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“International Migration Outlook 2017”

04/07/2017

La pubblicazione analizza i recenti sviluppi migratori e l'impatto che le migrazioni per motivi umanitari hanno nei Paesi OCSE

Secondo i dati preliminari del 2016, i flussi di migrazione permanente nell’area dell’OCSE sono aumentati per il terzo anno consecutivo. Nel 2016, circa cinque milioni di persone sono emigrate permanentemente nei Paesi dell’OCSE, un livello superiore al precedente picco d’immigrazione osservato nel 2007 prima della crisi economica. La migrazione per motivi umanitari è stata il principale fattore di questo aumento dei flussi migratori, che ha visto l’arrivo di 1,5 milioni di persone nei paesi OCSE tra gennaio 2015 e dicembre 2016.
Nel 2015, la migrazione per il ricongiungimento familiare e la libera circolazione all’interno dell’Unione europea hanno rappresentato ciascuna circa un terzo di tutta la migrazione permanente verso l’area dell’OCSE. Nel 2015, oltre 1,5 milioni di permessi di soggiorno per studio sono stati rilasciati a studenti universitari nell’area dell’OCSE. Sempre nel 2015, i cinque principali Paesi di origine sono stati la Cina, la Siria, la Romania, la Polonia e l’India. Tra i nuovi migranti verso i Paesi dell’OCSE, il 29% proveniva da un altro Paese dell’OCSE.
I dati emergono dalla pubblicazione “International Migration Outlook 2017”, ovvero “Prospettive delle migrazioni internazionali 2017”, giunta alla sua 41° edizione. Lo studio analizza i recenti sviluppi migratori e l'impatto che le migrazioni per motivi umanitari hanno nei Paesi OCSE.
Il rapporto evidenzia che nell’area dell’OCSE è aumentata la migrazione temporanea. Nel 2015, la mobilità internazionale all’interno delle imprese è aumentata di oltre il 10% e il distacco di lavoratori all’interno dell’Unione europea è aumentato del 3%. L’assunzione internazionale di lavoratori stagionali è aumentata in molti Paesi, soprattutto in Polonia.
Nel 2016, come nel 2015, i Paesi dell’OCSE hanno registrato più di 1,6 milioni di nuove domande di asilo, delle quali circa tre quarti sono state registrate in Paesi europei membri dell’OCSE. Nel 2016 la Germania ha ricevuto 720.000 formali domande di asilo registrando, tra tutti i Paesi OCSE, il più alto numero di domande rispetto alla popolazione (0,9%). Oltre il 20% delle domande di asilo sono state avanzate da Siriani, il 13% da Afgani.
Nel 2016, i tassi di occupazione della popolazione migrante nell’area dell’OCSE sono rimasti relativamente stabili al 67,4%, con un incremento di un punto percentuale rispetto all’anno precedente.
Nella sintesi in italiano della pubblicazione si legge che “in una situazione di crisi dei rifugiati, sono stati compiuti molti sforzi per elaborare politiche intese a facilitare l’integrazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo che sono arrivati di recente nel mercato del lavoro. Molti Paesi dell’OCSE hanno diversificato le loro offerte d’integrazione per proporre disposizioni fatte su misura e per allinearle ai fabbisogni del mercato del lavoro. Allo stesso tempo, è stata posta enfasi sull’importanza degli interventi rapidi, come le valutazioni iniziali delle competenze e l’accelerazione del processo d’integrazione, prevedendo altresì di diminuire la durata dei programmi. In molti Paesi la partecipazione a programmi d’integrazione è diventata obbligatoria”.

L’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, raccoglie oggi 34 Paesi membri: Australia, Austria, Belgio, Canada, Cile, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Islanda, Israele, Italia, Lussemburgo, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Repubblica di Corea, Repubblica Slovacca, Slovenia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria), tra i quali Cile, Estonia, Israele e Slovenia di più recente adesione (tra maggio e dicembre 2010). Nel 2015, la popolazione straniera nei Paesi dell’OCSE si attestava a 124 milioni di persone.

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Pubblicato il: Mercoledì, 05 Luglio 2017 - Ultima modifica: Mercoledì, 27 Giugno 2018

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