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"Mio dolce paese, dove sei?"

28/12/2015

L'apertura della mostra è stata prorogata a Trento fino al 29 febbraio 2016

Il Museo Diocesano Tridentino ha deciso di prorogare fino al 29 febbraio 2016 l'apertura della mostra "Mio dolce paese, dove sei? Identità perdute da Rouault ai contemporanei". Si tratta dell’esposizione che il Museo ha organizzato a Trento in occasione delle celebrazioni del Centenario della Grande Guerra. Allestita nelle sale del piano terra, la mostra espone per la prima volta nel capoluogo trentino il celebre Miserere di Georges Rouault (Parigi, 1871 - 1958). Il ciclo, composto da 58 incisioni, concepito negli anni della Prima Guerra Mondiale, ripreso tra il 1922 e il 1927 e pubblicato solo nel 1948, pone al centro l'uomo calpestato, offeso, discriminato; Rouault condanna la miseria, la sofferenza, la guerra, che mostrano l’essere umano in tutta la sua fragilità e impotenza.
Il ciclo viene messo in dialogo con immagini fotografiche scattate al termine del primo conflitto mondiale per documentare i danni arrecati ai luoghi di culto del Trentino-Alto Adige. Le foto raccontano, al contempo, la grande desolazione di quei territori profondamente feriti dalla guerra. Gli stessi ai quali faranno ritorno i molti abitanti delle valli del Trentino, fatti sfollare nel maggio 1915, dopo lo scoppio della guerra.
A differenza dei tanti profughi dei nostri giorni, costoro ebbero la possibilità di tornare nei loro paesi d'origine. Un destino negato a quanti oggi, fuggendo da luoghi di guerra, di discriminazione e violenza, ancora una volta si chiedono "Mio dolce paese, dove sei?". Questo è il titolo della mostra, desunto dalla tavola XLIV del Miserere: Mon doux pays, où êtes-vous? (Mio dolce paese, dove sei?). Una domanda che racchiude tutto lo smarrimento, il senso di perdita e di vuoto di chi assiste impotente alla distruzione che ogni guerra porta con sé.
Una domanda che si pone il profugo ritratto da Alfredo Jaar in Walking che percorre scalzo una striscia d’asfalto portando con sé, stretto in un fagotto, quel poco che ancora gli appartiene. O i disperati di Calais, punto strategico di passaggio verso l’Inghilterra, che si nascondono in capanne fatte con pezzi di teloni, coperte o cartoni. Le vediamo, dissimulate tra le macchie boschive, negli scatti di Jean Revillard.
Le foto del reporter Ugo Panella raccontano i luoghi di guerra dai quali si fugge; o il tragico destino dei bambini soldato; ma anche la speranza di una madre che stringe il proprio bambino, guardando dalla finestra di un minareto una città. Le storiche immagini di Robert Capa e Valentino Petrella infine raccordano la Grande Guerra ai conflitti del nostro tempo.
In mostra sono presenti inoltre sculture di Simone Turra, artista trentino che dà vita a figure arcaiche, quasi mitiche, che sembrano ancora fuse alla natura; in dialogo con quelle di Rouault, queste figure raccontano la dimensione tragica del dolore, i silenzi e gli abbandoni che accompagnano il vivere umano.

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Pubblicato il: Lunedì, 21 Settembre 2015 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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