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Pandemia, cresce il “welfare fai da te”

26/10/2021

"Badanti", colf e babysitter: nel 2020 aumento dei nuclei familiari datori di lavoro

Nel primo anno della pandemia da Covid-19 sempre più famiglie italiane hanno adottato soluzioni di “welfare fai dai te” per la cura degli anziani, dei bambini e dei non autosufficienti. A fine 2020, infatti i datori di lavoro domestico regolari sono 992mila, in aumento rispetto all’anno precedente (+8,5%). Aggiungendo la componente irregolare (stima: 1.315.755), si superano i 2,3 milioni di famiglie coinvolte. I lavoratori domestici sono invece 920.722. Sommando la componente irregolare (stima: 1.220.492), si arriva a un totale di 2.141.214 lavoratori. I dati arrivano dal nuovo Rapporto annuale Domina.
Secondo l’Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico, "le famiglie italiane hanno avuto un ruolo determinante nella gestione dell’emergenza, facendosi carico di servizi di welfare che altrimenti non sarebbero stati garantiti: assistenza ai bambini durante le chiusure scolastiche, assistenza agli anziani e ai non autosufficienti. Anche per questo, il numero di famiglie datori di lavoro domestico è cresciuto in tutte le regioni italiane. Nel settore – aggiunge Domina – rimane alto il tasso di irregolarità: per questo, su oltre 2,3 milioni di famiglie datori di lavoro, quelle senza un contratto regolare sono oltre un milione."

Nazionalità, genere ed età dei datori di lavoro domestico
Il 94,9% dei datori di lavoro domestico è di nazionalità italiana. Gli stranieri comunitari rappresentano il 2,4%, mentre i non UE il 2,6%. Le donne rappresentano il 57,1% dei datori di lavoro, anche se nell’ultimo anno gli uomini hanno registrato un aumento lievemente maggiore (+9,4%, contro +7,8% delle donne). Le due classi di età più rappresentate sono quella sotto i 60 anni (31,5%) e quella sopra gli 80 (35,9%). In questo caso, si può ipotizzare che la prima fascia sia caratterizzata prevalentemente da rapporti di colf o baby sitter, mentre la più anziana da rapporti di badante (anche se, va ricordato, non sempre il datore di lavoro coincide con il beneficiario della prestazione).

Concentrazione nelle aree urbane, forte aumento al Sud
Tra i datori di lavoro, oltre un terzo si concentra in Lombardia e nel Lazio (complessivamente il 34,7%). La componente femminile è mediamente del 57,1%, con un range che varia tra il 52,5% (Veneto) e il 67,0% (Sardegna). Nell’ultimo anno, in tutte le regioni italiane si è registrato un aumento del numero di datori di lavoro domestico. L’incremento varia tra il +3,1% del Lazio ed il +21,0% della Basilicata, mentre la media nazionale si attesta a +8,5%.

Grandi invalidi, sacerdoti, parenti e conviventi
Tra i 920 mila datori di lavoro regolari, inoltre, figurano 98.310 grandi invalidi (9,9% del totale) e 3.501 sacerdoti (0,4%). I grandi invalidi sono aumentati nell’ultimo anno (+6,1%), mentre i sacerdoti sono diminuiti (-2,6%). Dai dati INPS è inoltre possibile approfondire i casi in cui esiste un legame di parentela tra lavoratore e datore di lavoro domestico. Sono infatti 633 i casi in cui datore e lavoratore sono coniugati (nell’80,4% dei casi il lavoratore è donna). Molto più frequente il legame di parentela (fino al terzo caso): si tratta di oltre 19 mila rapporti di lavoro, anche in questo caso con una prevalenza di donne tra i lavoratori (76,2%). Nel 2020 i rapporti di lavoro con lavoratore coniuge sono aumentati del 5,7%, mentre quelli con lavoratore parente o affine sono aumentati del 4,5%. Ancora più frequente, inoltre, la situazione di convivenza tra lavoratori e datori di lavoro domestico. Si tratta infatti di quasi 220 mila rapporti di lavoro, pari a circa un quinto del totale. Infine, oltre alle persone fisiche coinvolte nel CCNL, vi sono 1.788 persone giuridiche che figurano come datori di lavoro domestico, in lieve calo nel 2020 (-3,1%). Si tratta essenzialmente di confraternite religiose che assumono direttamente il lavoratore domestico attraverso il CCNL.

In Trentino-Alto Adige nel 2020 si contano 12.497 datori di lavoro domestico (56% donne), con un aumento del 7,5% rispetto all’anno precedente. Sono invece 5.756 i rapporti in cui il lavoratore (95,6% donne) è convivente con il datore di lavoro, con un aumento dell’1,3% rispetto al 2019.

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Pubblicato il: Martedì, 26 Ottobre 2021

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