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Lavoro, crisi e nuovi italiani

28/11/2014

Dal 2007 al 2013 l’occupazione degli stranieri è aumentata di 853mila unità

Dal 2007 (anno di massima crescita dell’occupazione) al 2013 l’occupazione dei cittadini di origine straniera in Italia è aumentata di 853mila unità. L’incidenza degli stranieri sul mercato del lavoro italiano ha toccato nel 2013 quota 10,5% del totale degli occupati e a livello settoriale l'incidenza è stata del 19,7% nelle costruzioni, del 10,7% nei servizi e del 13% in agricoltura. La presenza più alta di lavoratori di origine immigrata si è registrata nell’ambito del lavoro domestico, dove l’80% del totale della forza lavoro occupata è immigrata e si rileva una crescita dell’occupazione dei lavoratori non comunitari pari al 43,8% su base annua.
I dati emergono dal quarto Rapporto sugli immigrati nel mercato del lavoro in Italia promosso dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Secondo lo studio, il lavoro manuale non qualificato costituisce la forma principale di inquadramento professionale della forza lavoro straniera. Inoltre, a parità di livello di istruzione “alto”, la quota di lavoratori stranieri impiegati con mansioni di basso livello è pari al 22,6% del totale, a fronte dello 0,4% degli italiani; italiani che per l’83,4% svolgono la funzione di dirigenti, professioni intellettuali e tecniche contro il 34,9% degli stranieri laureati.
Più rilevante è stato l’impatto della crisi economica nel periodo 2007-2013 sull’occupazione dei giovani italiani sotto i 30 anni, che è calata drasticamente (-1,162 milioni di occupati) a fronte di una crescita dei giovani stranieri occupati (+63mila circa).
“Il fabbisogno di manodopera a basso costo – si spiega nel rapporto – la necessità di reperire personale per lo svolgimento di mansioni cosiddette di 'cura' in settori che tradizionalmente hanno andamenti asimmetrici rispetto al ciclo economico e che risultano essenziali pena l’implosione del welfare italiano, fondato sulla famiglia piuttosto che sui servizi pubblici, nel complesso garantiscono una più ampia appetibilità della forza lavoro immigrata e dunque, in caso di perdita dell’occupazione, maggiore rapidità nel rientrare nel mercato”.
Nonostante ciò – si evidenzia nello studio – con il perdurare della crisi economica si registrano nel 2013 circa 500mila cittadini stranieri in cerca di occupazione, platea che proprio nell’ultimo anno è aumentata di 100mila unità. Il relativo tasso di disoccupazione ha raggiunto quota 17,3%, sopravanzando quello degli italiani di circa 6 punti. La popolazione straniera inattiva ha conosciuto una crescita di circa 77mila unità su base annua e ha raggiunto 1,275 milioni di persone nel 2013. La crescita di tale popolazione ha interessato soprattutto la componente non UE (+52mila) ed è dovuta al fenomeno dei ricongiungimenti familiari, all’aumento del numero di stranieri di seconda generazione ed alle quote di ingresso non programmate di popolazione straniera non comunitaria, come i richiedenti protezione internazionale.

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Pubblicato il: Venerdì, 28 Novembre 2014 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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