per quanto riguarda il livello di scolarizzazione di Rom, Sinti e Caminanti i dati, per quanto sempre difficili da verificare, forniscono un quadro di forte ritardo e di grande penalizzazione. Secondo Opera Nomadi, sarebbero almeno 20 mila i Rom sotto i dodici anni, in grandissima parte romeni e jugoslavi, che evadono l’obbligo scolastico in Italia e si stima che i restanti coetanei Rom e Sinti siano in un generalizzato ritardo didattico di non meno di tre anni. Le radici di questa scarsa scolarizzazione, scrive il ministero dell'Interno nel rapporto, andrebbero ricercate non tanto nel nomadismo, quanto nelle “difficili condizioni economiche nonché in una certa diffidenza verso la scuola, vista come espressione di una società che si è mostrata ostile e che per la sua azione assimilatrice è vista come pericolosa per la propria identità”. Nelle comunità nomadi che vivono in buone condizioni economiche “i giovani cominciano a frequentare le scuole superiori e qualcuno anche l'università, fatto questo ormai non eccezionale in altri paesi europei”. Anche la condizione lavorativa di Rom e Sinti risulta problematica a livello nazionale, a causa delle costanti difficoltà di inserimento, della mancanza di qualificazione professionale, della marginalità sociale nella quale vengono a trovarsi. Le attività economiche in cui sono attivi Rom e Sinti sono estremamente diversificate. Esistono alcune attività tradizionali che vengono tuttora esercitate un po' ovunque: il lavoro dei metalli; il recupero dei materiali diversi e la loro vendita; il commercio dei cavalli; i mestieri dello spettacolo e del circo (come musicisti, giocolieri, acrobati, danzatori); le professioni legate allo spettacolo viaggiante, in particolare i giostrai; la vendita ambulante o nei mercati (frutta, legumi, tappeti, ecc.); la fabbricazione e la vendita di oggetti diversi come ad esempio violini, cinture, tovaglie, pizzi, oggetti in vimini; i lavori agricoli spesso stagionali. Sono invece attività in via di sviluppo il commercio di auto usate, la manovalanza nell'edilizia, la manutenzione di strade.
“La comunità internazionale, in particolare gli organismi europei – si legge nell’indagine – dà un giudizio fortemente critico sulle politiche seguite da diversi paesi con riferimento a Rom, Sinti e Caminanti. Il giudizio negativo ha colpito volta per volta la Repubblica Ceca, la Francia e altri paesi. Anche l'Italia si è dovuta confrontare con le critiche su questo o quell'aspetto della propria politica, critiche che non hanno risparmiato certi atteggiamenti della società civile. L’Italia, quest'anno – prosegue l'indagine – è stata sottoposta alla Universal Periodical Review da parte del Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu: tra le 92 raccomandazioni che riguardavano l'Italia, ben 10 si sono concentrate sul trattamento riservato alle minoranze Rom e Sinti”.
In Italia esistono undici leggi regionali su Rom, Sinti e Caminanti e un reticolo di provvedimenti locali e ordinanze municipali, ma manca un piano nazionale che fissi univocamente le linee di intervento.