20/10/2025
Ricerca di Assindatcolf in collaborazione con la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro
20/10/2025
Ricerca di Assindatcolf in collaborazione con la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro
Hanno più di cinquant’anni, sono in gran parte soddisfatti del lavoro che svolgono ma non smettono di guardare altrove: solo il 38,6% dei collaboratori domestici vorrebbe, infatti, mantenere l’occupazione attuale; il 61,4% punta invece a un cambiamento nei prossimi cinque anni. Sono fra i principali risultati che emergono dal 4° Paper del Rapporto 2025 Family (Net) Work, intitolato “Il lavoro domestico: tendenze, valutazioni e prospettive”, presentato a metà ottobre a Roma da Assindatcolf in collaborazione con la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.
In Italia il lavoro domestico, secondo Assindatcolf, conta 1 milione 229 mila lavoratori – tra regolari e non – per un valore economico generato di circa 17 miliardi di euro, pari a quasi l’1% del Pil nazionale nel 2024. Secondo l’Inps, dal 2019 al 2024 si sono persi 47 mila lavoratori, 23 mila solo nel 2024.
L’identikit del lavoratore domestico
La survey promossa dal Family (Net) Work su un campione di 421 collaboratori domestici – che in estate hanno compilato un questionario – restituisce un quadro articolato del settore. Il settore badanti – afferma Assindatcolf – è la categoria più strutturata e fedele: il 75% lavora per una sola famiglia, spesso in convivenza (45,2%). Ciò implica un impegno lavorativo più rilevante (il 44% più di 40 ore settimanali). Secondo Assindatcolf, chi lavora come badante si sente appagato: il 47,6% si dichiara molto soddisfatto del proprio lavoro, in particolare grazie al rapporto che si instaura con la famiglia e per il fatto di prendersi cura di una persona che ha bisogno. Anche la condizione contrattuale è valutata positivamente: il 33,8% è molto soddisfatto, il 43,4% abbastanza, ma il 58,9% esprime di voler cambiare condizione entro il 2030. Tra i principali aspetti di insoddisfazione, per il 40,3% c’è la retribuzione e per il 32,3% la mancanza di tempo libero.
Quanto al settore babysitter – che costituisce circa il 20% della forza lavoro domestica – nel 61,3% dei casi c'è un solo committente, con un impegno inferiore alle 30 ore settimanali nel 60,6% dei casi. Il 46,8% si dice molto soddisfatto del proprio lavoro, ma solo il 19,4% afferma altrettanto riguardo alla propria condizione contrattuale. Le retribuzioni (58,6%) e la scarsa tutela contrattuale (31%) sono le principali criticità. Guardando al futuro, il 63,9% prevede di cambiare condizione lavorativa.
Tra le colf, solo il 42,8% lavora per una sola famiglia, mentre il 57,2% è impegnato con più datori di lavoro. Solo il 27,5% si dichiara molto soddisfatto del proprio lavoro e il 15,2% della condizione contrattuale. Retribuzioni (40,7%) e fatica (27,6%) restano le principali criticità. Il 62,8% guarda ad un cambiamento nel prossimo quinquennio.
Dinamiche contrattuali: attivazioni, cessazioni e profili più richiesti
Il paper analizza i trend che derivano da una fornitura personalizzata di dati di archivio Inps, che consente di leggere in chiave dinamica il mercato del lavoro domestico, ovvero in termini di attivazioni e cessazioni. Nel 2024 si sono registrate 383.425 nuove attivazioni a fronte di 382.611 cessazioni, con un saldo lievemente positivo (+814), dopo tre anni di flessione. Le badanti confermano il loro nuovo primato: quasi due terzi (64,3%) dei nuovi contratti riguarda questa figura (erano il 53,4% nel 2015). Al contrario, i contratti per colf e altri collaboratori si sono ridotti di oltre il 20%, mentre la durata media dei contratti è pari a 741 giornate (poco più di due anni), ma con grandi differenze tra figure: 449 giorni per le badanti e 1.238 per le colf.