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Rifugiati, l’analisi dell’Ocse

23/09/2015

L'integrazione dei rifugiati deve essere vista, secondo l’Ocse, come un investimento

“L’Europa sta affrontando la peggiore crisi di rifugiati degli ultimi decenni. Si tratta di una crisi la cui gestione è complessa ma l’Europa ha l’esperienza e la capacità per gestirla. Le esperienze del passato dimostrano come una buona gestione di queste crisi può diventare una valido contributo per la crescita e l’innovazione dei paesi coinvolti.” Lo afferma l'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico in un focus sui rifugiati nell'ambito dell'International Migration Outlook 2015.
Secondo l’Ocse, l’Europa registrerà nel 2015 un numero senza precedenti di rifugiati e richiedenti asilo: le procedure di asilo saliranno fino a un milione. Secondo le stime, da 350mila a 450mila persone potrebbero ottenere lo status di rifugiato o simile, più che in qualsiasi precedente crisi europea dei rifugiati dalla Seconda Guerra Mondiale.
Riguardo le rotte migratorie, negli ultimi mesi quelle orientali del Mediterraneo e dei Balcani occidentali hanno acquisito importanza con un numero relativamente alto di persone che partono o transito attraverso la Turchia. La rotta Mediterranea centrale, che porta in Italia, ha continuato ad essere notevolmente utilizzata. Secondo le ultime stime disponibili, più di 330mila persone sono arrivate via mare in Europa da gennaio di quest'anno, di cui circa 210mila arrivate in Grecia e 120mila in Italia.
Analogamente a quanto avvenuto durante le crisi di rifugiati del 1990, l'impatto è concentrato in pochi paesi. Tra i paesi Ocse, la Turchia è la più toccata, ospitando ben 1,9 milioni di siriani e un gran numero di persone provenienti dall'Iraq. All'interno dell'UE Italia, Grecia e Ungheria sono in prima linea, ma i principali paesi di destinazione sono la Germania, in termini assoluti, e la Svezia e l'Austria rispetto alla loro popolazione. L’Ocse stima che nel 2015 la Germania giungerà ad ospitare 800mila richiedenti asilo, pari all'1% della popolazione tedesca.
Rispetto all’accoglienza dei migranti, nel documento dell’Ocse si afferma che “nella attuale situazione di emergenza, molti paesi stanno facendo notevoli sforzi per accogliere, assistere il grande numero di persone in arrivo. Alcune regioni e località sono sotto forte pressione. Il coordinamento tra i diversi livelli di governo sarà la chiave per evitare che le comunità locali siano sopraffatte. Dal 1990 – prosegue l'Ocse – molti paesi dell'UE hanno sviluppato migliori servizi a favore dei rifugiati che dovrebbero contribuire a far fronte nel medio termine a tale crisi”. Allo stesso tempo, l’Ocse evidenzia che per alcuni paesi dell'UE l’arrivo su larga scala dei richiedenti asilo è un fenomeno nuovo. Questo è il caso, per esempio, dell'Ungheria e, in misura minore, della Polonia e Bulgaria. Il sostegno tecnico degli altri paesi dell'UE e delle istituzioni dell'UE è fondamentale – afferma l'Ocse – per consentire loro di rispondere all'emergenza.
Parlando dell’integrazione dei richiedenti protezione internazionale nel periodo medio/lungo, l’Ocse afferma che questa richiederà sforzi immediati e intensivi per fornire formazione linguistica, valutare le capacità individuali, fornire l'accesso alla scuola, alla sanità e lavorare con i datori di lavoro per contribuire a rafforzare le possibilità di occupazione dei rifugiati.
L'integrazione dei rifugiati deve essere vista, secondo l’Ocse, come un investimento.

L'immigrazione nei paesi Ocse
Allargando lo sguardo al fenomeno migratorio nel complesso, i ricongiungimenti familiari costituiscono il canale principale di ingresso, incidendo per il 35% sul totale diretto verso i paesi dell’Ocse, seguiti dalla liberà mobilità tra i paesi membri dell'Unione Europea, la cui incidenza è pari al 30%. I dati sono forniti dal rapporto dell’Ocse. La Germania si conferma tra i principali paesi d’immigrazione, seconda solo agli Stati Uniti per il numero d’immigrati che accoglie. Un nuovo migrante su dieci verso l’area Ocse è di cittadinanza cinese e il 4,4% è originario dell’India.
Sul fronte dell’integrazione, il Rapporto evidenzia come l’attuazione di misure mirate a favorire tale processo continui a essere ampiamente diffusa e come alcuni paesi con una lunga tradizione di accoglienza dei migranti alle spalle stiano provando a incorporare i temi dell’integrazione in tutti gli aspetti della vita economica e sociale. Numerosi paesi danno inoltre particolare importanza al riconoscimento delle qualifiche acquisite all’estero e all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, specie per le persone che non hanno acquisito competenze di base.
Il rapporto dedica infine un focus particolare ai lavoratori migranti della sanità. Tra il 2004 e il 2014 il numero di dottori e infermieri che si sono trasferiti dall'estero nei paesi dell'Ocse è cresciuto del 60%. I paesi di provenienza sono soprattutto asiatici. In termini assoluti, gli Stati Uniti restano la destinazione principale ma gli incrementi tendenziali più rilevanti si sono registrati nel Regno Unito e in Germania.

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Pubblicato il: Giovedì, 24 Settembre 2015 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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